“Ok, dov’è la fregatura?”. Le agenzie di stampa hanno appena battuto il “sì” di Silvio Berlusconi al “Mezzo Italicum” che I “dispacci d’ansia” si diffondono tra centristi, neocentrodestristi, minoranze e partitini. La mossa del caimano ha spiazzato un’altra volta tutti: Berlusconi ha dato personalmente e nella maniera più ufficiale possibile il via libera al famigerato emendamento D’Attorre, che prevede che la nuova legge elettorale sia valida solo per la Camera. E per il Senato?
LARGHE INTESE MON AMOUR- Per chi vede il bicchiere mezzo pieno (alfaniani ottimisti in primis) il problema non si pone: l’approvazione dell’emendamento D’Attorre significa infatti che la legislatura va avanti fino all’abolizione del Senato in quanto assemblea legislativa. Ma in realtà la situazione di fatto è ben diversa: se la legislatura si interromperà anticipatamente, gli italiani saranno chiamati alle urne con due sistemi diversi: maggioritario a doppio turno per la Camera e proporzionale per il Senato.
Risultato: il candidato premier che vince il ballottaggio per la Camera ottiene la maggioranza a Montecitorio, riceve l’incarico di formare il governo e va quindi a cercarsi una maggioranza anche a Palazzo Madama. Larghe intese servite, quindi, con Pd e Fi “costretti” a governare insieme e con la pattuglia alfaniana ridotta a una decina di parlamentari. Pd e Fi, ovvero Matteo Renzi e Silvio Berlusconi. Già: ma come sono i rapporti tra i due?
IL “GRAVE DISAPPUNTO” DI SILVIO? UN ATTO DOVUTO – “Prendiamo atto con grave disappunto della difficoltà del Presidente del Consiglio di garantire il sostegno della sua maggioranza agli accordi pubblicamente realizzati”: la nota con l’ok di Berlusconi al Mezzoitalicum inizia con questa critica, che però fa storcere il naso ai più smaliziati. “Sembra un buffetto dato al nipotino che non ha fatto bene i compiti – sussurra un parlamentare molto bene informato – ma solo per accontentare chi in Forza Italia chiede di essere più severi e anche per non mettere in difficoltà il premier. In realtà, Renzi e Berlusconi continuano ad avere un accordo di ferro. La dimostrazione? L’ok all’emendamento D’Attorre è una vittoria su tutta la linea di Forza Italia: non si pone alcuna scadenza temporale per nuove elezioni e se si vota così il Pd non potrebbe mai essere autosufficiente al Senato”. Non solo!
IL SENATO E IL PREMIO NAZIONALE – Da settimane i più smaliziati fra gli osservatori avevano sottolineato che attribuire un premio di maggioranza su base nazionale al senato, come previsto nell’Italicum, sarebbe stato incostituzionale. Il rischio di una bocciatura era gigantesco, e quindi si prevedeva una soluzione di questo genere. Che, puntualmente, è arrivata.
Una mossa, quella di Berlusconi, che consolida ulteriormente la posizione di Denis Verdini all’interno del partito: è lui la sponda più solida di Matteo Renzi tra gli azzurri. Ne è prova il nervosismo di molti azzurri che spingono per una linea molto più dura nei confronti del Presidente del Consiglio, e che ora sono di nuovo in allarme. Appena questa mattina, tanto per fare un esempio, il capogruppo alla Camera azzurro Renato Brunetta si era esposto in maniera nettissima contro l’emendamento D’Attorre, ed è stato clamorosamente smentito dal suo stesso leader.
SUGLI ESTERI TUTTO OK: SILVIO SODDISFATTO – Per finire, un altro dettaglio tutt’altro che trascurabile: “Ribadiamo – conclude la nota di Berlusconi – una chiara opposizione sui temi economici e sociali”. Implicita approvazione della linea “moderata” nei confronti della Russia che Matteo Renzi sta tenendo sulla crisi in Ucraina: da questo punto di vista, infatti, il premier non sta deludendo il suo predecessore, grande amico di Vladimir Putin e di Israele. Ma questo Silvio a Matteo l’aveva già fatto sapere…