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Green pass sul lavoro, i sindacati continuano a chiedere i tamponi gratuiti per tutti

Il segretario della Cgil torna sul decreto green pass appena approvato dal governo, che estende l’obbligatorietà a tutti i lavoratori dal 15 ottobre: “All’incontro il governo si è presentato avendo già definito una posizione di tutta la maggioranza – ha spiegato Landini – abbiamo ribadito che siamo per l’obbligo vaccinale e che se per lavorare bisogna pagare il tampone è un problema”.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Dal 15 ottobre il green pass sarà obbligatorio per tutti i lavoratori, pubblici e privati. I sindacati sono stati convocati più volte dal governo in queste ultime settimane, per un confronto sul tema cominciato a fine luglio, quando si è parlato per la prima volta di estendere la certificazione verde anche al mondo del lavoro. Da allora, in realtà, la linea dei sindacati non è cambiata praticamente per niente: no al green pass, sì all'obbligo vaccinale. Il governo, però, ha scelto la strada della certificazione – per quanto obbligatoria – che non impone il vaccino ma spinge in quella direzione, lasciando l'alternativa del tampone. E proprio su questo punto, una volta capito che si sarebbe arrivati all'estensione del green pass, i sindacati hanno cominciato a chiedere che i tamponi – nel caso – fossero gratuiti. Niente da fare anche su questo: per Palazzo Chigi sarebbe un disincentivo al vaccino.

Nel confronto con il governo sul nuovo decreto green pass i sindacati non hanno ottenuto quasi nulla, a parte la garanzia che in caso di violazione delle regole sulla certificazione verde i lavoratori non verranno licenziati. Anche se in generale l'esecutivo è andato avanti per la sua strada, anche rispetto alle schermaglie politiche: "All'incontro il governo si è presentato avendo già definito una posizione di tutta la maggioranza", ha spiegato il segretario della Cgil, Maurizio Landini, questa mattina a Radio 1. Il sindacalista ha sottolineato che, durante l'incontro, i leader delle tre sigle hanno "ribadito come senza obbligo vaccinale, ma con quello per il green pass, è evidente che serva anche il tampone per lavorare". Insomma, per Landini "se il lavoratore per lavorare deve pagare il tampone diventa un problema", perché parliamo di "persone che prendono 1.200-1.300 euro al mese e allora il tampone diventa un costo".

Secondo il segretario della Cgil, e più in generale secondo la linea dei sindacati, se non c'è un obbligo vaccinale imposto dallo Stato allora "c'è anche la libertà di non vaccinarsi". Perciò il ricorso al tampone, in questo ragionamento, deve essere garantito gratuitamente: "Riteniamo importante trovare una forma che temporaneamente affronti questo problema in modo che nel frattempo tutti si possano vaccinare convintamente – ha concluso Landini – Siamo per l'obbligo vaccinale perché il problema non è solo nei luoghi di lavoro ma in tutto il Paese".

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