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Conflitto Israelo-Palestinese

Guerra in Medio Oriente, che cosa ha deciso il governo sui militari italiani in Libano

Dopo l’escalation del conflitto in Medio Oriente, si teme per la sicurezza dei connazionali in Libano e dei militari italiani impegnati nella missione Unifil. “Siamo pronti ad assumere ogni iniziativa”, ha dichiarato questa mattina il ministro degli Esteri Antonio Tajani.
A cura di Giulia Casula
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L'escalation in Medio Oriente preoccupa il governo italiano. Dopo il vertice d'urgenza convocato ieri sera da Giorgia Meloni a Palazzo Chigi, oggi il ministro degli Esteri Antonio Tajani  e quello della Difesa Guido Crosetto sono intervenuti in commissione Affari esteri per fare il punto sulla situazione in Libano e per chiarire come il governo intende agire per garantire la sicurezza degli oltre tremila italiani presenti sul territorio.

Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha invitato tutti gli attori in Medio Oriente a "evitare una ulteriore escalation. Esortiamo tutti a dar prova di moderazione", ha detto nel corso dell'audizione in commissione Affari esteri alla Camera. "Il governo italiano lavora per la pace", ha sottolineato.

All'indomani dell'attacco missilistico di Teheran contro Israele e dell'attentato terroristico a Jaffa, a sud di Tel Aviv, "c'è ancora la possibilità di scongiurare una guerra che coinvolga l'intero Medio Oriente. Facciamo appello alla responsabilità di tutti gli attori regionali", ha proseguito il vicepremier. "Il governo italiano, anche in qualità di Presidente del G7, si sta adoperando a 360 gradi per questo obiettivo".

Ieri sera, con oltre 180 missili balistici lanciati verso Israele, l'Iran ha deciso di rispondere alla recente uccisione del segretario generale di Hezbollah, Hassan Nasrallah, del vice comandante delle Guardie rivoluzionarie iraniane, il generale Abbas Nilforoushan e dell'ex leader di Hamas, Ismail Haniyeh."L'apertura del fronte libanese e l'intervento diretto dell'Iran hanno accresciuto il rischio di un conflitto regionale su larga scala. Libano e Gaza sono strettamente legati. È imprescindibile un cessate il fuoco in Libano, come continua ad esserlo a Gaza", ha detto Tajani.

Il ministro ha chiarito che la priorità dell'Italia è "la tutela dei connazionali in tutta la regione e dei nostri militari in Libano, impegnati nella missione Unifil e in quella bilaterale di addestramento Mibil", ha spiegato. "Siamo pronti ad assumere ogni iniziativa per garantire la sicurezza dei nostri connazionali", ha precisato.

Tra le ipotesi sul tavolo ci sarebbe il  possibile ritiro del contingente italiano Unifil dal Libano, da concordare eventualmente con l'Onu e con gli altri paesi contributori della missione. Tajani ha ricordato che da tempo ha invitato tutti i cittadini italiani – circa 3200, molti dei quali con doppia cittadinanza- a lasciare il Libano con i voli commerciali disponibili. "Stiamo lavorando per venire incontro alle loro richieste attraverso un aumento dei collegamenti, inclusi voli charter e altre modalità, che stiamo esaminando insieme al Ministero della Difesa", ha sottolineato.

"L'intensificarsi delle operazioni lungo la linea Blu ha portato a una riduzione parziale delle attività militari nella Striscia. Ma la situazione rimane estremamente critica", ha aggiunto. "Resta naturalmente l'obiettivo di garantire un immediato cessate il fuoco a Gaza, per consentire il rilascio degli ostaggi e alleviare la grave crisi umanitaria".

Anche il ministro della Difesa ha condiviso la posizione del vicepremier sulla questione dei militari italiani impegnati in Libano. Il loro livello di rischio "non è aumentato per effetto di quanto avvenuto negli ultimi giorni, poiché loro non sono obiettivo di attacchi diretti di nessuna delle due parti", ha precisato Crosetto. "Ciò non di meno la situazione rimane difficile e preoccupante, e le possibilità di incidenti non voluti non possono mai essere escluse", ha detto il titolare della Difesa ribadendo di essere pronto "a rivedere ad horas le decisioni di lasciare il contingente nazionale schierato".

Per Palazzo Chigi, tre sono e questioni fondamentali ancora senza una soluzione e su cui occorre intervenire: "il rilascio degli ostaggi, la gestione del valico di Rafah e, soprattutto, la presenza delle forze armate israeliane nel cosiddetto Corridoio Filadelfia", ha detto Tajani. "Continuiamo a lavorare per tenere vivo il negoziato e sosteniamo, anche come Presidenza del G7 e in seno al Quintetto, gli sforzi di mediazione che gli Stati Uniti stanno compiendo insieme all'Egitto e al Qatar. La missione europea Aspides è un esempio di successo, non solo nella protezione delle navi mercantili, ma anche nella prevenzione dei disastri ambientali", ma "ora più che mai è fondamentale rafforzare la missione, con nuove risorse e mezzi aggiuntivi", ha detto.

Tajani ha raccontato poi di avere avuto un lungo colloquio con l'omologo israeliano Katz. "Gli ho chiesto di garantire la sicurezza di tutti i nostri militari impegnati in Libano e ho insistito affinché non vi siano attacchi nei pressi delle basi militari dell’Unifil. Dal collega israeliano ho ricevuto rassicurazioni".

Questa sera il vicepremier sentirà gli omologhi di Stati Uniti, Francia, Germania e Regno Unito, mentre domani incontrerà l'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati, Filippo Grandi. È stato previsto infatti, un nuovo pacchetto di aiuti umanitari, di 17 milioni di euro, da destinare a sostegno della popolazione libanese sfollata.

Intanto, ci si chiede cosa potrebbe accadere dopo l'attacco di Teheran. Tel Aviv potrebbe decidere di bombardare le basi militari del Paese, come avvento lo scorso aprile, oppure, nell'ipotesi peggiore, colpire il programma iraniano sul nucleare.

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