Gregoretti, cosa rischia Salvini in caso di condanna al processo
Il Senato ha concesso l’autorizzazione a procedere nei confronti del leader della Lega, Matteo Salvini, per il caso Gregoretti. L’esito del voto dell’Aula è stato quello annunciato da giorni e ora l’ex ministro dell’Interno dovrà affrontare il processo sul caso della nave con a bordo più di 100 migranti a cui il Viminale non ha concesso l’autorizzazione a sbarcare nell’agosto del 2019. Il rischio per Salvini è quello di una condanna, come detto da lui stesso, fino a 15 anni di carcere. Il che comporterebbe anche un grosso problema politico per il leader leghista: l’applicazione della legge Severino. In conseguenza della quale Salvini rischierebbe, già in caso di condanna in primo grado, la sospensione da ogni incarico. O, in caso di condanna definitiva, la decadenza dalla sua carica politica. Prima di sapere cosa succederà, da questo punto di vista, ci vorrà comunque tempo. Si deve avviare il processo e per alcune conseguenze più importanti bisognerebbe aspettare tutti i gradi processuali, con tempi potenzialmente lunghissimi.
Sul rischio dell'applicazione della legge Severino era stato lo stesso ex ministro dell’Interno a dirsi preoccupato. Timori su cui lui stesso aveva lanciato un avvertimento, sostenendo che proprio l’applicazione di questa legge fosse “l’unica cosa che stiamo seguendo con attenzione”. Nello specifico, c’era una minaccia che preoccupava – e probabilmente ancora oggi preoccupa – Salvini: “Stiamo valutando con gli avvocati se io corra il rischio dell’espulsione dalla vita politica in generale”.
Caso Gregoretti, l’accusa nei confronti di Salvini
Salvini è accusato di sequestro di persona per il caso della nave Gregoretti. A luglio 140 migranti erano stati soccorsi in mare dalla nave della Guardia costiera. Alcuni erano stati fatti sbarcare subito, mentre altri 116 hanno atteso per giorni l’autorizzazione del Viminale per lo sbarco. Un’attesa protratta per giorni e che ha riguardato tutta l’imbarcazione e i migranti a bordo. Il Tribunale dei ministri si è poi espresso contro la richiesta di archiviazione del procuratore Carmelo Zuccaro, avanzando invece la richiesta di autorizzazione a procedere trasmessa al Senato, camera di appartenenza di Salvini.
Salvini, secondo l’accusa, avrebbe abusato dei suoi poteri privando “della libertà personale i migranti bloccati a bordo della nave Gregoretti”. Il reato di sequestro di persona, di cui è accusato, viene disciplinato dall’articolo 605 del codice penale: “Chiunque priva taluno della libertà personale è punito con la reclusione da sei mesi a otto anni”. La pena, però, può andare da uno a dieci anni se il reato viene commesso “da un pubblico ufficiale”, come nel caso di Salvini, allora ministro dell’Interno. Ci sono poi due aggravanti che potrebbero intervenire: la prima riguarda l’esercizio dell’abuso di poteri nel caso in cui avvenga nello svolgimento delle sue funzioni da parte del pubblico ufficiale. La seconda aggravante riguarda la presenza di minori e a bordo della Gregoretti i minori c’erano. In questo caso “si applica la pena della reclusione da tre a quindici anni”. Ed eccoci quindi arrivati ai 15 anni di reclusione ipotizzati da Salvini come pena massima.
Cosa prevede la legge Severino su sospensione e incandidabilità
La legge 190/2012 porta la firma dell’allora ministro della Giustizia, Paola Severino. Il provvedimento prevede un capitolo specifico sulla sospensione e la decadenza dalle cariche pubbliche, che vengono previste in caso di condanne per alcuni reati. Fu applicata nel caso della decadenza di Silvio Berlusconi. La sospensione per gli amministratori pubblici, in caso di condanna anche solamente di primo grado, può essere di massimo 18 mesi. Ma la sospensione riguarda soprattutto esponenti eletti per cariche locali, come Comuni e Regioni. Rimane invece un’incognita la sua applicazione per deputati, senatori ed esponenti del governo. La legge ha anche valore retroattivo, il che vuol dire che in caso di condanna in primo grado scatta la sospensione anche dopo la nomina alla carica pubblica ricoperta, così come vale per la decadenza in caso di sentenza definitiva.
La sospensione e la decadenza per le cariche locali e nazionali
La sospensione è espressamente prevista per le cariche comunali e regionali. Si applica per le condanne, anche non definitive, per una serie di reati. A cui si aggiungono anche i casi di chi ha “riportato una condanna a una pena non inferiore a due anni di reclusione per un delitto non colposo, dopo l’elezione o la nomina”. La sospensione vale per un massimo di 18 mesi e può cessare in caso di sentenza di non luogo a procedere, di proscioglimento, di assoluzione, di provvedimento di revoca della misura, ma anche di rinvio o annullamento.
Diverso il discorso per le cariche nazionali. In questo caso non viene espressamente prevista la sospensione, come confermato anche dalla Corte Costituzionale. Una scelta, quella espressa all’interno della legge Severino, che viene giustificata anche dal fatto che sono le stesse Camere a decidere sulla posizione dei loro eletti. Quindi, per la Corte Costituzionale, il principio della sospensione non è automatico per i parlamentari e per gli incarichi di governo, diversamente da quanto avviene per le Regioni e i Comuni.
La legge Severino, in sostanza, non prevede l’applicazione della sospensione per i deputati e per i senatori, così come per gli europarlamentari. Il che vorrebbe dire che per Salvini non scatterebbe in automatico la sospensione dalla carica di senatore (o, eventualmente, di esponente del governo) in caso di condanna in primo grado. Ci potrebbe, però, essere un diverso intervento giudiziario, che dovrebbe comunque passare il vaglio della Camera di appartenenza dello stesso Salvini, con un voto che autorizzerebbe la decisione giudiziaria, come avvenuto nel caso di Silvio Berlusconi per la sua decadenza.
Un rischio al momento più lontano, almeno da un punto di vista temporale, è quello dell’incandidabilità di Salvini alla Camera e al Senato. La legge Severino rende incandidabile e ineleggibile chi viene condannato in via definitiva a più di due anni di reclusione pre reati punibili almeno fino a quattro anni, o in caso di condanna definitiva a due anni di reclusione per una serie di reati a cui si aggiungono quelli contro la Pubblica amministrazione. Salvini potrebbe rientrare in uno di questi casi, in caso di condanna. Ma l’iter è molto lungo e dovrebbero prima esserci le sentenze di condanna in tre diverse gradi di giudizio. Inoltre, se la sentenza definitiva dovesse arrivare quando Salvini sarà ancora parlamentare, la Camera di appartenenza dovrà deliberare la sua eventuale decadenza.
Cosa potrebbe succedere a Salvini ora
Ora Salvini si trova di fronte a due possibilità: da una parte l’assoluzione da parte del tribunale, con la sostanziale conclusione del processo; dall’altra una condanna in primo grado. E da qua si aprirebbero altre tre strade. Salvini potrebbe essere condannato ma la Severino potrebbe non essere applicata, rimanendo i dubbi sulla sospensione della carica per deputati e senatori, non essendo espressamente prevista. Ci sarebbe poi l’eventualità della sospensione per 18 mesi, decisa dai giudici, dopo la condanna in primo grado. Infine, un’eventuale condanna di primo grado potrebbe arrivare anche in un momento diverso, in cui magari Salvini non è più senatore. E, magari, potrebbe essere in piena campagna elettorale. In quel caso ci troveremmo di fronte a una situazione particolare: Salvini potrebbe infatti candidarsi e potrebbe anche essere eletto, in caso di condanna in primo grado. Non sarebbe incandidabile. Eppure una volta eletto potrebbe poi incorrere nella sua immediata sospensione. Il che apre un altro tema politico: in questa ipotetica campagna elettorale il leader della Lega potrebbe utilizzare questo dato, in un’ottica un po’ vittimista, a suo vantaggio. Oppure potrebbe esser costretto ad ammettere che non potrà ricoprire alcuna carica al termine della campagna elettorale. Rendendo di fatto vana la sua elezione. E in questa eventualità è difficile sapere se le due ipotesi possano avvantaggiarlo o sfavorirlo.