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Grillo “regola” col web il suffragio universale? Così fosse, sarebbe sacrosanto

Il sistema di registrazione degli elettori sul web ha tanti difetti ed imperfezioni, ma è un metodo che si propone lo scopo di selezionare la categoria tramite gesti apparentemente superflui, ma significativi per impegno: come l’invio di un documento di identità.
A cura di Andrea Parrella
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Qualche giorno fa, un articolo di Federico Mello su Pubblico voleva dimostrare, numeri alla mano, la teoria che le primarie del M5S sul web finissero per essere solo per pochi intimi (ecco il link dell'articolo), sia in riferimento alle modalità restrittive per la candidatura, ma soprattutto per la questione delle "limitazioni" al voto sul web. C'è da ammettere che i numeri stessi non hanno facoltà di confutare questa supposizione, visto che a guardare le cifre sembra davvero si tratti di un circolo della caccia, piuttosto che di un movimento nazionale che ambisca ad una grossa fetta di elettorato. Tuttavia, siamo davvero sicuri che le colpe di una bassa partecipazione sul web siano effettivamente ascrivibili al movimento stesso? La questione è la seguente: per votare alle primarie (che si sono chiuse ieri con non poche difficoltà "telematiche ") c'era bisogno di due passaggi, ovvero risultare iscritti e aver confermato la propria partecipazione al movimento tramite l'invio di una copia della propria carta di identità: essersi dunque certificati. Qualcuno lo definirebbe un procedimento macchinoso, una sorta di limite appunto.

Ma uno strumento regolatore del diritto di voto è necessario. Strettamente necessario. Il difetto di forma del sistema di votazione risiede nella sua fallibilità umana, nella maniera in cui il privato gestisca il concetto di "segreto". La maggior parte delle ruberie e delle irregolarità viene fatta sulla base di una totale libertà di poter mettere una croce dove si vuole, come si vuole fare. E questa libertà non si deve limitare, no di certo. Ma regolarla sì. Esiste una soglia minima di coscienza, che fa di un numero, una singola unità, un elettore. Il diritto di voto, lungi volerlo togliere a qualcuno, ma è un diritto che ci si deve meritare, quantomeno con la consapevolezza di cosa si stia facendo.

Con una certa bontà di pensiero, ci si vuole immaginare lo strumento della registrazione non consista in un modo subdolo per schedare i partecipanti, ma la richiesta di uno sforzo minimo, in più, quella forma di interesse che va aldilà della semplice attenzione mediatica al momento del voto, quella che rende un cittadino attivo e conscio di ciò che fa. Può sembrare una stupidaggine, ma un gesto così semplice come quello di una registrazione di pochi minuti su un sito, dell'invio del proprio documento di identità fotocopiato, può essere la base di una forma di interessamento che guarda dall'alto verso il basso il concetto delle elezioni come evento sporadico di partecipazione cittadina.

Il voto non è come i mondiali di calcio, non si può essere cittadini solo per un giorno, affidando poi a qualcuno le responsabilità per giudicarlo dopo un tot di anni. Si è capito che sia da parte dell'eletto, che dalla parte dell'elettore, questa logica è stata totalmente fraintesa. Qualche malpensante giustamente crederà che nemmeno un'iscrizione simbolica ad un movimento renda un cittadino engagé, visto che egli è nella facoltà di non seguitare al gesto della "certificazione" con un reale interessamento alla cosa pubblica. Ma c'è un fatto sostanziale a rendere plausibile l'azione di Grillo: per pigrazia, chi non è veramente interessato, non cederà nemmeno quei dieci minuti del suo tempo per l'operazione di iscrizione e certificazione. Di per sé, è già una scrematura.

Che cosa vuol dire tutto questo? Che probabilmente, quelle centomila anime che comporrebbero l'elettorato del M5S (in subbuglio interno per la questione Salsi, secondo cui il movimento rischia di diventare come Scientology), per quanto poche, valgono molto più della loro valutazione scientifica. Questo non perché hanno fatto una scelta ideologica, ma perché hanno quantomeno compreso il concetto di cittadinanza attiva. Ci potranno essere modi più efficaci per farlo, e meno generici della semplice consegna di un documento, ma la classe degli aventi diritto al voto deve necessariamente modificarsi, essere selezionata, formata per interessarsi alla cosa pubblica ed esautorare del diritto al voto chi alla cosa pubblica si disinteressi. Che il diritto al voto sia garantito a chi sa cosa fa, il suffragio è universale perché chiunque, volendo, è in grado di sapere.

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