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Grillo: “Chi contesta va fuori dalle palle”

Beppe Grillo esulta per i successi delle parlamentarie e non le manda a dire a chi contesta la mancanza di democrazia: “Mi sto arrabbiando, guerre interne non ne voglio. Chi contesta va fuori dalle palle”.
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Movimento-Grillo

Pochi votanti alle parlamentarie? Sciocchezze, i 1000 parlamentari che ci sono ora li hanno decisi 5 segretari di partito. Mancanza di trasparenza nelle votazioni per eleggere i candidati? Non venite a rompere i coglioni sulla democrazia. Nessuna certezza su chi decide ne Movimento? Mi state stufando, mi sto arrabbiando seriamente, siamo in guerra. Il futuro del Movimento? Chi è dentro il MoVimento e non condivide questi significati e fa domande su domande e si pone problemi della democrazia del MoVimento va fuori. Fuori dalle palle.

È in estrema sintesi il Grillo – pensiero del dopo parlamentarie, la consultazione con la quale gli iscritti al Movimento hanno scelto i candidati alle prossime elezioni politiche. Una risposta alle polemiche e alle tante sollecitazioni (e critiche) arrivate soprattutto dagli stessi militanti a 5 Stelle, che hanno sottolineato gli enormi limiti del meccanismo decisionale pensato da Beppe Grillo. Ma soprattutto un monito e una nemmeno tanta velata minaccia ai dissidenti (presenti e futuri), solo preceduta dalla rivendicazione dei meriti e dei risultati ottenuti:

Tre cose fondamentali abbiamo fatto con queste votazioni. Una è che abbiamo dato un voto libero e da questo voto libero è nata una cosa che voglio sottolineare: il voto alle donne. Se il voto fosse sempre stato libero, in Parlamento oggi avremmo molte più donne che uomini. La seconda cosa è il permettere di conoscere i candidati, che forse andranno in Parlamento, 3 mesi prima in modo che tu puoi andare lì, discutere, conoscerli, votarli o non votarli. Consigliarli o maledirli. E la terza cosa è che non abbiamo speso un euro. Tutto a costo zero. […] Non venite a rompermi i coglioni (a me!) sulla democrazia. Io mi sto stufando. Mi sto arrabbiando. Mi sto arrabbiando seriamente. Abbiamo una battaglia, abbiamo una guerra da qui alle elezioni. Finchè la guerra me la fanno i giornali, le televisioni, i nemici quelli veri va bene, ma guerre dentro non ne voglio più. Se c'è qualcuno che reputa che io non sia democratico, che Casaleggio si tenga i soldi, che io sia disonesto, allora prende e vafuori dalle palle. Se ne va. Se ne va dal MoVimento. E se ne andrà dal MoVimento. […] Siamo in una guerra. Siamo con l'elmetto, così come siamo partiti. Chi è dentro il MoVimento e non condivide questi significati e fa domande su domande e si pone problemi della democrazia del MoVimento va fuori! Va fuori dal MoVimento. Non lo obbliga nessuno. E andranno fuori.

Insomma, queste sono le regole del gioco: spazio per i distinguo e per le discussioni non c'è n'è. Non nel Movimento e non adesso.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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