Greta Thunberg non lancia molotov, non sgomita per la Tv, non monetizza il brand, non ha una felpa dedicata e pubblica i video demonetizzati, per questo la politica adulta – quella marcia, che ci ha condotto al disastro climatico – la odia così tanto: perché non sanno come prenderla. Non è facile farne un obiettivo contro cui scagliarsi, e sembra impossibile cooptarla in qualche battaglia ambientale di greenwashing, che quella sì potrebbero abbracciarla anche i politicanti di oggi.
Facciamo un passo indietro: Greta Thunberg si è seduta vicino al bordo della miniera di lignite a Garzweiler, in Germania, protestando contro l'allargamento della miniera di carbone, insieme a decine di altri manifestanti. Greta Thunberg non si è messa in testa, si è messa a sedere, ha usato la forza passiva del suo corpo per resistere, riuscendo a occupare la forza di tre uomini per portarla via.
Ieri Greta Thunberg sorrideva, come Alex Langer. Né troppo, né poco. Radicalmente diversa dalla norma.
Dobbiamo prendere atto di una questione: il mondo non verrà cambiato da chi di fronte ai cambiamenti climatici, oggi allarga le braccia e dice: "Ma noi cosa possiamo farci?"
Il mondo non verrà cambiato da leader che arrivano con l'elicottero privato all'ennesima riunione di buone intenzioni e affermano: "Stiamo facendo il possibile".
Il mondo non verrà cambiato da chi oggi attende uno sviluppo tecnologico come gli antichi pregavano il dio della pioggia.
La Terra – per come la conosciamo oggi – potrebbe non farcela, ed è anzi quasi probabile. Però non tutto è perduto: oggi la nostra speranza viene da una ragazzina bionda che vive nel nord Europa e ha la sindrome di Asperger.
La speranza viene da una ragazzina nera come la pece nata oggi in Nigeria, da un'altra che ha sette anni ed è nata negli Stati Uniti d'America, la speranza viene da un'intera classe in Etiopia guidata da un'insegnante illuminata, da un albero piantato da un ragazzino in Guatemala e da due sedicenni che sono saliti su una sequoia per evitare che venga abbattuta. La speranza viene da chi fa scandalo nel porcile, da chi getta vernice (lavabile) nei luoghi del potere e si allea con l'arte, incollandosi ai quadri di chi ha cambiato il mondo con i propri colori, come un tale Vincent Van Gogh che disse: "E' molto più importante la realtà di qualsiasi sentimento si possa provare per un quadro”.
Il senso comune ha fallito 200 anni fa, il buon senso ha fallito l'altro ieri. Oggi abbiamo necessità di scandalo e pensieri economicamente improduttivi.
Le strade di ieri hanno sbagliato direzione, quelle bussole ci hanno condotto alle discariche del fast fashion.
Se il mondo cambierà sarà grazie alle azioni inaspettate. Ricordate: di banalità è lastricata la strada della norma, dobbiamo operare una deviazione.
Greta Thunberg invecchia i noi stessi del giorno prima, ogni giorno. Ed è terrena, raggiungibile, sa stare sul palco ma è in grado anche di scenderne, non ne subisce il fascino e considera il palco per quello che è: un rialzo di legno talvolta utile per essere ascoltati, niente di più, niente di meno.
Greta Thunberg è il mio mito, perché ci costringe a vedere e a narrare il mondo con altri occhi: quelli della speranza, nonostante tutto e nonostante molti. Ma Greta Thunberg è anche scienza, perché induce alla sperimentazione e alla ridefinizione di ciò che consideriamo un modello di sviluppo.
Se il mondo cambierà sarà merito dei più giovani, che noi dovremmo semplicemente ascoltare. Oserei dire: copiare.
Care ragazze, cari ragazzi, le mie parole saranno sempre un piccolo scudo per voi, e un aratro manuale per i sentieri che state battendo.
Greta Thunberg lascia aperto un pertugio da cui possiamo passare tutti, per questo dobbiamo volerle così bene.