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Governo cambierà il testo unico sull’immigrazione: “Troppe anomalie negli ingressi con decreto flussi”

Dopo l’esposto presentato dalla premier Meloni al procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo, il governo, per bocca del sottosegretario Mantovano, insiste e dice di voler cambiare il Testo Unico sull’immigrazione, per eliminare le “storture” del decreto flussi.
A cura di Annalisa Cangemi
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Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Mantovano, durante un'audizione alla commissione Antimafia, ha confermato che il governo intende cambiare il Testo Unico sull'immigrazione, "puntando a modificare sul piano amministrativo e normativo" i tratti che hanno portato alle "storture" delle frodi sugli ingressi, che coinvolgono la criminalità organizzata, in base al meccanismo dei decreti flussi, "sempre nel rispetto del principio della legge del 1998 di consentire l'ingresso in Italia solo a chi ha la certificata prospettiva di lavorare, che deve però tradursi in un lavoro concreto".

Il sottosegretario Mantovano è intervenuto dopo l'esposto presentato lo scorso 5 giugno dalla premier Giorgia Meloni al procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo sulle anomalie registrate negli ingressi tramite il decreto flussi. Le principali anomalie sarebbe l'alto numero di domande di nulla osta al lavoro, che in alcune Regioni, come la Campania, sarebbe sproporzionato rispetto al numero dei potenziali datori di lavoro. Sospetta appare poi la percentuale bassissima di stranieri che ottiene il visto per ragioni di lavoro in base al decreto flussi e che poi sottoscrive davvero un contratto di lavoro.

L'iniziativa della presidente del Consiglio, ha detto Mantovano "è stata sottoposta a critica sotto vari profili però solo su uno di essi vorrei soffermarmi: c'è chi ha osservato una sorta di ‘sgrammaticatura istituzionale' sostenendo che la Procura nazionale antimafia e antiterrorismo non ha potere di indagine". La Procura ha "funzioni di impulso nei confronti dei procuratori distrettuali al fine di rendere effettivo il coordinamento dell'attività di indagine. Quindi non era fuori luogo rivolgersi a Melillo visti i suoi poteri di impulso". Il riferimento è alla risposta fornita dopo l'esposto dalla Procura Antimafia, secondo cui non sarebbe possibile aprire un fascicolo d'indagine, perché "la Direzione nazionale antimafia ha funzioni di impulso e coordinamento di indagini delle procure distrettuali".

La presidente del Consiglio aveva già chiarito le intenzioni dell'esecutivo, ovvero modificare la legge e in particolare "i tratti che hanno portato a queste storture, lo faremo nel rispetto del principio che ispirò la Bossi-Fini che ha regolamentato il fenomeno in questi anni, cioè consentire l'ingresso in Italia solo a chi è titolare di un contratto di lavoro. L'obiettivo è ristabilire un principio inderogabile: in Italia si entra regolarmente se si ha un contratto di lavoro e non intendiamo più consentire al criminalità organizzata di aggirare lo Stato per portare avanti i suoi ignobili traffici".

Meloni aveva già spiegato che "i flussi regolari di immigrati per ragioni di lavoro vengono utilizzati in maniera fraudolenta e come canale ulteriore di immigrazione irregolare. Significa che ragionevolmente la criminalità organizzata si è infiltrata nella gestione delle domande e i decreti flussi sono stati utilizzati come meccanismo per consentire l'accesso in Italia per una via formalmente legale e priva di rischi a persone che non ne avrebbero avuto diritto, verosimilmente dietro pagamento di somme di denaro".

"L’ipotesi di infiltrazione criminale appare avvalorata dalla constatazione che la stragrande maggioranza degli stranieri entrati in Italia negli ultimi anni avvalendosi del decreto flussi proviene da un unico Stato, il Bangladesh, in relazione al quale le autorità diplomatiche hanno prospettato l’effettiva esistenza di fenomeni di compravendita di visti per motivi di lavoro”, ha detto ancora Alfredo Mantovano, nel corso dell’audizione in Commissione Antimafia.

"C'è stata un'accelerazione delle indagini" sulle frodi negli ingressi in Italia con il decreto flussi "proprio a seguito dell'esposto presentato nel giugno scorso dalla premier Giorgia Meloni al procuratore nazionale Antimafia ed Antiterrorismo Giovanni Melillo", ha spiegato ancora il sottosegretario.

Ad esempio, ha spiegato Mantovano, "un'indagine a Salerno ha rivelato un tariffario di migliaia di euro per ciascuna delle fasi dell'ingresso regolare con la cointeressenza di clan camorristici. Noi – ha sottolineato – non vogliamo sostituirci all'autorità giudiziaria ma riteniamo di aver fornito un primo quadro di insieme utile per rimuovere le cause del fenomeno".

Già prima dell'esposto, comunque, ha poi ricordato il sottosegretario, "c'erano svariate procure che indagavano su questo fenomeno. Il solo comando dei Carabinieri per la tutela del lavoro a partire dall'ottobre 2022 ha avviato 186 indagini, 66 concluse, con oltre 60mila istanze sospettate di condotte fraudolente. In una città del Sud un clan ha gestito l'iter amministrativo di 6mila istanze di ingesso in Italia con il decreto flussi, al costo di 6mila euro l'una. E si è scoperto che le istanze erano state trasmesse da solo due inseritori, un caf ed un patronato".

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