Hitler, Mussolini, cuori neri e l’ossessione per i giornalisti: dentro le chat di Gioventù Nazionale
Parlano di attacchi ai collettivi di sinistra, pianificano striscioni con slogan estremisti, si inviano meme su nazismo e fascismo, e vedono i giornalisti come una minaccia da ostacolare. Sono i militanti di Gioventù nazionale Pinciano, uno dei circoli più grandi a Roma tra i giovani di Fratelli d’Italia, che mentre in pubblico vestono i panni dei moderati, nel privato, nella loro chat di gruppo su Whatsapp, si sentono liberi di esprimere la loro visione del mondo.
Nel corso dell’inchiesta Gioventù Meloniana, una giornalista di Backstair, l’unità investigativa di Fanpage.it, si è infiltrata tra i giovani militanti del primo partito italiano e ha documentato cosa avviene negli ambienti di quella che è destinata ad essere la classe dirigente della destra di domani. La parte più privata dell’essere militante di Gioventù nazionale viene fuori nella chat politica ufficiale del circolo, in cui i membri non si scambiano solo informazioni pratiche e organizzative sugli incontri istituzionali del partito, ma si abbandonano anche a commenti che rispecchiano l’anima nera repressa in pubblico.
Il giornalismo come una minaccia
Tra le centinaia di messaggi inviati dai militanti del circolo di Roma nord ci sono diversi temi ricorrenti. Uno di questi è l’ossessione per i giornalisti e la preoccupazione che questi possano raccontare gli aspetti più segreti del gruppo, che si discostino dalla versione ufficiale di operoso motore del partito. Tra le tante testate, Fanpage.it si è guadagnata negli anni un posto d’onore nei pensieri dei militanti di Fratelli d’Italia, tormentati dall’idea di poter essere scoperti a fare un passo falso tradendo le rigide direttive sulla moderazione ricevute dal partito. In particolare a scatenare l’astio di questo circolo di giovani militanti è la pubblicazione nello scorso gennaio di un servizio che li ritrae impegnati nel rituale del presente in ricordo delle vittime di Acca Larentia, che loro pensavano fosse avvenuto lontano da occhi indiscreti.
Così nella chat di gruppo ci si scambia link a servizi girati dai giornalisti di Fanpage.it e subito si freme: “Ovviamente Fanpage”. C'è un po' di apprensione: “Ho avuto paura perché pensavo fosse un video di noi a piazza Jan Palach”. Il 19 gennaio 2024, in occasione dell’anniversario della morte del patriota cecoslovacco simbolo della resistenza antisovietica, i giovani militanti si sono riuniti in questa piazza per commemorarlo. Ovviamente, in piazza Jan Palach Fanpage.it era presente e l’infiltrata ha potuto immortalare quello che succedeva: dopo una digressione sulla vita del giovane, i responsabili di Gioventù nazionale hanno dato istruzioni ai militanti presenti su come “inquadrarsi”, ovvero su come disporsi in maniera militare per il rito della commemorazione del martire della destra.
In un altro momento, un membro del coordinamento romano di Fratelli d’Italia nel circolo, riguardo un aspetto della gestione economica scrive: “Non avevamo deciso di mettere tutto a reddito?”, “Sì. Ne parliamo in privato, qua non possiamo”, rispondono, “sennò mandano a Fanpage”. “Dobbiamo chiedere l'emocromo a tutti”, ribatte, riferendosi alla necessità di dover essere sicuri della fedeltà dei membri della chat, perché nessuna informazione possa finire in mano alla stampa.
Le minacce agli avversari
Chi non si conforma al pensiero di questo gruppo è oggetto di insulti. A proposito di una manifestazione pro Palestina, una militante descrive i manifestanti come “zecche luride”. “Quando vuole ci aspetta a piazza Trento", scrive minaccioso un militante di Gioventù nazionale in risposta alla provocazione di uno studente di un collettivo di sinistra. A proposito di un’altra vicenda politica un militante propone di “farci a botte con questi”, e un’altra risponde: "In caso li andiamo a menare stai sereno”. E ancora: “L’unica cosa buona che hanno fatto quelli di gp (Generazione Popolare, un movimento politico giovanile di estrema destra, ndr) è stato minacciarli di prenderli a cinghiate”. “Però una bella lezioncina non sarebbe male”, aggiunge, e un altro militante chiosa: “Una cosa del genere non si dice, si fa”.
Cuori neri
Nel giorno del ricordo delle vittime delle foibe, arriva il plauso ai ragazzi di Azione studentesca – il movimento studentesco di Fdi di cui molti di loro fanno parte – per uno striscione affisso fuori al liceo Giulio Cesare, storicamente posizionato a destra nell'immaginario collettivo romano e frequentato da diversi militanti del circolo Pinciano. “A lezione oggi si spiega che il ricordo non si nega”, si legge sullo striscione. La foto è accompagnata da un commento: “Bravi ragazzi!” e cinque cuori neri. Si arrabbiano nella chat quando il giorno dopo trovano lo striscione capovolto e a pezzi. “Pezzi di merda”, commenta uno dei membri, riferendosi agli “amichetti dei collettivi” accusati del gesto. Elaborando una vendetta, spuntano diverse proposte: “Io lo riattaccherei con scritto conigli”, dice un militante; mentre un altro risponde: “Oppure meglio fascio che zecca”. A questo punto i giovani di Fratelli d'Italia discutono su come firmare la possibile risposta: “le camice nere”, “camerata” sono due delle soluzioni suggerite. Poi però una militante chiede di firmarlo con uno pseudonimo perché “sennò poi arriva Fanpage”.
Il femminismo come insulto
I militanti di Gioventù nazionale Pinciano hanno un problema con il femminismo e lo dicono con chiarezza: “Se non mi trovate amici uomini da inserire divento femminista ve lo dico”. Quando a scuola viene affisso uno striscione contro la violenza di genere, dopo il femminicidio di Giulia Cecchettin, i ragazzi se la prendono con la schwa: “Che poi perché se sono donne devono mettere quel geroglifico?”, scrive una responsabile. “Prendi questa bomboletta, chiudiamo un cerchio”, suggerisce a un altro militante, chiedendogli quindi di restituire al “geroglifico” la forma di una lettera dell’alfabeto.
“Bene, ma non Benito”
La chat è piena di riferimenti espliciti a fascismo e nazismo. I giovani militanti non mancano di esprimersi con meme, gif e sticker di Benito Mussolini e Adolf Hitler. E così una militante invia un adesivo del Duce che forma un cuore con le mani e un'altra le risponde: “Avevo la versione di Adolfo (Hitler, ndr) ma non questa grazie”. E ancora: un meme di Adolf Hitler con la scritta “non gasarti troppo”, che in risposta riceve un altro sticker del Führer con il braccio teso, che recita: “Stai calmo”. Poi ancora il volto del Duce con la didascalia: “Bene, ma non Benito”. In un’altra occasione spunta ancora Hitler con il braccio alzato e un monito: “Ti mollo un ceffone”. Non mancano croci celtiche, motti fascisti come “o con noi o contro di noi” e allusioni al Ventennio. Gli auguri di Pasqua nel gruppo si scambiano tra colombe, cuori neri e riferimenti al regime. Un veterano del gruppo e collante tra il partito nazionale e i giovani, invia ai membri della chat degli auguri speciali, l’immagine di una cartolina d’epoca fascista con raffigurati un uovo di pasqua e due bambini vestiti da balilla: “Auguri di buona Pasqua piccoli balilla”.
La disegnatrice di svastiche
Nel gruppo i giovani militanti si sentono al sicuro da occhi indiscreti e finalmente liberi di dichiararsi fascisti. Rispondono alle accuse mosse sui social da gruppi di studenti di sinistra e affermano: “Oggi vi sentite più neo-fascisti o più post-fascisti?”. E la risposta pronta di un militante è: “Mi stai discriminando? E se mi identificassi come un semplice fascistello?”. E ancora, nel dare il benvenuto a una nuova arrivata, si scrive: “È conosciuta per disegnare svastiche!”. “Mica siamo dei piccoli nazisti dell’Illinois”, scrive uno dei responsabili del movimento, “Ah no?”, interviene una militante, “forse”, risponde lui. La foto di Giorgia Meloni a bordo di un mezzo militare lo scorso 3 maggio per la festa dell’esercito suscita un certo interesse nel gruppo: “Una posizione che ricorda qualcuno”, si scrive, alludendo alle ben note immagini di Mussolini. “Non ho capito: è stato già consegnato qualcosa, agli ambasciatori di Francia e Inghilterra?”, commenta un altro militante, riferendosi a quando nel 1940 il ministro degli Esteri fascista Galeazzo Ciano convocava a Palazzo Chigi gli ambasciatori francese e inglese e consegnava a entrambi la dichiarazione di guerra. “Pare. Diceva cose strane tipo vincere e vinceremo”, è la conclusione.
a cura di Cristiana Mastronicola e Luigi Scarano