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Gubitosa a Fanpage.it: “Di Maio ormai gioca una partita sua, non fa più gli interessi del M5s”

“Non credo che Di Maio abbia un consenso tale per cui si possa parlare di scissione. Più semplicemente uscirà dal Movimento con alcuni parlamentari perseguendo un interesse personalistico”: lo ha detto il vicepresidente del M5s, Michele Gubitosa, in un’intervista con Fanpage.it parlando degli ultimi scontri tra Luigi Di Maio e Giuseppe Conte.
A cura di Annalisa Girardi
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È scontro aperto nel Movimento Cinque Stelle. Dopo le elezioni amministrative i toni sono tornati ad alzarsi, con il ministro degli Esteri ed ex capo politico Luigi Di Maio che ha accusato il presidente Giuseppe Conte del risultato. Per capire cosa sta succedendo abbiamo parlato con uno dei vicepresidenti del M5s, Michele Gubitosa, a cui abbiamo chiesto se il rischio di una scissione arrivati a questo punto sia reale e quali sono le prospettive future per il Movimento.

Luigi Di Maio ha addossato le responsabilità per l'esito delle elezioni amministrative a Giuseppe Conte e al nuovo corso del Movimento. È ingiusto?

Le parole del ministro Di Maio sono gravi. Il mio non è un attacco personale, ma un punto di vista politico. Di Maio non tiene conto del fatto che oggi il Movimento sia cambiato rispetto a quando lui era capo politico. Lui lo gestiva come capo politico unico; oggi invece abbiamo un consiglio nazionale e una struttura organizzata dove si decide la linea. Nel consiglio nazionale tutte le anime sono rappresentate. Ci sono i capigruppo della Camera e del Senato, ma anche il rappresentante della delegazione governativa. È un Organo tra l'altro previsto da uno statuto che è stato votato da oltre il 90% degli iscritti. Quindi quando Di Maio contesta le decisioni prese nel consiglio nazionale, e addirittura ci assimila a Salvini, sta offendendo tutta la comunità del M5s. Per quanto riguarda le amministrative, noi come nuovo corso ci abbiamo messo la faccia e lo abbiamo detto che il risultato non ci ha soddisfatto. Conte in primis ci ha messo la faccia, pur sapendo che i risultati non sarebbero stati buoni. E proprio per questo, perché sappiamo che il M5s ha sempre avuto un punto di debolezza nelle amministrative, abbiamo lanciato i responsabili regionali e presto faremo lo stesso con quelli provinciali. Proprio per essere presenti nei territori.

Lo scontro interno al Movimento è un problema anche per l'alleanza con il Pd?

Nella sua arringa Di Maio si domanda perché il Partito democratico sale e il Movimento invece scende: forse perché i ministri del Pd lavorano sui temi del proprio partito, mentre il M5s ha un ministro in una carica determinante che da un po' di tempo, e adesso ne abbiamo conferma, si è posto in rotta di collisione con le posizioni degli Organi politici e con la sensibilità dell'intera comunità del Movimento. Ormai sembra giocare una partita tutta sua, dove l'interesse del Movimento appare ormai lontano, e sembra quasi che ci sia la diabolica volontà di approfittare del risultato elettorale non soddisfacente per danneggiare il nuovo corso del Movimento, di cui evidentemente non si sente più parte. Io da vicepresidente M5s penso che tutti questi spunti di riflessione vadano affrontati in Consiglio nazionale. Sono molto preoccupato.

Di Maio ha anche parlato del dibattito sulla Nato…

Dire che il M5s vuole uscire dalla Nato e dal Patto Atlantico è assolutamente falso. Mai nessun esponente ha affermato questo e il Consiglio Nazionale con le sue deliberazioni prese all'unanimità certifica proprio il contrario. La bozza di risoluzione a cui stanno lavorando i nostri colleghi parlamentari non accenna minimamente a sciocchezze del genere. Oggi Di Maio è un ministro della Repubblica perché è espressione della prima forza politica, non perché si chiama Luigi Di Maio, e mi domando quanto al governo rappresenti ancora il M5s, o se stia rappresentando solo sé stesso o qualcun altro.

È quindi una strumentalizzazione di un tema per arrivare a uno scontro aperto? La scissione è inevitabile?

Questo deve chiederlo a Di Maio. Ma non credo che lui abbia un consenso tale per cui si possa parlare di scissione. Più semplicemente uscirà dal movimento con alcuni parlamentari perseguendo un interesse personalistico. Di certo è una falsità dire che il M5s abbia questa posizione contro il Patto Atlantico, non è vero. Se lui lo ha detto perché vuole arrivare a una scissione, deve chiederlo a lui. Queste dichiarazioni su una cosa non vera rispetto al Movimento, dette da un ministro del Movimento, aprono a una riflessione.

Un altro punto di scontro è quello sul limite del secondo mandato. Qual è la sua posizione?

È un tema importante del Movimento, nelle sue radici fin dalla sua nascita. Essendo una questione così delicata, da parlamentare al primo mandato, dato che ci siamo affidati alla rete per questo tema, io ritengo opportuno non esprimere una linea in questa fase. Decideranno i nostri iscritti. Il post di Grillo poi è chiaro in quello che ha detto.

C'è infine il tema delle armi, con il 21 giugno (giorno in cui Draghi sarà in Parlamento in vista del Consiglio europeo) che si avvicina. C'è una divisione tra l'ala parlamentare e l'ala governista su questa questione?

La linea politica che porteremo avanti quel giorno è questa: finita la fase uno, quando abbiamo dato armi a un popolo sotto attacco perché esercitasse il proprio diritto alla legittima difesa così come previsto dalla Carta delle Nazioni Unite, deve iniziare la fase due. Draghi deve andare in Europa e contribuire a creare una linea che punti all'apertura di un tavolo per un negoziato serio che porti alla pace. L'Italia come grande Paese ha tutto il diritto a contribuire a creare una linea. Così come Conte dettò la linea all'Europa, durante la pandemia, convincendo gli altri paesi membri a creare debito comune. Da lì arrivarono oltre 200 miliardi all'Italia. Il M5s è la prima forza parlamentare e noi chiediamo questo a Draghi. Siamo per l'apertura di tavoli di negoziato. Non ci può essere una divisione tra il ministro degli Esteri e la linea ufficiale del consiglio nazionale e di tutto il Movimento 5 stelle.

Arrivati a questo punto, di che riflessione interna ha bisogno il Movimento?

Il M5s ha bisogno di essere unito, compatto e portare avanti i suoi temi nelle sedi competenti previste dallo statuto, nel dibattito parlamentare e in quello sui territori che fanno e faranno i nostri attivisti. Ma una volta che si tracciano le linee sui temi da portare avanti, tutti devono all'unisono seguirle.

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