Perché siamo diventati insensibili anche alle lacrime?
Selena Gomez in lacrime davanti alle immagini dei migranti messicani rimpatriati in catene dall'amministrazione Trump. Il video ieri ha fatto il giro del mondo, solidarietà ma soprattutto attacchi violentissimi alla cantante sotto ogni articolo, sotto ogni testata giornalistica anche straniera.
Hey billionaire, you cry and I laugh
Stai fingendo, bitch! Smile togheter!
Non hai pianto per i bambini palestinesi
Io godooo!
They are illegal immigrants and by by!
Selena Gomez ha origine messicana, e ha raccontato più volte la storia della sua famiglia, ricordando come alcuni dei suoi parenti come la zia e i nonni abbiano oltrepassato il confine tra Messico e Stati Uniti nascosti nel retro di un camion, cioè in maniera illegale, l'unica per ottenere un futuro migliore. Altrimenti nessuno si barricherebbe nel retro di un camion, rischiando di morire soffocato. Riscatto, si chiamava prima di questo tempo d'odio.
Oggi neanche le lacrime generano un sentimento umano.
Quando è avvenuto il tipping point, il punto di svolta? Credo non ce ne sia stato soltanto uno. Abbiamo iniziato a dimenticare il sentimento dell'empatia attraverso la ricezione di promesse egoiste. Abbiamo iniziato credendo alle scelte politiche più insensate. Per molti è stato comodo credere alle contraddizioni, è stata una cessione con agio, quando queste promesse solleticavano la rabbia e davano un motivo facile per vivere, per sentirsi qualcuno: odiare. A queste promesse è stato creduto con facilità, l'individuazione di un nemico comune ha sempre funzionato abbastanza bene nella Storia. L'odio verso l'esterno accomuna e fa sentire forti i deboli perché è un sentimento potente, viscerale. Il senso di comunità sociale si è così sgretolato, piano piano e poi sempre più velocemente, e oggi sono rimasti i cocci. Colpa dei social, per molti. Io credo che i social abbiano soltanto fatto da specchio, agito da riflettente, ma non lo abbiano creato tutto questo odio, anche se gli hanno dato una piattaforma. Il disagio però è più profondo.
I segnali oggi raccontano tutti la stessa storia: peggiorerà. Il fondo viene scavato ogni giorno. Le maggioranze non più silenziose sentono di non avere più motivi per accogliere, o per condividere il pane con coloro con cui non hanno nessun legame di sangue. Vi è un ritorno alla famiglia come nucleo escludente, non come cellula della comunità.
Vedere file di incatenati strappati alla propria vita decennale oggi in molti fa sortire un solo pensiero: se la sono cercata. Alcuni, al massimo, raccontano a loro stessi che si trattava di criminali, che quelli rimpatriati "se la sono cercata", giustifcano il loro odio così. "Criminali" vengono chiamate persone alla cui maggioranza mancava soltanto un visto, un timbro, un passaporto aggiornato. Proprio un gran crimine, come no.
Oggi si pensa alla "propria roba", come se i possedimenti avessero più valore "dell'altro". Come se fosse davvero "roba propria", come se non morissimo a mani aperte e come se fossimo ancora al momento dell'entrata nella vita, a pugni chiusi e strillando. Non siamo più bambini, però molti sono rimasti infanti dei sentimenti, non li hanno cresciuti e non si spiegano oggi come sia possibile affrontare i problemi in un modo diverso dalla pratica dell'esclusione. Come se poi questa pratica nella Storia avesse portato buoni frutti, come se avesse mai funzionato. Ma l'odio atrofizza l'empatia e il tempo scarseggia, non ce n'è a sufficienza per fare ragionamenti.
Insomma: oggi se non odi sei buonista, non credibile, falso, nascondi qualcosa oppure agisci sicuramente per interesse, tornaconto, profitto.
Tutti odiano, perché tu non dovresti farlo? Cosa ci vuoi nascondere, forse ti credi migliore di noi?
Odiare è diventato un sentimento maggioritario, ormai basta una scusa qualsiasi. Una protesta in strada, degli studenti che chiedono la pace fuori da un istituto scolastico, una casa occupata per disperazione. E si odia quasi sempre quello che nella scala sociale sta sotto, perché anche nella scala dell'odio gli usurpati vengono prima degli usurpatori, perché dei primi non si sa proprio cosa farsene, mentre l'amicizia dei secondi potrebbero sempre farci comodo.
Quand'è che abbiamo smesso di empatizzare con le altre persone? Quand'è che un pezzo rilevante dell'umanità ha iniziato a provare piacere, di fronte al dolore degli altri? Prima si chiamava sadismo ed era una caratteristica minoritaria, oggi veleggia dalle parti della maggioranza, soprattutto quando può essere manifestato dietro uno schermo, ormai anche con il proprio nome e cognome, siamo arrivati all'odio rivendicato, compiaciuto. L'odio che neanche si vergogna più di se stesso.
Da una parte la soddisfazione per le sofferenze degli altri, come se queste potessero toglierci dalla miseria quotidiana, e dall'altro l'odio per chi sente ancora di appartenere all'unica razza esistente: quella umana.
La violenza oggi è diventata lecita. E se non godi della sofferenza altrui allora stai fingendo, per molti non è concepibile sentire dolore quando anche gli altri provano patimento.
E così gli schermi dei computer sono diventati l'ultimo riparo dei vigliacchi, i cecchini della parola, coloro che scelgono di sottrarre la cortesia dai discorsi, spogliare i contenuti dalla gentilezza, privarli del rispetto. E poi quello che rimane viene vomitato fuori.
Selena Gomez è stata accusata di non piangere davvero, nonostante le lacrime.
Oppure è stata accusata di piangere, sì, ma di farlo soltanto di fronte alla telecamera. Ma immaginatevi se l'avesse soltanto raccontato, o scritto, chi le avrebbe mai creduto? Allora sì che sarebbe stata accusata di ipocrisia e falsità, di essersi inventata tutto.
Oppure è stata accusata di non accogliere i migranti messicani a casa sua, come se a un problema collettivo potesse esserci una soluzione individuale, o come se fosse legale, possibile, accogliere davvero qualcuno che il Governo del tuo Paese lo sta rimpatriando forzatamente.
Oppure, ancora, è stata accusata di non aver pianto allo stesso modo per i bambini palestinesi, come se questo rendesse false le sue lacrime oggi di fronte alle foto diffuse dalla Casa Bianca in cui centinaia di persone messicane in catene venivano riportate da dove avevano provato a fuggire per crearsi una vita migliore.
Quando torneremo a capire che le lacrime sono il segno di un cuore che ha sentito troppo, e che chi scappa deve essere accolto?