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Covid 19

Green pass, errore del governo: guariti dopo 6 mesi sono senza certificato e non possono rinnovarlo

Il green pass rilasciato ai vaccinati sta per essere prolungato, da 9 mesi a un anno. Ma lo stesso non avverrà per i guariti dal Covid, che si troveranno in un limbo: c’è una finestra, tra la scadenza del green pass e la possibilità di effettuare la prima dose di vaccino, durante la quale non si possiede più un documento valido ma non si può nemmeno ottenere una nuova certificazione.
A cura di Annalisa Cangemi
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Il governo si appresta a risolvere la questione della scadenza imminente del green pass per i vaccinati. Dopo il parere del Cts, che analizzerà la questione domani, con un emendamento che sarà inserito nel testo di conversione del decreto emanato dal governo lo scorso 6 agosto, l'esecutivo estenderà la durata della certificazione verde da 9 mesi a un anno. Ma questo intervento riguarderà soltanto chi si è sottoposto a vaccinazione.

Un prolungamento si è reso necessario perché già da ottobre molte persone che si sono vaccinate all'inizio del 2021 resteranno scoperte, e visto che in questa platea rientrano soprattutto gli operatori sanitari, che sono obbligati a immunizzarsi per poter lavorare, si è pensato di prolungare la validità del documento. Nessuno però ha ancora pensato di modificare la durata del green pass che viene dato a chi ha contratto l'infezione ed è guarito: in questo caso il pass durerà sempre 180 giorni.

Dalle Faq sul sito della Presidenza del Consiglio, pubblicate per chiarire il funzionamento della certificazione verde, sembra però che la durata del lasciapassare venga calcolata a partire dal tampone negativo, che attesta il superamento della malattia: "Nei casi di guarigione da COVID-19 la Certificazione sarà generata entro il giorno seguente e avrà validità per 180 giorni (6 mesi)", si legge. È vero che il green pass sarà attivo subito dopo la guarigione, ma il conteggio dei 6 mesi inizia dal primo tampone positivo, quindi dalla data d'inizio dell'infezione. La differenza non è di poco conto, si tratta di una falla burocratico-amministrativa.

I guariti rischiano di rimanere senza green pass per settimane

La circolare ministeriale che è stata inviata a fine luglio, che fornisce indicazioni sui tempi della somministrazione del siero anti Covid ai guariti, dice chiaramente che "È possibile considerare la somministrazione di un’unica dose di vaccino anti-SARSCoV-2/COVID-19 nei soggetti con pregressa infezione da SARS-CoV-2 (decorsa in maniera sintomatica o asintomatica), purché la vaccinazione venga eseguita preferibilmente entro i 6 mesi dalla stessa e comunque non oltre 12 mesi dalla guarigione", dunque dal tampone negativo.

Significa che c'è una finestra, tra la scadenza del green pass e la possibilità di effettuare la prima dose di vaccino (che varia ovviamente da caso a caso perché diversa è la durata della malattia), durante la quale non si possiede più un documento valido ma non si può nemmeno ottenere una nuova certificazione. Anche perché per avere il green pass dopo la dose del vaccino devono comunque passare due settimane. Un vero e proprio ‘buco', durante il quale chi ha bisogno del pass per lavorare, perché magari è un insegnante o un medico, non può fare altro che sottoporsi a tampone molecolare, a spese proprie. E in questo caso otterrà comunque un documento che vale solo 48 ore.

Ma la circolare del ministero della Salute è in contrasto con le norme sul green pass per i guariti anche per un'altra ragione: come mai è possibile vaccinarsi fino a un anno dopo la guarigione, ma la certificazione verde per le stesse persone dura soltanto 6 mesi? La stessa domanda se la pone Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri (Fnomceo), che in un'intervista a Fanpage.it dice: "Il green pass per i guariti andrebbe sicuramente esteso. Se il ministero dice che il richiamo si può fare fino a 12 mesi dalla guarigione, anche il green pass deve essere portato a 12 mesi, c'è un'incongruenza". E ancora: "Se consenti di poter posticipare la vaccinazione devi consentire anche di prolungare la certificazione verde, le due cose vanno insieme. Visto che devono fare una modifica legislativa la facciano per tutti, per vaccinati e guariti".

Il governo non ha ancora affrontato il problema, anche se fonti del ministero della Salute hanno riferito a Fanpage.it che il tema sarà comunque oggetto di studio nelle prossime settimane. Si tratta di una situazione paradossale, anche perché nel frattempo l'esecutivo discute anche di allargare la certificazione verde ad altri ambiti della vita sociale: si parla di renderlo obbligatorio in tutti i luoghi di lavoro (nelle mense aziendali lo è già) e sui trasporti locali. Dal 1 settembre il documento sarà richiesto sui trasporti a lunga percorrenza, e sarà obbligatorio nelle università e per i docenti.

Per quanto riguarda la scuola ancora una volta il ministro dell'Istruzione Bianchi ha ricordato che i tamponi verranno rimborsati solo per i fragili. Chi pagherà i test per tutti quelli che rimarranno esclusi dalla certificazione verde per via di una norma contraddittoria?

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