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“Ho denunciato lo stupro subito a 12 anni ispirata da Cecchettin”: pm indaga sulla storia della consigliera Ghio

La procura di Genova ha aperto un fascicolo per violenza sessuale aggravata su minore, dopo che la consigliera comunale Francesca Ghio ha condiviso in Aula la sua vicenda: “La voglia di reagire me l’ha data Giulia e tutto quello che la famiglia Cecchettin ha fatto”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Francesca Ghio, la consigliera comunale della lista Rossoverde, che ieri ha denunciato nell'Aula del consiglio comunale di Genova le violenze sessuali subite da giovanissima, a 12 anni, da parte di un ragazzo di cui si fidava, ha spiegato le motivazioni che l'hanno spinta a condividere la sua esperienza. La forza di tirare fuori tutto il male subito è arrivata dal femminicidio di Giulia Cecchettin.

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La procura ha aperto un fascicolo giudiziario per violenza sessuale aggravata

Sulla base del suo racconto intanto la procura Genova ha aperto un fascicolo per violenza sessuale aggravata su minore. La donna ha denunciato di avere subito abusi all'età di 12 anni. "Vivevo nel cuore della Genova bene, quando sono stata violentata fisicamente e psicologicamente tra le mura di casa mia", sono state le sue parole nell'aula del consiglio. Il fascicolo è a carico di ignoti e affidato al procuratore aggiunto Vittorio Ranieri Miniati che coordina il pool Fasce deboli.

La procura cercherà di capire se vi siano ancora i margini di tempo per risalire al colpevole dello stupro. Ghio ieri ha detto che l'uomo è un dirigente di una piccola azienda, appartenente alla Genova ‘bene', di Castelletto, uno dei quartieri più esclusivi della città. Le informazioni sulla sua identità le darà agli inquirenti, visto che la donna sarà sentita in procura, già nelle prossime ore.

Il reato di violenza sessuale nei confronti di minorenni si prescrive dopo 24 anni, quindi essendo passati meno di vent'anni dai fatti raccontati da Ghio potrebbero esserci i margini per indagare il responsabile. I fatti denunciati ieri in Aula risalgono al 2006. La norma che allunga la prescrizione a 24 anni, così come quella che sospende la prescrizione fino al compimento del diciottesimo anno di età della vittima, è stata però introdotta con la legge 172 del 2012 e non è retroattiva. Gli inquirenti però cercheranno di capire se il fascicolo giudiziario potrà essere comunque portato avanti, magari cercando di ottenere elementi che possano fare risalire a eventuali altre vittime.

Perché Ghio ha scelto di raccontare la sua storia

"La mia è stata una denuncia per far sì che tutti potessero guardare la violenza negli occhi in quell'aula che è troppo spesso lontana dalla realtà, mostrandosi inadeguata a dare quelle risposte che devono arrivare dalle istituzioni", ha detto all'Ansa. La sua testimonianza arriva a pochi giorni da quella fatta da un'altra consigliera, in quel caso della Regione Veneto. La tragica storia che è stata raccontata in Aula tra le lacrime era quella di Silvia Cestaro, consigliera leghista.
"Una parte di me era morta tanti anni fa – ha detto Ghio – la nuova voce che ieri ho trovato il coraggio di usare mi sta dando tanta forza. Ed è anche bello pensare che questa voglia di reagire me l'abbia data Giulia e tutto quello che la famiglia Cecchettin ha fatto".

"Se le donne non denunciano e se io non l'ho fatto 20 anni fa è perché non avevo gli strumenti per capire come potermi ribellare a quella violenza", ha spiegato. "I messaggi più belli sono stati quelli delle persone che mi hanno ringraziato di aver parlato anche a nome loro. Sono fiera di aver rappresentato queste persone che non hanno la mia visibilità. I mostri sono figli sani di un sistema malato, quello del patriarcato. Ho usato il mio corpo, la mia voce, la mia storia come gesto politico. Finché non accetteremo che il problema esiste, non potremo usare gli strumenti giusto per affrontarlo. Finiremo con il ritrovarci tra un anno a un nuovo 25 novembre con una nuova lista di femminicidi e di violenze, è ora di dire basta".

"Sui giornali oggi ho letto frasi di stima e di incoraggiamento da parte del sindaco Marco Bucci, che non me le ha rivolte direttamente, e sarebbe stato meglio. Ma mi chiedo dopo la campagna promozionale #IoNo dove il singolo viene deresponsabilizzato, perché non si chieda invece di investire in campagne diverse che diano ai giovani gli strumenti per rispondere alla violenza. Bisogna smetterla di restare incastrati nella retorica della celebrazione del 25 novembre o dell'8 marzo ma comprendere i bisogni veri, come gli studenti e le studentesse che nell'università hanno chiesto di avere degli sportelli di ascolto". La consigliera si riferiva alla campagna di sensibilizzazione lanciata per la Giornata nazionale contro la violenza sulle donne dalla Regione Liguria, che ha chiamato personaggi noti, maschi, a testimoniare il propri no contro la violenza di genere mettendoci la faccia.

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