Gribaudo (Pd) a Fanpage: “Brutto strappo di Conte in Puglia, ma campo largo è sempre possibile”
Acque agitate nel centrosinistra. Il Pd, a due mesi dalle elezioni europee e delle regionali di giugno, ha dovuto fare i conti con i casi Bari e Torino, dove le inchieste giudiziarie hanno messo in luce un inquietante intreccio tra politica e affari.
In Puglia, dopo l'indagine per corruzione elettorale, e che ha costretto alle dimissioni l'ex assessora ai Trasporti della Regione, Anita Maurodinoia, in quota Pd, il M5s ha deciso di rompere l'alleanza: è arrivato il no di Conte alle primarie a tre giorni dall’apertura dei gazebo, con l'annuncio del sostegno della candidatura di Michele Laforgia a sindaco di Bari, che di fatto ha spaccato il centrosinistra. Oggi in una conferenza stampa a Bari Giuseppe Conte non solo ha confermato il suo sostegno a Michele Laforgia – che nel frattempo aveva fatto un passo di lato, rimettendo la sua candidatura ai partiti che lo sostengono – ma ha annunciato l'uscita dalla giunta Emiliano e dalla maggioranza che governa la Regione.
I rapporti tra Pd e M5s sono sempre più tesi, nonostante ci sia stato un tentativo di riavvicinamento durante un evento in Parlamento. E le difficoltà a costruire il campo largo si vedono plasticamente anche in Piemonte, dove i due partiti del centrosinistra correranno divisi. Ne abbiamo parlato con la vicepresidente del Partito Democratico, Chiara Gribaudo, che proprio nella Regione guidata da Cirio aveva offerto la sua disponibilità in vista delle elezioni di giugno.
Dopo la stretta di mano tra Schlein e Conte all’incontro alla Camera si può dire che tra voi e il M5s sia tornato il sereno?
A volte basta una stretta di mano, altre un percorso lungo e ragionato per raggiungere un accordo. Partito Democratico e Movimento 5 Stelle sono due partiti che stanno percorrendo un percorso parallelo e ravvicinato su molti temi. Stiamo affrontando temi nazionali su cui ci sono ampie convergenze come il salario minimo e questioni locali su cui talvolta ci sono grandi distanze. L’importante è che ci sia la volontà da parte di entrambi di viaggiare verso l’orizzonte della costruzione di un campo progressista comune partendo dai temi. Il lavoro, l’ambiente, la sanità pubblica. Solo per fare degli esempi.
Lo strappo del M5s per le primarie a Bari avrà ripercussioni sulla possibilità di costruire il campo largo altrove?
No. Come è naturale che sia le logiche territoriali, sia programmatiche che di impostazione, prevalgono su orientamenti nazionali. Nel bene e nel male. L’ho detto quando ho dato la mia disponibilità in Piemonte: si parte dai punti programmatici locali per trovare accordi locali. E da quell’esperienza posso dire che quando si vuole, si può.
Dopo l’inchiesta di Bari c’è stato uno scontro molto duro tra la segretaria Schlein e il leader M5s Conte, e anche in Piemonte andrete divisi, nonostante ci siano stati dei tentativi di esprimere un candidato unico. Non pensa possa essere controproducente per il Pd insistere con quest’alleanza?
In Piemonte non siamo riusciti a chiudere un accordo per le elezioni regionali ma abbiamo stretto accordi tra Pd e M5s in capoluoghi come Verbania e Biella e in altri centri importanti come Settimo Torinese e Chieri. Questo significa, come dicevo prima, che ci sono logiche territoriali molto differenti anche in ambiti molto vicini. Io sono convinta che si debba insistere non per ostinazione ma per convinzione e con maturità. Un passo dopo l’altro. L'alternativa alla destra destra che sfascia economicamente e moralmente questo Paese è un’alleanza tra forze progressiste e alternative alla conservazione.
Su 27 capoluoghi di provincia al voto a giugno in 17 c'è già un accordo tra Pd e M5s. Non c’è il rischio che quest’intesa possa risultare poco credibile?
Al contrario: sarà credibile proprio perché queste alleanze nascono dai lavori sul programma, sulle prospettive e sui candidati fatti dai comitati di territorio. La politica, oggi, è molto diversa da quella degli anni Novanta del secolo scorso e i cittadini chiedono, e devono avere, alleanze che non nascono a tavolino o in laboratorio ma sono figlie delle esigenze e dei confronti sui luoghi in cui ci sono le elezioni.
A Torino l’inchiesta sul voto di scambio ha costretto alle dimissioni e al ritiro della candidatura il capogruppo in consiglio regionale Raffaele Gallo, figlio di Salvatore, che è indagato. Basta un codice etico a evitare scandali giudiziari, o il problema è più profondo?
Un codice etico non basta ma è necessario. I problemi sono profondi ma non sono le radici del Partito Democratico che ha fatto, dimostrandolo, della lotta alla criminalità organizzata e alle infiltrazioni mafiose nelle pubbliche amministrazioni non solo una bandiera ma una ragione di vita. È evidente, sotto gli occhi di tutti: il Partito, ad ogni livello, ha bisogno di una profonda manutenzione. Occorre intervenire sulle modalità di tesseramento, sulle affiliazioni a correnti personalistiche, sull’organizzazione in generale. Sapendo però che lavoriamo e facciamo manutenzione su un corpo sano per il suo 99%. Le migliaia di militanti e dirigenti locali e nazionali impegnate e impegnati nelle campagne elettorali, nel lavoro politico quotidiano sono disorientati e avviliti per questi pochi, anche se clamorosi, episodi. Noi dobbiamo parlare con loro e con loro tornare a collaborare per liberare il PD dai capibastoni.
Lei ha raccontato che quando aveva offerto la sua disponibilità a candidarsi alla presidenza del Piemonte, era stata attaccata da alcuni esponenti del suo partito, che poi sono stati coinvolti nell'inchiesta sul sistema di favori a Torino. Cosa sta succedendo? Ci saranno fuoriuscite?
Essere attaccati fa parte della politica. Sicuramente non mi sono piaciuti certi linguaggi, ma non sfrutterò certo delle inchieste per contrattaccare. Non mi interessano i processi, quelli si fanno in tribunale. Mi interessa la politica e la pratica politica. E quella si fa nel partito, dove sono abituata a lavorare.
C’è l’idea di commissariare il partito a Torino?
Non è responsabilità mia chiedere commissariamenti. Ho denunciato, insieme ad altri, uno stato di fatto. Ci sono diverse strade per affrontare e risolvere i problemi. Queste decisioni non spettano a me.
Laforgia ha fatto un passo di lato a Bari, chiedendo alle forze politiche di mettersi d'accordo e decidere sulla sua candidatura. È possibile che anche Leccese si ritiri, e che venga rilanciato un terzo nome unitario?
Lo strappo di Conte nella Regione Puglia con l’annuncio dell’uscita del Movimento 5 Stelle dalla Giunta è un’accelerazione nel senso opposto che mi aspettavo. Una brutta mossa, che spero rimanga un fatto locale. Non conosco e non voglio entrare nei dettagli della vicenda di Bari ma ne posso trarre una lezione. Mettersi a disposizione, come avevo fatto io a ottobre per il Piemonte, significa proprio questo: non volersi imporre a tutti i costi ma dare la disponibilità ad aiutare a trovare soluzioni unitarie anche considerando il proprio eventuale sacrificio.
Il problema di selezione della classe dirigente riguarda tutti i partiti, indistintamente? Anche Fdi deve fare i conti con quello che è successo a Palermo con Mimmo Russo…
Io non intendo mettere parola sugli altri partiti, al limite osservo da fuori e ricordo. Ricordo per esempio che la legislatura dell’attuale Presidente del Piemonte Cirio si è aperta con l’arresto e poi la condanna di Roberto Rosso, suo assessore regionale. Guardo e mi interesso al mio partito e dico che sicuramente dobbiamo tornare a un partito che non basa le sue scelte di classe dirigente sull’appartenenza a un gruppo amicale o altro ma sulla base di militanza attiva e capacità di elaborazione politica e di organizzazione del consenso.