Guerini: “Continuiamo a sostenere la resistenza ucraina, altrimenti nessun negoziato serio”
"Dobbiamo continuare a sostenere l’Ucraina per arrivare alle condizioni di un serio e concreto negoziato di pace". Così il ministro della Difesa Lorenzo Guerini interviene in videoconferenza con i colleghi europei e degli altri Paesi alleati degli Stati Uniti. Si tratta delle nazioni che formano il cosiddetto “Gruppo Consultivo di Supporto all’Ucraina”, riunitosi per la prima volta lo scorso 26 aprile presso la base di Ramstein, in Germania e organizzato dal segretario alla Difesa degli Stati Uniti, Lloyd James Austin.
“L’Italia – aggiunge Guerini- sostiene con la massima determinazione la resistenza eroica del popolo ucraino a tutela della sua sovranità e indipendenza. Ogni sforzo possibile deve essere compiuto per giungere alle condizioni di un serio e concreto negoziato di pace”.
La videoconferenza è stata convocata per una riunione di aggiornamento sugli aiuti finora inviati, sulla base delle esigenze espresse da parte ucraina. All’incontro ha partecipato anche il ministro della Difesa ucraina, Reznikov, in collegamento da Kiev, che ha fornito un punto della situazione sul campo. Da parte dei partecipanti è stato ribadito il forte messaggio di sostegno al popolo ucraino e rinnovato il supporto a Kiev, necessario per affrontare l’aggressione.
Secondo l'esponente del PD l'Italia sta facendo la sua parte, in base a quanto stabilito dal Parlamento, che ha approvato diversi decreti a favore della resistenza ucraina, aprendo all'invio anche di armi. "Il nostro Paese– ha aggiunto- in questo drammatico momento per il popolo ucraino ha già accolto 120mila rifugiati ucraini e intende continuare a essere in prima linea proseguendo a fornire accoglienza”. In questo modo il ministro si pone totalmente in linea con le dichiarazioni del premier Mario Draghi e degli altri ministri del Partito democratico. Nell'alleanza di centrosinistra, invece, a parte Di Maio sempre schierato con il numero uno del governo, il Movimento 5 stelle continua a premere per un approccio meno basato sull'invio di armi e più sulla diplomazia.