Se sei nato maschio, hai convissuto con un privilegio a cui forse non hai mai pensato. Ha ragione Elena Cecchettin quando dice "gli uomini devono fare mea culpa", eppure le sentite le grida? Gli strali dei masculi offesi? Li avete letti i commenti, migliaia, degli omini scalfiti nel loro orgoglio?
"Ma io non ho fatto niente, di cosa dovrei chiedere scusa?"
"Io delle donne ho sempre avuto rispetto"
"Io non toccherei una donna neanche con un fiore"
Eppure è tanto chiaro: per gli uomini non si tratta di odiare se stessi oppure odiare il genere maschile, nessuno ci odia, anche se ogni tanto ce lo meriteremmo. Si tratta di prendere consapevolezza che abbiamo avuto dei vantaggi in partenza e li abbiamo ancora oggi. E perciò se noi come genere maschile siamo stati avvantaggiati, significa che al genere femminile sono state tolte delle possiblità.
"Fate di tutta l'erba un fascio!"
"Guarda che io ad esempio ho avuto una ragazza che mi trattava malissimo"
"Essere gelosi significa tenere alla tua donna!"
Lo sentite l'odore? E' tutto testosterone e giustificazioni.
E il rumore lo ascoltate? Sono le dita sul vetro di chi attacca Elena Cecchettin perché non corrisponde al ruolo della "sorella della vittima" che aveva in testa.
Non se l'aspettavano una che toglie la polvere dall'ipocrisia, pensavano che ci si sedesse sopra.
Si sono sentiti chiamati in causa, i fallocrati, e reagiscono attaccando. Come dei semidei caduti insultano Elena Cecchettin per come si veste ("satanista!"), per le sue parole ("bugiarda!") e per i suoi modi ("non è questo il modo!"). E cos'altro è, questa, se non la rappresentazione plastica del maschilismo?
E' il privilegio dell'essere maschio: a noi nessuno ci attaccherà per come ci vestiamo. Il nostro vestire non è mai entrato nel dibattito pubblico per definire la nostra personalità, a meno che qualcuno "non si vesta da donna" e allora è "froc*o".
Il nostro vestire non è mai stato giusto o sbagliato, non ha mai rappresentato la giustificazione pubblica di una violenza contro un uomo.
Io ho 45 anni. Se oggi mettessi i pantaloncini corti mi considererebbero uno sportivo, capace di resistere bene ai primi freddi di questo fine novembre. Quando metto la cravatta sono elegante, e quando indosso i jeans sono un uomo alla mano e intraprendente. Posso fare quello che voglio, vestirmi come mi aggrada, suscitando quasi sempre pensieri positivi.
Il privilegio dell'essere maschio è che posso essere attaccato per le mie parole, certo, ma raramente per i modi. Se un concetto lo dico in maniera calma, allora sono riflessivo e ponderato. Se lo dico in modo gentile, sto usando un'arte. Se affermo la stessa cosa in modo veemente, finanche arrabbiato, allora "si vede che ci tengo alle cose che dico".
Se sorrido sono educato e cordiale, non penseranno di me che sono un tipo facile; e se resto serio "ho cose importanti a cui pensare", e in nessun caso mi chiameranno fica di legno. Anche questo è privilegio maschile.
E' un privilegio quello che mi porto addosso. Pesa, ed è anche colpa mia. Ha ragione Elena Cecchettin quando dice "uomini, pensateci, c'è stato almeno un episodio in cui avete mancato di rispetto ad una donna in quanto donna". Elena Cecchettin ha ragione anche nel mio caso. Anche se non me ne ero accorto, anche se lei ha riso, anche se sembrava veramente divertente, oggi lo dico: era sessismo.
Quando Cecchettin parla di "commenti sessisti con i vostri amici", commenti a cui non vi siete ribellati, centra il punto. E' vero che talvolta anch'io ho ho lasciato fare, in diverse occasioni non mi sono reso sufficientemente ostile, e questa è una colpa perché così facendo ho preparato il terreno ad altri atteggiamenti come quelli a cui avevo assistito. Ho arato loro il terreno, con i miei silenzi. Non volevo "rovinare la serata a nessuno" e ho fatto male. Dovevo farla saltare in aria, quell'aria da cameratismo.
"Fatevi un esame di coscienza per il vostro privilegio maschile" è quello che sto provando a fare, Elena Cecchettin.
Eppure, anche in questo momento, continuo a leggere agenzie di stampa e commenti sui social di chi sceglie di tirarsi fuori ora e sempre, di chi pensa di non essere coinvolto, di chi crede di avercela fatta senza nessun aiuto. Allora ve lo dico da persona di sesso maschile: no, non c'è nessuna caccia al maschio, tranquilli. Non confondete i carnefici, se vi interessa davvero cambiare il sistema.
"E perché allora non parlate anche delle donne che picchiano i loro compagni?"
"Cosa c'è di male se i maschi fanno i supereroi e le femmine le principesse?"
"Ma perché se una donna viene picchiata dal compagno non se ne va? Non voglio dire che sia colpa sua, però…"
Invece di spendere il vostro tempo a dire quanto siete bravi, quanto voi rispettiate le donne e quanto perciò le donne siano ingiuste nel non riconoscervi i vostri meriti, trascorretene un po' pensando a quando questo non accade. E a quante volte, soltanto il nostro aspetto fisico da maschi, per cui non abbiamo fatto nessuno sforzo, pagato nessun pegno, per cui non ci sarebbe proprio niente di cui vantarsi, ci ha aperto delle porte che, se fossimo stati femmine, sarebbero state quasi tutte chiuse.