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Gpa, Roccella si rimangia tutto: “Mai istigato i medici a denunciare, ma ‘utero in affitto’ è un orrore”

La ministra della Famiglia Eugenia Roccella dice di non aver mai chiesto ai medici di denunciare eventuali reati di Gpa commessi all’estero, dopo l’introduzione della legge: “Se una legge non piace, si fa una battaglia per cambiarla, o si fa disobbedienza civile assumendosene le conseguenze: non si cerca di eluderla”.
A cura di Annalisa Cangemi
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La ministra per la Famiglia Eugenia Roccella ha risposto al Question time alla Camera a un'interrogazione del deputato Riccardo Magi (Più Europa) proposito del presunto obbligo per i medici di denunciare eventuali casi di bambini nati con gestazione per altri all'estero, pratica che il governo ha dichiarato illegale, con la recente normativa sulla Gpa reato universale.

La ministra aveva già sollevato l'argomento, provocando la reazione dei medici, i quali hanno ribadito che il dovere di cura e il rapporto di fiducia con il paziente vengono prima, e che non possono trasformarsi in delatori. "Non c'è dubbio che il medico debba essere esonerato dall'obbligo di denuncia nei confronti del proprio paziente", ha dichiarato in un'intervista a Fanpage.it Filippo Anelli, presidente Fnomceo. Secondo i medici insomma non sono tenuti a segnalare eventuali violazioni della legge sulla Gpa alla Procura, come ha chiesto esplicitamente la ministra. "A nostro avviso si tratta di dichiarazioni gravissime e inconsistenti dal punto di vista giuridico", ha detto l'onorevole Magi.

"Noi conosciamo bene le procedure e le norme su quella che lei ha chiamato gravidanza e per altri, e altri con maggiore trasparenza sulla transazione economica definiscono ‘utero in affitto'. Forse è l'interrogante a non conoscere bene la normativa, che da 20 anni punisce penalmente non soltanto la realizzazione, ma anche la promozione e l'organizzazione della pratica, che per la Corte Costituzionale "mina nel profondo le relazioni umane", e per la Cassazione "riduce il corpo della donna a incubatrice meccanica, assecondando un'inaccettabile mercificazione del corpo", una pratica che "offende in modo intollerabile la dignità delle donne, anche in assenza di una condizione di bisogno e a prescindere dal concreto accertamento dell'autonoma e incondizionata formazione del suo processo decisionale"

"Di questo divieto che è stato troppe volte aggirato, la legge Varchi garantisce semplicemente una maggiore effettività. Io non ho mai istigato nessuno a denunciare, né i medici né altri. Del resto, da libertaria, non ho mai denunciato nessuno, mi sono semmai autodenunciata, perché penso che se una legge non piace, si fa una battaglia per cambiarla, o si fa disobbedienza civile assumendosene le conseguenze: non si cerca di eluderla. Interpellata al volo a margine di un evento, ho detto semplicemente un'ovvietà: che i pubblici ufficiali, e i medici come è noto possono essere fra questi, segnalano eventuali violazioni delle leggi"

"In pochi secondi – ha aggiunto la ministra – non ho avuto modo di esplicitare un'altra ovvietà, che però in altre occasioni ho spiegato. E cioè che a ogni professione corrispondono regole specifiche, e a maggior ragione questo vale per un medico, per la particolarità e la delicatezza del rapporto di cura. Non a caso, per i medici, il codice penale prescrive sia la segnalazione della notizia di reato sia un'eccezione nel caso in cui il paziente possa avere conseguenze penali. È un dilemma che i medici affrontano da sempre. A nessuno però verrebbe in mente di parlare di ‘delazione' quando i medici esercitano questa responsabilità di fronte, per esempio, a sospetti casi di violenza, di abuso su minori, di incidenti sul lavoro, o ancora di obbligo vaccinale, o di traffico di organi".

Secondo Roccella, "la verità" è che "l'utero in affitto da alcuni non è percepito come reato, e neanche come un disvalore" ed ha aggiunto: "la nostra legge è stata salutata invece con entusiasmo, per esempio, dalle reti internazionali del femminismo abolizionista, che ritengono, come la Cassazione e la Consulta, che la maternità surrogata sia un orrore, e che la nostra legge sia un atto di grande civiltà".

La replica di Magi

"Ringrazio la ministra che ha definito come ‘ovvietà' quello che non era ovvio. Tutti noi sappiamo che il codice deontologico dei medici indica il dovere di curare come prevalente su qualsiasi altro obbligo. Le sue parole hanno espresso una inquietante concezione del ruolo del medico. Il problema è nella norma che voi avete realizzato", ha detto Magi nella sua replica.

"Lei ha descritto la gestazione per altri con parole insultanti nei confronti di quelle donne che liberamente scelgono di portare avanti quelle gravidanze, così come nei confronti dei nati e delle famiglie di quei nati. Questo non cancella la concezione inquietante che lei ha espresso. Avete bisogno che i medici diventino una sorta di polizia surrogata. A quando l'introduzione di una polizia morale? Avete introdotto una norma inapplicabile, discriminatoria, in contrasto con il diritto dell'Ue. Quando quella legge sarà disapplicata o sarà ritenuta formalmente illegittima, già sentiamo le vostre affermazioni: sarà colpa della magistratura politicizzata".

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