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Governo, via libera al nuovo decreto: cosa prevede sull’ergastolo ostativo

Il primo decreto del governo Meloni interviene, tra le altre cose, anche sull’ergastolo ostativo. La misura, che la Corte costituzionale aveva giudicato illegittima un anno e mezzo fa, viene sostituita, ma i criteri per chi è condannato all’ergastolo e richiede i benefici penitenziari restano molto stringenti.
A cura di Luca Pons
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Nel Consiglio dei ministri di oggi, il governo Meloni ha preso due decisioni importanti in materia di giustizia. Per prima cosa, ha rinviato al 30 dicembre l'attuazione della riforma Cartabia. Inoltre, ha varato una provvedimento che sostituisce l'ergastolo ostativo, ovvero quella misura per cui chi è condannato all'ergastolo non può ricevere la libertà condizionale (ma neanche lavori all'esterno, semilibertà o altri benefici penitenziari), se non collabora con la giustizia. I casi principali per cui si applica l'ergastolo ostativo sono quelli di persone condannate per reati di mafia.

L'ergastolo ostativo era previsto dall'articolo 4 bis dell'Ordinamento penitenziario, e il 15 aprile 2021 la Corte costituzionale l'aveva giudicato non compatibile con i principi della Costituzione: tra le altre cose, l'impossibilità di raggiungere alcuni benefici era stata ritenuta contraria all'idea che la pena carceraria debba essere un percorso di rieducazione, e non una semplice punizione.

La Corte aveva dato al Parlamento un anno di tempo, per intervenire per evitare di cancellare la norma del tutto. A marzo di quest'anno, la Camera aveva quindi approvato – con l'astensione di Fratelli d'Italia – un disegno di legge che superava l'ergastolo ostativo, per cui la Corte aveva rimandato ancora la decisione. La caduta del governo e le elezioni anticipate, poi, hanno impedito che la legge venisse approvata definitivamente.

L'udienza finale della Corte costituzionale è fissata per l'8 novembre. Per questo, il governo ha deciso di procedere con un intervento d'urgenza, riprendendo la proposta di legge che era stata approvata alla Camera. Per i condannati per reati di mafia o terrorismo, si prevedono ancora criteri molto stringenti per accedere ai benefici penitenziari.

Come funziona la norma che sostituisce l'ergastolo ostativo

I criteri saranno principalmente due: la persona condannata dovrà avere una condotta risarcitoria, e dimostrare che sono cessati i suoi collegamenti con la rete mafiosa. Con "condotta risarcitoria" si intende il risarcimento, anche economico, dei danni arrecati alle proprie vittime. In più, come detto, sarà necessario dimostrare – con "elementi specifici", e non semplicemente con la buona condotta carceraria – di non avere più collegamenti con le proprie organizzazioni, anche indirettamente o tramite persone terze, e di non essere a rischio di ripristinare questi collegamenti.

Inoltre, per decidere di concedere i benefici penitenziari a una persona condannata all'ergastolo, il giudice di sorveglianza sarà obbligato a raccogliere una serie di pareri (il pubblico ministero che ha seguito il processo, il Procuratore nazionale antimafia, il carcere dove la persona è detenuta) ed effettuare diversi controlli (un accertamento delle condizioni economiche della persona in questione, ma anche del suo nucleo familiare e delle persone a esso collegate). Se questi pareri e accertamenti non arriveranno entro 90 giorni dalla richiesta, il giudice dovrà comunque prendere una decisione, motivando la sua scelta.

Anche una volta ottenuta una forma di benefici penitenziari, la Guardia di finanza potrà procedere alla "verifica della relativa posizione fiscale, economica e patrimoniale" per verificare se ci siano eventuali illeciti in materia economica e finanziaria e che siano rispettati i criteri .

Oltre ai criteri stringenti già elencati, il decreto del governo Meloni prevede anche che le persone condannate all'ergastolo non possano accedere ai benefici penitenziari prima di aver scontato almeno 30 anni di pena in carcere. In caso di condanne inferiori all'ergastolo, andranno scontati comunque due terzi della pena.

L'intenzione è che per chi decide di non collaborare – o anche per chi vuole collaborare ma non può fornire informazioni rilevanti – l'accesso alla libertà condizionale e altri benefici sia limitato e arrivi solo dopo molto tempo. Andrea Delmastro Delle Vedove, il responsabile della Giustizia per Fratelli d'Italia, aveva già dichiarato: "Tutto quello che si può fare per mantenere il carcere duro, si farà".

Secondo l'organizzazione per i diritti dei detenuti Nessuno tocchi Caino, ci sono circa 1200 persone detenute condannate all'ergastolo per reati di magia o terrorismo che si trovano in regime "ostativo". A queste si rivolge la modifica approvata oggi dal Consiglio dei ministri.

Sul tema dell'orgastolo ostativo, il ministro della Giustizia Carlo Nordio si era espresso anche prima del Cdm di oggi. "La certezza della pena, che è uno dei caposaldi del garantismo, prevede che la condanna debba essere eseguita, ma questo non significa solo carcere e soprattutto non significa carcere crudele e inumano", aveva detto. Tra le misure da implementare, aveva indicato più lavoro e più sport per le persone detenute, da svolgere non necessariamente fuori dal carcere.

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