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“Governo grottesco, decreto Cutro viola la Costituzione”: la relazione di minoranza alla Camera

Con una relazione di minoranza, +Europa invita tutte le opposizioni a non votare il decreto Cutro, oggi all’esame della Camera. Si tratta, si legge nel documento, di un provvedimento completamente irricevibile che in alcuni articoli viola palesemente la Costituzione.
A cura di Annalisa Girardi
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Le migrazioni sono qualcosa di connaturato alla storia, sono un fattore di sviluppo e arricchimento per i Paesi di destinazione. Ma il governo italiano è inadeguato di fronte alle sfide che si presentano e i suoi provvedimenti, come il decreto Cutro, sono irricevibili. È questo, in sostanza, il contenuto della relazione di minoranza presentata da Riccardo Magi, di +Europa, alla Camera dove è in corso l'esame del provvedimento del governo in materia di flussi regolari e contrasto all'immigrazione irregolare.

In primo luogo, sottolinea il deputato, c'è un problema di metodo. Il decreto è stato trattenuto per ben 45 giorni al Senato e il suo passaggio alla Camera diventa così puramente formale, senza dare davvero spazio a un dibattito e alle possibilità di modifica. Per Magi, tuttavia, non avrebbe senso modificare un provvedimento che è "irricevibile in toto" e che, in diversi articoli è "un’evidente violazione" della Costituzione.  E spiega perché.

Il decreto del governo, secondo il deputati, è "il prodotto di un'ideologia basata su una lettura storica e su un'interpretazione errate dello sviluppo attuale", per cui "il fenomeno delle migrazioni umane è un aspetto coessenziale all'evoluzione della specie". Magi cita la stessa storia dell'Italia, uno dei principali Paesi di provenienza dei migranti, che sono partiti tanto verso le Americhe quanto verso il Nord Europa.

Perché non ha senso parlare di sostituzione etnica

Le migrazione, prosegue, "hanno costituito un fattore di sviluppo e di arricchimento dei Paesi di destinazione". Hanno portato manodopera e contributo alla crescita, ma anche diversificazione culturale. In un Paese dove il calo demografico risulta essere un grosso problema, anche per fini previdenziali e di entrate tributarie, i flussi migratori possono essere estremamente positivi. A chi tira in ballo il concetto di "sostituzione etnica", "pericolosamente limitrofo alle teorizzazioni razzistiche che nel ventesimo secolo hanno portato immani tragedie", Magi risponde citando una serie di politici statunitensi di origini italiane, sottolineando come Oltreoceano a nessuno verrebbe in mente di portare avanti argomentazioni del genere, consapevoli che "si tratta del naturale effetto della mobilità umana nel corso dei secoli e dell’epoca contemporanea".

Di fronte a tutto questo, alle sfide dell'immigrazione e dell'integrazione, il governo non è all'altezza, si legge ancora nella relazione. "Non saranno il grottesco atteggiamento del ministro Piantedosi (« Non ci si dovrebbe mettere in mare se si rischia la vita dei propri figli ») né gli articoli 8 e seguenti del decreto legge al nostro esame a fermare questa triste pratica. In essa purtroppo il nostro Paese è invischiato profondamente, se è vero come è vero che vige ancora – per esempio – il Memorandum con la Libia in virtù del quale il controllo delle partenze è affidato, in sostanza, proprio a trafficanti di uomini della Guardia costiera libica, capeggiati da Abdul Rahaman detto Bija".

Come il decreto Cutro cambia il sistema di accoglienza

C'è poi tutta la questione dell'accoglienza. Secondo Magi il governo la affronta considerando "l’immigrazione come illecito penale in sé". Nel decreto si parla infatti di costruire nuovi hotspot, "i quali altro non divengono che carceri a cielo aperto, con l’aggravante che – dato che è permessa la deroga a ogni disposizione di legge – le nuove strutture potrebbero rivelarsi fonte di guadagno incontrollato per quanti risultassero assegnatari di incarichi e appalti in favore dei nuovi hotspot". E si escludono i richiedenti asilo dal Sistema di accoglienza e integrazione (Sai).

"In definitiva, di fronte all’immensità del problema delle migrazioni, il governo presieduto da Giorgia Meloni predilige un’ottica nichilista e riduttiva e sceglie ancora una volta di identificare nemici simbolici: gli « scafisti », che spesso sulle barche dei disperati neanche salgono, e le organizzazioni non governative, che si calano nella realtà drammatica del Mar Mediterraneo e svolgono il ruolo che lo spirito di umana solidarietà dovrebbe imporre a qualsiasi Paese civile, prima ancora delle numerose norme di diritto internazionale", si legge ancora nella relazione.

"Lo stato di emergenza è un'ammissione di inadeguatezza"

Che conclude chiedendo al governo di non affrontare la questioni complessa, quanto secolare, della mobilità umana come un mero problema di ordine pubblico. Infine, non manca l'accusa: dichiarando lo stato di emergenza l'esecutivo ha sostanzialmente ammesso la sua inadeguatezza. "Pensare all’immigrazione come a un fenomeno di emergenza transitoria denuncia ancora una volta la volontà di drammatizzare propagandisticamente il problema senza saperne leggere cause e dinamiche. Per questi motivi, invito l’Assemblea a non convertire il decreto-legge n. 20 del 2023", chiude la relazione.

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