Grimaldi a Fanpage: “Dobbiamo abolire la precarietà, Italia è Paese in cui si è poveri pur lavorando”
Le forze progressiste, in vista delle elezioni europee, devono riuscire a parlare di nuove utopie, di un mondo in cui convivono giustizia climatica e sociale: è l'auspicio di Marco Grimaldi, deputato dell'Alleanza Verdi e Sinistra, che in una lunga intervista con Fanpage.it fa il punto sul mondo del lavoro – tra precarietà e divari – e sul caso Stellantis, ma anche sulla politica estera del governo Meloni, tra le crisi globali e la gestione delle migrazioni.
Da quando Giorgia Meloni è a Palazzo Chigi rivendica dei dati molto buoni sull'occupazione e dice che il lavoro è al centro dell'attività del suo governo. Voi chiaramente dall'opposizione avete un giudizio molto diverso…
Giorgia Meloni è riuscita a rendere ancora più precario il lavoro, è riuscita a togliere le causali per i contratti a tempo determinato e addirittura a reintrodurre i voucher. La verità è che basterebbe leggere davvero quei dati per accorgersi che negli ultimi anni sono aumentati solo i lavoratori a tempo determinato, quelli a più basso reddito e dei settori deboli. La verità è che in questo Paese a trainare l'occupazione sono i settori più precari, da quelli della logistica a quelli stagionali.
Sembra che non abbiamo letto davvero cosa succedeva nell'Italia della pandemia, non abbiamo capito chi era più ricattabile a partire dalle tantissime donne che hanno dovuto occuparsi della cura dei propri figli e delle proprie famiglie. Ed è per questo che le opposizioni dovrebbero sfidare Giorgia Meloni per un salario minimo legale.
Ci hanno provato…
Sì, ci abbiamo provato e finalmente le opposizioni hanno capito che si dovrebbe parlare solo di realtà e non del commento dell'attualità. Però oltre al salario minimo legale servirebbe abolire tutte le forme di precarietà che ci sono in questo Paese. Le responsabilità sono di tanti governi, ma noi che non abbiamo votato né la legge 30, né il Jobs Act dobbiamo dirci in faccia che cosa è stato lo staff leasing. La gran parte delle grandi multinazionali che fanno profitti stellari continuano a usare lavoratori esternalizzati. Dico solo un caso: Mondo Convenienza. Ha battuto Ikea anche in termini di miliardi di fatturato, eppure lavorano per quella grande colosso, cooperative ed esternalizzati. Grazie alla loro battaglia, oggi possono dire di lavorare per un contratto della logistica, ma fino a qualche mese fa, prima degli scioperi in Mondo Convenienza, lavoravano col Multiservizi, un contratto collettivo nazionale che è appunto ampiamente sotto i nove euro l'ora.
Questa è una sfida che le opposizioni devono fare, insieme ad altre lotte che portino questo Paese più in là. Penso al concetto di genitorialità, penso a dei temi che facciano sì che in qualche modo si sfidi il centrodestra sul tema della natalità. Io continuo a pensare che il più grande contraccettivo che c'è è proprio la precarietà delle giovani generazioni che fuggono da questo Paese. Ecco l'immigrazione che dobbiamo contrastare, quella dei troppi giovani che studiano e hanno dei contratti da fame. Questa è l'Italia: un Paese in cui si lavora e si è lo stesso poveri.
Parliamo del caso Stellantis: Meloni ha detto che il governo è pronto a dare incentivi a chi crea lavoro in Italia e ha definito "bizzarre" le dichiarazioni di Carlos Tavares. Qual è il suo punto di vista su questa vicenda?
Giorgia Meloni è molto abile a girare la frittata. Ma dov'erano gli interessi nazionali quando la Topolino volava in Marocco, la Seicento in Polonia o quando il presidente della Repubblica serba ha annunciato l'arrivo della nuova Panda elettrica, rendendo ricattabile lo stabilimento di Pomigliano? Il fine ciclo di Pomigliano è una Panda endotermica che a un certo punto sparirà dalla scena europea. Io vengo da Torino, che è una città in cui sono stati appena annunciati altri mesi di cassa integrazione (nello stabilimento Stellantis di Mirafiori, ndr). Torino è l'unica città italiana in cui si produce una vettura elettrica, che è la Cinquecento: ma dal 2027 la Cinquecento rischia di non essere più prodotta in Italia.
Davanti a un mono-produttore come Stellantis ci sono alcune possibilità a disposizione di questo governo. Per prima cosa, invece di annunciare una possibile entrata nel board di Stellantis, deve mettere sul piatto la disponibilità di entrare nel suo capitale, come ha fatto il governo francese. Noi siamo anche pronti a votare una legge in Parlamento. In secondo luogo, il governo deve smetterla di parlare di autarchie. Qui non c'entrano niente gli interessi nazionali: la famiglia Elkann e gli Agnelli se ne sono andati via tantissimi anni fa e abbiamo visto i ricatti fatti a Mirafiori su un contratto collettivo nazionale da cui FCA è uscita. E per cosa? Per fare diventare Torino la capitale della cassa integrazione italiana. Infine, c'è una terza sfida: il governo deve spingere altri produttori a venire in Italia. Chi l'ha detto che deve esserci solo un mono-produttore in questo Paese? Forse in questo modo potremo liberarci dei ricatti di un'azienda, che dovrà così confrontarsi con politiche industriali oggi spesso assenti.
Tra le priorità annunciate del governo non c'è solo il lavoro, ma anche la politica estera. Quest'anno l'Italia ha assunto la presidenza del G7 e ha detto che i primi temi in agenda saranno il sostegno all'Ucraina e la crisi in Medio Oriente. Su questi dossier AVS ha denunciato alcune questioni critiche…
Noi siamo fra i pochi gruppi che non vedono di buon occhio la corsa al riarmo. Lo chiediamo con il massimo rispetto di chi pensava fosse giusto continuare a inviare armi all'Ucraina: cosa deve ancora succedere perché si aprano davvero le porte a una grande conferenza di pace per discutere la fine di quel conflitto?
Questo è lo stesso limite che vedo nel conflitto in Medio Oriente. L'escalation della guerra è sempre sbagliata e non basta dire che in questo momento la reazione di Israele è spropositata rispetto agli attacchi vili del 7 ottobre. La verità è che noi siamo davanti a un governo israeliano che non ha limiti e la comunità internazionale – così come la nostra offensiva diplomatica – deve mettere dei limiti. Bisogna riconoscere lo Stato palestinese senza se e senza ma. Gaza è un cumulo di macerie. Sono morti più di 20mila civili, di cui la gran parte bambini. Valgono meno di altri? Io credo che si debba stare in silenzio quando i bambini dormono, non quando i bambini muoiono.
Prima parlavamo di migrazioni. Da poco Roma ha ospitato la conferenza Italia-Africa, in cui è stato presentato il Piano Mattei, anche se ci sono ancora diverse cose poco chiare su questo progetto. Lei cosa ne pensa?
Intanto faccio un appello pubblico: non chiamiamolo piano Mattei. Enrico Mattei era un partigiano e pensava davvero a un nuovo rapporto paritario con le nuove democrazie post-coloniali africane. Non chiamiamolo piano Mattei, perché stiamo facendo degli accordi con dei dittatori per i nostri interessi. La verità è che noi non vogliamo far finire l'era fossile, quell'era fossile che ha generato il giudizio universale climatico a cui siamo davanti, che mette a rischio la nostra economia e che genererà milioni di nuovi profughi.
Chi scappa dalla guerra, dalla miseria, dalla fame, e anche dai cambiamenti climatici, non ha alternativa. Io credo che invece di fare il piano Descalzi, per rafforzare l'Eni e quei dittatori, sia necessario cambiare approccio. E i Cpr sono esattamente il simbolo di tutti i nostri fallimenti.
Quello delle migrazioni sarà un tema centrale alle prossime elezioni europee. Voi, come Alleanza Verdi e Sinistra, state costruendo un progetto strutturale: quali saranno le priorità della vostra campagna?
Io credo che l'Europa sia a un bivio. Le destre hanno visto negli ecologisti i nuovi nemici, ma sempre di più noi vedremo la siccità, le bombe d'acqua, gli effetti estremi del cambiamento climatico. Io credo che l'Europa, se non vuole essere spazzata via dal cambiamento climatico e da un'economia che va ad altra velocità, deve puntare tutto su questa transizione ecologica. La destra continua a dire che la transizione ecologica farà perdere posti di lavoro, ma sono i nostri ritardi che faranno perdere i posti di lavoro.
E c'è un altro tema che la sinistra deve riprendere in mano: se c'è stata la guerra agli ultimi, se c'è stata la guerra all'ambiente, è perché i primi, sempre più irraggiungibili, non hanno sentito il nostro fiato sul collo. L'Europa deve guardare questi primi in faccia, parlo delle multinazionali che pagano a la carte dove vogliono le loro tasse. Dobbiamo fare di tutto per uscire da queste crisi, dalla pandemia, dalla crisi energetica, dalla crisi ambientale, dalla crisi sociale.
L'alleanza Verdi Sinistra ha questa consapevolezza, che la giustizia sociale e la giustizia climatica sono un nuovo modo per parlare di una futura umanità. Credo che se le forze progressiste riusciranno a mettere al centro del dibattito delle nuove utopie – in cui si può pensare di lavorare meno a parità di salario, in cui si tassano i ricchi e non i pannolini, in cui si mette al centro una redistribuzione vera – allora il 99& delle persone credo che sappia da che parte stare. E non sarà da quella dell'1% dei più ricchi che non pagano mai le crisi.