Green pass obbligatorio sul lavoro, perché migliaia di persone rischieranno il posto secondo Zaia
Il green pass obbligatorio sul posto di lavoro sta per entrare in vigore in tutta Italia. A partire dal 15 ottobre tutti i lavoratori dovranno avere la certificazione verde per accedere fisicamente al loro impiego, ma a meno di una settimana dalla partenza non si placano le voci contrarie alla misura. È il turno di Luca Zaia, governatore del Veneto ed esponente simbolo della Lega, che in un'intervista a Repubblica si dice molto preoccupato per quello che accadrà nella sua Regione soprattutto, ma anche nel resto del Paese. Il punto, secondo il presidente veneto, è che le Regioni – la sua in primis – non sono in grado di garantire la possibilità di fare il tampone ogni due giorni a tutti i lavoratori non vaccinati. Quindi "scoppierà il caos", prevede Zaia.
Il problema non è più il lavoro, secondo il governatore, perché "le aziende scoppiano di salute", ma un po' di sano pragmatismo: "Non difendo affatto chi non si vaccina", ma dei 590mila in età da lavoro che mancano all'appello "gran parte non si vaccinerà mai". Testarli tutti ogni due giorni, però, è praticamente impossibile secondo Zaia, che fa una controproposta al governo: "Consentire di fare i test fai da te nelle aziende, con la sorveglianza delle imprese". Il governatore parla dei "tamponi nasali", che "sono certificati e diffusi in tutto il mondo", con "controllo direttamente in azienda".
Il costo è ancora a carico dei lavoratori, anche se, secondo Zaia, "molti imprenditori pagherebbero pur di non perdere il lavoratore". Quella del governatore del Veneto, però, non è una difesa dei no vax: "Cosa faranno questi 590mila senza protezione? Resteranno senza lavoro?", chiede Zaia. Bisogna "fare in modo che le scelte del governo siano applicabili nella vita reale". L'alternativa tampone, insomma, deve essere percorribile.