Il Presidente Mattarella, questa mattina, ha visitato a sorpresa la scuola “D. Manin” di Roma, in un quartiere ad altissima percentuale di bambini di origine cinese.
Un gesto semplice, parrebbe banale, molto politico. Poi il Presidente ha postato una foto con bambine e bambini intorno a lui, che ridono e fanno le bocche belle. Sono bambini "neri, gialli e bianchi", tutti insieme come dovrebbero essere sempre, accanto alla maestra, in una scuola.
E' l'odio che deve farci paura, prima del Coronavirus.
I bambini che non vanno a scuola sono un problema, non mandarli.
Le scuole chiuse sono un problema, non le scuole spalancate.
Chi ha paura dei bambini ha paura della parte più libera della società.
Chi ha paura dei colori è capace di vedere solo nero.
Se avessimo una legge decente sulla cittadinanza, lo Ius Soli ad esempio, potremmo dire che sono tutti bambini italiani, di vari colori.
Invece abitiamo in un piccolo stivale di mondo dove qualcuno viaggia in tramvia con una busta di plastica in testa per paura del Coronavirus, qualcuno lancia sassi, altri disertano i negozi e i ristoranti gestiti da orientali, non si riconosce un giapponese da un cinese, si insultano i turisti con gli occhi "a mandorla" quando passeggiano per strada, qualcuno attacca fuori un cartello con scritto "vietato l'ingresso ai cinesi".
Questo è il mondo dove abitiamo, e allora abbiamo bisogno anche di riconoscersi in un uomo chiamato Sergio Mattarella, presidente della Repubblica italiana, che entra in una scuola, accarezza qualche testa, poi gli scappa da ridere – anche a lui così parco di sorrisi – i bambini non stanno sempre così composti, e poi si presta a battute e foto. Così, per ricordare a tutti noi che di fronte alla banalità del male può esserci anche la semplicità del giusto.