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Guerra in Ucraina

Guerra in Ucraina, un’aggressione assurda o un precedente?

Se la Russia di Putin, dopo settimane di logoramento, ha infine attaccato l’Ucraina con un’operazione militare su larga scala, è perché ha avuto dagli occidentali la prova di una grave asimmetria. Da una parte lo stesso Putin era disposto ad agire senza remore; dall’altra parte, invece, gli occidentali ammettevano apertamente di non essere disposti nemmeno a considerare l’opzione militare a difesa dell’Ucraina.
A cura di Redazione
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Di Gregorio de Falco

Noi Occidentali dovremmo accettare un dato di realtà: i rapporti tra gli Stati sono basati sui rapporti di forza, e quindi tra gli strumenti di diplomazia non può considerarsi anche la minaccia dell'uso della forza, non solo politica ed economica, ma anche militare.

Se la Russia di Putin, dopo settimane di logoramento, ha infine attaccato l'Ucraina con un'operazione militare su larga scala, è perché ha avuto dagli occidentali la prova di una grave asimmetria: infatti, da una parte lo stesso Putin era disposto ad agire senza remore; dall'altra parte, invece, gli occidentali (anche singolarmente), ammettevano apertamente di non essere disposti nemmeno a considerare l'opzione militare a difesa dell'Ucraina.

Noi, non solo non facciamo la guerra e lo ammettiamo, ma non la concepiamo più sebbene sia proprio sulla simmetria degli schieramenti che si è mantenuta la pace nel secolo scorso tra i blocchi contrapposti. I russi non solo considerano l'opzione militare, ma dimostrano anche di accettare il rischio di combattere una guerra di conquista sul territorio.

In effetti, a ben vedere, già con il riconoscimento delle auto proclamate repubbliche russofone, Putin aveva già ottenuto obiettivo dichiarato, quello cioè del riposizionamento strategico militare a tutela della sicurezza russa, il che svela che l'assurdità di quell'aggressione è solo apparente ed è legata ai rapporti con la Cina

Infatti, in questo scenario è molto significativa la reazione della diplomazia di Pechino, secondo la quale se da un lato bisogna rispettare l'integrità territoriale degli Stati, dall'altro bisognerebbe comprendere "le legittime preoccupazioni della Russia sulla sicurezza".

Questa linea appare unitaria e denota un'oggettiva concordanza, infatti, la Russia, potenza politico-militare, si fa tutore delle repubbliche russofone, mentre la Cina, gigante economico, con il concetto della "integrità degli Stati" sembra voler fare riferimento a Taiwan, territorio che intende a ricomprendere entro i propri confini. La legittimazione cinese dell'attacco russo, quindi si traduce in una preventiva legittimazione di un eventuale attacco cinese a Taiwan.

Russia e Cina, due dittature, si danno man forte l'un l'altra e le sanzioni finanziarie rischiano di essere non solo tardive rispetto all'invasione ma anche inefficaci grazie al supporto che può venire a Putin dalla Cina.

Ecco allora che aver privato la diplomazia dell'opzione militare significa oggi non lavorare per la pace ma concedere un vantaggio incolmabile a chi, invece, accetta quell'opzione come nel secolo scorso fecero Francia ed Inghilterra quando vollero credere che Hitler si sarebbe limitato ad annettere solo i territori da lui considerati "germanofoni".

Occorre abbandonare ogni incertezze e le sterili "preoccupazioni" dietro le quali si arroccano la politica italiana ed europea, poiché pacifismo non deve tradursi in una resa alla violenza, che è una complice omissione, ma deve essere declinato come aspirazione alla pace giusta, quindi occorre considerare tutte le opzioni a disposizione della diplomazia.

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