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Guerra in Ucraina, cosa vuole fare il governo per evitare una nuova impennata di gas e luce

Il premier Draghi ha esposto alle Camere i piani d’emergenza del governo per affrontare la possibile crisi energetica che si può scatenare la guerra in Ucraina.
A cura di Giacomo Andreoli
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La guerra in Ucraina può significare una nuova imponente crisi energetica per l'Italia, dopo l'impennata dei prezzi in bolletta del 2021. Il nostro paese produce infatti il 60% dell’elettricità usando il gas, metà del quale arriva dalla Russia. Per questo il governo Draghi, come riferito dal presidente nell'informativa urgente alla Camera di stamattina, sta predisponendo dei piani d'emergenza. 

«Ci auguriamo– ha spiegato Draghi- che questi piani non siano necessari, ma non possiamo farci trovare impreparati». Le misure di emergenza prevedono maggiore flessibilità dei consumi di gas, sospensioni nel settore industriale e nuove regole sui consumi di gas nel settore termoelettrico.

Il primo obiettivo è aumentare le forniture alternative rispetto a Mosca. Per questo l'esecutivo si concentrerà sul gas naturale liquefatto importato da altre rotte, come gli Stati Uniti. Il presidente americano, Joe Biden, ha offerto la sua disponibilità all'Italia a garantire più rifornimenti. Ma la capacità di utilizzo italiana è limitata dal numero ridotto di rigassificatori in funzione.

L'esecutivo vuole lavorare per aumentare i flussi dai gasdotti non a pieno carico, come il Tap dall'Azerbaijan, il TransMed dall’Algeria e dalla Tunisia e il GreenStream dalla Libia. A quanto ha detto il premier, poi «potrebbe essere necessaria la riapertura delle centrali a carbone, per colmare eventuali mancanze nell’immediato». A questo si aggiungerà, se necessario, un ulteriore intervento per calmierare il prezzo delle bollette, agendo sugli oneri di sistema e l'Iva e aiutando in particolare le famiglie meno abbienti. Come accaduto nei mesi precedenti, insomma, di cui l'ultima volta una settimana fa.

Possibile crisi energetica, Draghi: "Per il futuro il gas resta essenziale"

Quanto alla strategia di lunga durata dell'esecutivo, secondo Draghi bisogna ripensare ai rischi geopolitici che pesano sulla nostra politica energetica, riducendo la vulnerabilità delle forniture.

Il gas, secondo il premier, «resta essenziale come combustibile di transizione» ed è per questo necessario «rafforzare il corridoio sud, migliorare la nostra capacità di rigassificazione e aumentare la produzione nazionale a scapito delle importazioni». Questo, è convinto l'esecutivo, potrebbe rendere il gas più gestibile e meno caro.

Tuttavia bisogna «procedere spediti nella direzione di un maggiore sviluppo delle fonti rinnovabili, anche e soprattutto con una maggiore semplificazione delle procedure per l’installazione degli impianti».

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