Green Pass, dalla stretta in zona gialla ai nuovi criteri per il rilascio: le ipotesi sul tavolo
È atteso in settimana il decreto sul nuovo utilizzo del Green Pass, che dovrebbe cambiare le regole non solo per il rilascio, ma anche rispetto all'elenco dei luoghi e delle situazioni in cui la certificazione verde verrà richiesta. Intanto si continuano a discutere le diverse ipotesi sul tavolo e la politica è divisa: da un lato c'è chi insiste perché il passaporto sanitario si utilizzi solamente per i grandi eventi, come concerti o competizioni sportive (ma anche le discoteche), mentre dall'altro si chiede di replicare il modello francese, quindi usando il Green Pass anche per bar, ristoranti e mezzi di trasporto, per arginare l'aumento dei contagi.
La questione, quindi, è ancora aperta con il centrodestra che si oppone ad un utilizzo generalizzato, sostenuto invece dal Partito democratico e da Italia Viva. Matteo Salvini ha usato parole dure contro l'obbligo definendolo una "cazzata pazzesca" che porterebbe solo a un "casino totale" e sottolineando che abbia senso ricorrervi allo stadio, ma non per prendere un treno o per andare in pizzeria. Da parte sua invece, Enrico Letta ha definito la Lega irresponsabile.
Una delle ultime proposte sul tavolo è quella di cambiare le regole solamente in zona gialla, dove è probabile che rientrino a breve alcune Regioni se non si riuscirà ad arginare l'aumento della circolazione del virus. In zona bianca si chiede che tutto rimanga come è ora, limitando la stretta alla zona gialla. Insomma, Green Pass anche per bar, ristoranti bus e treni solamente dove la situazione epidemiologica è in peggioramento: "L'idea è quella di pensare a una modulazione e gradualità a seconda del quadro della regione: si possono cioè prevedere intensificazioni dell'utilizzo del Green Pass a seconda della situazione", ha commentato il sottosegretario alla Salute, Andrea Costa.
Sembra che si sia arrivati invece a una decisione per quanto riguarda il rilascio del Green Pass, che dovrebbe avvenire una volta trascorsi 14 giorni dalla seconda dose, e non due settimane dopo la prima come avviene attualmente. Un adeguamento alle regole europee insomma, che già prevedono che la Certificazione Covid possa essere scaricata solamente in seguito al richiamo.