Guerra in Ucraina, Mattarella: “Il 25 aprile ci ricorda di non arrenderci alla prepotenza”
Dal 25 aprile arriva un appello di pace, non di resa. Il Presidente della Repubblica oggi è stato chiaro: la Festa della Liberazione non ha il significato di "arrendersi di fronte alla prepotenza". L'appello è piuttosto "a praticare il coraggio di una de-escalation della violenza, il coraggio di interrompere le ostilità e di ritirare le forze di invasione – ha detto Mattarella al Quirinale – Il coraggio di ricostruire". Poi ha sottolineato: "La straordinaria conquista della libertà, costata sacrifici e sangue ai popoli europei non può essere rimossa né cancellata. Sappiamo anche che la libertà non è acquisita una volta per sempre e che, per essa, occorre sapersi impegnare senza riserve. Vale ovunque. In Europa come in Italia".
Il capo dello Stato ha parlato a lungo del 25 aprile, con vari riferimenti alla guerra in Ucraina: "Un popolo in armi per affermare il proprio diritto alla pace dopo la guerra voluta dal regime fascista – ha ricordato Mattarella parlando della Liberazione dal nazifascismo – un'esperienza terribile che sembra dimenticata, in queste settimane, da chi manifesta disinteresse per le sorti e la libertà delle persone, accantonando valori comuni su cui si era faticosamente costruita, negli ultimi decenni, la convivenza pacifica tra i popoli". Il rifiuto dei totalitarismi, l'importanza della democrazia, la dignità umana, il rifiuto del razzismo e la fedeltà ai propri ideali "sono i valori che ci sono stati affidati dalla Liberazione – ha continuato Mattarella – e che avvertiamo di dover trasmettere ai nostri figli, ai nostri nipoti, ai giovani europei perché si scongiuri l'atrocità della guerra".
Poi Mattarella ha parlato direttamente della guerra in Ucraina: "In queste settimane abbiamo assistito a scene di violenza su civili, anziani donne e bambini, all'uso di armi che devastano senza discrimine, senza alcuna pietà – ha ricordato – L'attacco violento della Federazione Russa al popolo ucraino non ha giustificazione". E ancora: "La pretesa di dominare un altro popolo, di invadere uno Stato indipendente, ci riporta alle pagine più buie dell'imperialismo e del colonialismo". Poi ha dettato la linea all'Italia e all'Europa: "L'incendio appiccato alle regole della comunità internazionale è devastante e destinato a propagare i suoi effetti se non si riuscisse a fermarlo subito". E ha sottolineato: "La solidarietà, che va praticata nei confronti dell'Ucraina, deve essere ferma e coesa. È possibile che questo comporti alcuni sacrifici. Ma questi avrebbero portata di gran lunga inferiore rispetto a quelli che sarebbe inevitabile subire se quella deriva di aggressività bellica non venisse fermata subito".