Green pass, il governo ci ripensa: verso la validità dalla seconda dose come quello europeo
La variante Delta fa paura, e l'unico modo per ostacolarla è vaccinare il più velocemente possibile. Ma ormai è chiaro che le prime dosi servono a poco, bisogna fare i richiami per spezzare la trasmissione. Perciò il governo riflette seriamente sull'idea di cambiare in corsa le regole per ottenere il green pass. Ad oggi, infatti, la certificazione verde italiana si ottiene se si è guariti dal Covid, effettuando un tampone con esito negativo oppure dopo quindici giorni dalla somministrazione della prima dose di vaccino. Il governo ha deciso, qualche settimana fa, di accelerare i tempi rispetto a quanto previsto dal green pass europeo, che invece verrà rilasciato a quindici giorni dalla dose immunizzante, ovvero la seconda (tranne che per il monodose di Johnson&Johnson).
Perché si pensa a rimodulare il green pass a causa della variante Delta
Una fuga in avanti valida solo in Italia, per partecipare a eventi, matrimoni e far visita ai parenti nelle Rsa, e non per viaggiare in Europa (in entrata e in uscita), dove – quando dal primo luglio sarà in vigore – verrà richiesta la seconda dose. A lanciare l'allarme è il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri, che a Radio 24 ha commentato: "È verosimile che la variante Delta ci costringerà a rimodulare il green pass, rilasciandolo dopo la seconda dose di vaccino". Poi ha aggiunto che "è presto per dirlo" e bisogna aspettare "i dati di una o due settimane". Sileri, però, ha difeso la decisione del governo di accelerare i tempi: "La scelta di rilasciare il green pass dopo la prima dose non è stato un errore, allora i dati ci dicevano questo – ha spiegato – Al momento una modifica non serve ma va messa in cantiere". Da medico e non da politico "dico che probabilmente si arriverà ad una rimodulazione".
Rimodulare il green pass significa rivedere i criteri con cui viene utilizzato sul territorio italiano, con le discoteche che – in tutto ciò – sono pronte a riaprire dopo il via libera del Cts. È stato il ministro Speranza ad annunciare che è già stato scaricato da quasi 14 milioni di cittadini, e presumibilmente una parte – per quanto minima – lo starà utilizzando. Sulla revisione delle modalità per ottenerlo, però, il ministro della Salute ha preso tempo: "Tutte le altre valutazioni verranno fatte passo dopo passo". È d'accordo con Sileri il suo collega e pari grado al ministero della Salute, Andrea Costa, che su La7 ha spiegato che "anche sul green pass dopo una prima dose di vaccino anti-covid, alla luce dei dati che abbiamo oggi, è forse necessaria una riflessione sulla quale fare un approfondimento". Certo bisognerà capire quali saranno le tempistiche di questa riflessione.
Come funziona negli altri Paesi dell'Unione europea: ognuno decide per sé
Per entrare e uscire dall'Italia è comunque necessaria la dose immunizzante (in alternativa a guarigione e tampone negativo), mentre alcuni Paesi europei, come Austria e Croazia, accettano turisti anche solo con la prima. Insomma, alla fine anche nell'Unione europea ogni Paese ha deciso diversamente. Grande caos anche sui tamponi, con l'Italia che accetta antigenici e molecolari mentre altri Stati, come ad esempio la Francia, solo i secondi. La stagione turistica sta per entrare nel vivo con la minaccia della variante Delta più viva che mai, perciò una riflessione su come riorganizzare i flussi di viaggiatori che cominciano a ripopolare gli aeroporti europei sembra sempre più urgente.