Governo sblocca i fondi per il Reddito di libertà, chi potrà ottenere 500 euro al mese e come chiederli
Finalmente, nelle prossime settimane il reddito di libertà dovrebbe tornare a essere utilizzabile dopo quasi un anno di blocco. Lo strumento, un assegno che può valere fino a 500 euro al mese destinato alle donne vittime di violenza che sono in situazioni di difficoltà economica e vengono seguite da centri antiviolenza, era stato varato nel 2020 dal secondo governo Conte. Lo scorso anno, la manovra del governo Meloni – anche grazie a un contributo significativo delle opposizioni – aveva rifinanziato la misura con 10 milioni di euro all'anno nel 2024, 2025 e 2026. In tutto, quindi, 30 milioni di euro.
Perché il decreto per sbloccare i fondi era così atteso
Il problema è che per misure di questo tipo non basta stanziare i soldi. Serve poi un intervento del governo che stabilisca concretamente come utilizzarli: come devono essere divisi tra le Regioni, e come le singole donne possono fare domanda per ottenerli. Per questo decreto interministeriale si è dovuto aspettare quasi un anno, ma adesso il testo è arrivato. Stando a quanto riportato dal Sole 24 Ore, dovrebbe essere vicino alla pubblicazione in Gazzetta ufficiale.
Il decreto siglato dai ministri Roccella (Pari opportunità), Calderone (Lavoro e politiche sociali) e Giorgetti (Economia) contiene proprio queste informazioni. La ripartizione tra le Regioni sarà basata sul numero di donne tra i 18 e i 67 anni residenti nel territorio regionale. Le domande invece verranno gestite dall'Inps. Ciascuna Regione potrà usare i propri fondi, oppure quelli statali dedicati alle pari opportunità, per aumentare le risorse dedicate al reddito di libertà.
Quanto vale il reddito di libertà e chi lo può ottenere
Il reddito può valere fino a 500 euro al mese, come detto, ed essere erogato per un massimo di dodici mesi consecutivi. Ciascuna può ottenerlo una sola volta, e non è rinnovabile. A riceverlo sono quelle donne vittime di violenza che, magari proprio per la scelta di lasciare un compagno violento, vivono in condizioni di povertà e sono seguite da centri antiviolenza. Può fare domanda sia chi ha figli che chi non ne ha.
Come richiedere il reddito e cosa fare se la domanda era stata respinta
Il problema è che, proprio perché mancava questo decreto attuativo, nel corso del 2024 i soldi che erano già stanziati si sono esauriti e non è stato possibile usare quelli nuovi. Così, molte donne hanno visto la loro richiesta respinta per mancanza di fondi.
Il decreto spiega che in questo caso la domanda dovrà essere ripresentata, utilizzando l'autocertificazione fornita dall'Inps. Oltre all'autocertificazione deve esserci anche una dichiarazione compilata dal centro antiviolenza e dai servizi sociali per dimostrare che la donna richiedente è inserita in un percorso di emancipazione, e che c'è un urgente bisogno del reddito di libertà nella sua situazione. Il reddito si potrà sempre cumulare con altri aiuti, come l'Assegno di inclusione.
Come detto, chi aveva fatto domanda ma si è visto dire ‘no' perché non c'era risorse ora potrà tornare a farlo, anche se deve aspettare che il decreto venga pubblicato ed entri in vigore ufficialmente. Dovrebbe trattarsi di una questione di giorni. Il testo della norma prevede anche che, per i primi 45 giorni dopo la pubblicazione del decreto, chi aveva già fatto una domanda respinta per mancanza di fondi avrà la priorità. Passato questo tempo, chi non ha ripresentato la domanda non avrà più ‘corsie preferenziali' ma potrà comunque fare una nuova domanda.