Governo diviso sul piano europeo per le armi. Lega: “Esercito Ue servirà a punire chi non obbedisce”

La proposta dell’Unione europea per un piano di riarmo che mobiliti fino a 800 miliardi di euro ha spaccato il governo Meloni: la Lega si schiera apertamente contro, mentre Forza Italia e Fratelli d’Italia sono favorevoli. Fanpage.it ha interpellato diversi esponenti del centrodestra. Per il senatore Borghi (Lega), l’esercito europeo “serve come arma di coercizione al suo interno”.
A cura di Redazione
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Non c'è una linea comune, nel governo Meloni, sul piano di riarmo dell'Unione europea presentato dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen pochi giorni fa. Anche le opposizioni hanno delle posizioni differenti (dallo scetticismo del Pd all'aperta critica del M5s e di Avs, mentre i partiti centristi sono tendenzialmente favorevoli), ma è soprattutto nella maggioranza di governo che i partiti alleati sostengono uno l'opposto dell'altro.

La Lega ha adottato la linea più dura e critica nei confronti del piano. Ieri anche un leghista solitamente ‘moderato' nei toni come il ministro dell'Economia Giorgetti ha detto che si tratta di un programma "fatto in fretta e furia senza logica". Matteo Salvini ha attaccato: "Penso che il sistema produttivo e le famiglie tutto si aspettassero fuorché un mega impatto da 800 miliardi di euro, sulla carta, a debito, per riarmare l'Europa".

La critica specifica è anche all'idea di un esercito comune europeo (che in realtà Von der Leyen non ha avanzato): "Dio non voglia. Se oggi avessimo un esercito comune europeo, Francia e Germania ci avrebbero già portato in guerra contro qualcuno che non vuole essere in guerra contro di noi". Sottinteso: la Russia di Putin.

Nelle stesse ore, il leader di Forza Italia e altro vicepremier Antonio Tajani affermava il contrario: "L'Europa è nata per costruire la pace, era ed è un grande progetto di pace. La difesa europea era il grande sogno di De Gasperi e di Berlusconi, quindi mi pare che non serva aggiungere altro".

Eppure sempre dalla Lega il senatore Claudio Borghi ha detto addirittura che l'esercito europeo "serve come arma di coercizione al suo interno, cioè per ridurre alla ragione degli Stati che non fanno quello che gli viene detto di fare. Questa è una follia". E non ha riservato una critica agli alleati, gli "amici di Forza Italia", dato che "Berlusconi è uno che ha provato in prima persona la violenza dell'Unione europea quando si tratta di rimuovere qualcuno che non è simpatico".

Messa così, un punto di incontro tra la posizione di FI e quella del Carroccio non sembra esserci. Anche perché Paolo Barelli, capogruppo forzista alla Camera, ha ribadito l'appoggio all'idea di una difesa più integrata: "Io credo che i 27 Paesi dell'Unione dovranno in prospettiva perdere un pezzetto della propria sovranità per essere un'aggregazione unica. Voglio dire, gli Stati Uniti hanno detto che non proseguiranno nella difesa e nella tutela se non ci saranno i Paesi interessati a fare la loro parte. L'Europa dovrà fare la propria parte".

È stata l'eurodeputata leghista Susanna Ceccardi a chiarire che la Lega non sarebbe contraria all'aumento della spesa militare: "Siamo favorevolissimi a stringere ancora di più l'alleanza con la Nato, ad avere una capacità militare efficiente. L'esercito europeo chi lo guida? Qual è la politica estera che guiderà l'esercito europeo? Credo che sia una mossa dettata più dalla voglia di controbattere alle mosse degli Stati Uniti e di far vedere che anche l'Europa esiste, piuttosto che da un reale piano".

Eppure proprio il segretario Salvini si era scagliato contro l'aumento della spesa militare europea, e lo stesso ha fatto il deputato del Carroccio Igor Iezzi: "L'Europa dovrebbe spiegare come mai per altre questioni importanti non si sono mai attivati procedimenti di questo tipo e adesso invece si vogliono spendere 800 miliardi per armarsi. Forse spenderli sulla sanità, o sulle scuole, o sui problemi del lavoro sarebbe meglio".

È toccato a Giovanni Donzelli, deputato di Fratelli d'Italia, fare una quadra davanti ai cronisti che lo interrogavano, e sottolineare che il partito è "sicuramente" favorevole al "principio di investire di più sulla difesa". Perché, ha detto, "se uno vuole che prevalga la forza del diritto sul diritto del più forte è necessario, non per essere bellicisti, ma per evitare le guerre, che l'Italia sia il più forte possibile dal punto di vista della difesa e rispetti anche gli impegni presi con i partner e con gli alleati".

E allora l'opposizione della Lega? Donzelli ha replicato: "Non siamo mai stati persone che scelgono in base ai sondaggi o ai like sui social, noi e Giorgia Meloni scelgono pensando a quello che serve all'Italia per oggi e per il futuro". Con Salvini e il Carroccio "siamo perfettamente compatibili e allineati in Parlamento in ogni votazione sulla politica estera". Come a dire che, alla fine, gli alleati si allineeranno. D'altra parte, da tempo la Lega contesta a parole anche l'invio di armamenti all'Ucraina, ma quando si è trattato di votare in Parlamento l'ha sempre appoggiato.

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