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Grillo su Lampedusa: “Quanta ipocrisia, i confini italiani sono un colabrodo”

Beppe Grillo torna sulla terribile tragedia di Lampedusa, con un post dal titolo emblematico: “Tora, tora, tora”.
A cura di Redazione
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"Immaginiamo che uno Stato straniero dichiari guerra all'Italia. E che usi la sua flotta per invaderci. Pearl Harbour sembrerebbe una passeggiata al confronto". Comincia in questo modo un breve ma significativo post di Beppe Grillo sul tema della tutela e della sicurezza delle nostre frontiere che prende spunto dalla terribile tragedia di Lampedusa, nella quale hanno perso la vita presumibilmente oltre 200 persone che cercavano di raggiungere il nostro Paese a bordo di un barcone. Per il capo politico del Movimento 5 Stelle, dietro l'ipocrisia che si nutre di disgrazie simili, c'è la grande incapacità delle nostre classi dirigenti di intervenire per risolvere il problema. Del resto, si chiede Grillo, è mai possibile che nel "Mediterraneo è possibile vedere dal satellite la marca di un orologio di un velista, ma le imbarcazioni che si succedono sulle nostre coste come dei pedalò passano inosservate?".

E invece, continua Grillo, le tragedie che diamo per scontate possono essere evitate contrastando la partenza stessa delle navi o almeno impedendo loro un ingresso nelle nostre acque territoriali. Ecco il complesso del ragionamento di Grillo:

Immaginiamo che uno Stato straniero dichiari guerra all'Italia. E che usi la sua flotta per invaderci. Pearl Harbour sembrerebbe una passeggiata al confronto. Al grido di "Tora, tora, tora", città come Napoli, Palermo, Genova sarebbero bombardate dal mare come in un tiro al bersaglio. Il peschereccio, di venti metri di lunghezza, affondato a Lampedusa è apparso all'improvviso a cinque chilometri dal porto di Lampedusa dove risiede la guardia costiera. Il disastro è avvenuto tra le 4 e le 5 del mattino. La guardia costiera è stata avvertita alle 7.20 da due barche di privati che passavano nelle vicinanze. Alle critiche per i ritardi è stato risposto che "Non è possibile controllare ogni centimetro (?) di mare". L'imbarcazione carica di immigranti, si presume circa 500, era partita dal porto libico di Misurata senza essere intercettata mentre superava i nostri confini marittimi. Da Misurata a Lampedusa ci sono 420 chilometri, pari a 42 milioni di centimetri. Nel Mediterraneo è possibile vedere dal satellite la marca di un orologio di un velista, ma le imbarcazioni che si succedono sulle nostre coste come dei pedalò passano inosservate. Le acque territoriali italiane sono un colabrodo. Potrebbe arrivare una portaerei di fronte a Venezia senza essere notata. Si lascia che le tragedie del mare accadano come fatti inevitabili, scontati, imputabili al Fato quando possono essere invece evitate sia contrastando la partenza delle navi insieme agli Stati di provenienza, sia con l'intervento della guardia costiera quando le navi varcano i nostri confini con l'arresto degli scafisti e la protezione dei migranti fino al loro sbarco dopo il quale verranno identificati. Churchill definì l'Italia "il ventre molle dell'Europa" e non a caso la prima invasione terrestre degli Alleati nel continente europeo avvenne in Sicilia nel 1943. Ventre molle? Oggi non c'è neppure più il ventre. C'è il vuoto. Aboliamo i confini, come sono ora non servono a nulla. Dichiariamo l'Italia "Nazione aperta" senza frontiere in cui non entrare più di nascosto, prendendo rischi anche enormi, sarebbe meglio di questa ipocrisia che si nutre delle disgrazie di cui è colpevole e che non fa nulla per prevenirle.

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