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Opinioni

Gli unici Putinisti d’Italia sono quelli con cui governate

Politici ed opinionisti che hanno lavorato per il governo Draghi riportando la destra al potere, sono gli stessi che oggi se la prendendo con l’Anpi e i pacifisti. Dimenticano che gli unici veri Putinisti d’Italia sono Berlusconi e Salvini, quelli con cui governano a braccetto.
A cura di Valerio Renzi
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C'è un pezzo della classe dirigente di questo Paese che dal 2018 ha lavorato per un governo di unità nazionale che tenesse insieme il Partito Democratico e il centrodestra sul modello del governo di Mario Monti, con l'obiettivo di addomesticare i populismi di Lega e Movimento 5 Stelle. E alla fine il governo dei migliori, disegnato su misura come un abito di sartoria sulla figura di Mario Draghi, è arrivato. Poi è scoppiata la guerra e gli stessi che, dalle colonne dei giornali e dal terreno della manovra parlamentare hanno portato Draghi, e con lui la destra al governo del paese per queso ultimo scorcio di legislatura,  stanno ora con virulenza assediando ogni posizione pacifista tacciandola di collaborazionismo con il nemico.

Tra gli obiettivi preferiti di tale polemica c'è l‘Anpi, designata da Massimo Gramellini nella sua rubrica quotidiana su La Stampa come "Associazione Nazionale Putinisti d'Italia". Anche la nuova tessera dell'Anpi, dove viene ricordato l'articolo 11 della Costituzione, quello che recita che l'Italia "ripudia la guerra", è finita nel mirino. Peccato che è dagli anni '50 che la pace è un tema al centro della comunicazione dell'Associazione partigiani, come ci ricordano le tessere dell'Anpi ripescate dal giornalista di Repubblica Matteo Pucciarelli che le ha pubblicate su Twitter.

In particolare modo politici ed editorialisti hanno attaccato il presidente dell'Anpi Gianfranco Pagliarulo, tirando fuori ad alcuni post social di alcuni anni fa in cui se la prendeva con il governo di Kiev per il revisionismo sul ruolo del nazionalismo collaborazionista, per la presenza di neonazisti tra le file delle forze belligeranti in Donbass e altri post in cui sottolineava la gravità del conflitto in corso nell'Est dell'Ucraina. Negli stessi anni anche il deputato del Partito Democratico Emanuele Fiano – suo padre è un ex deportato ad Auschwitz e unico superstite di tutta la sua famiglia – si esprimeva sui social con preoccupazione per l'estremismo del nazionalismo ucraino, così come il Centro Wiesenthal che nel 2018 segnalava con grande allarme la decisione di trasformare la data di nascita di Stepan Bandera in festa nazionale, scrivendo che"glorificare la persona i cui uomini hanno commesso innumerevoli crimini efferati è un insulto alle vittime e una distorsione impensabile della storia del genocidio più orribile del mondo". E ancora sottolineava come "purtroppo negli ultimi anni, l'Ucraina è stata uno dei principali propagatori di una versione distorta della storia dell'Olocausto che cerca di nascondere o ridurre al minimo i crimini commessi dai nazionalisti ucraini". Né Fiano né il Centro Wiesenthal possono essere certo tacciati di putinismo.

La vicenda si potrebbe sintetizzare così con un minimo di buon senso: l'Ucraina sta subendo un'aggressione militare da parte della Russia, lavorare per la pace non vuol dire sostenere Putin; la propaganda di Putin che pretende di "denazificare l'Ucraina" è una menzogna, denunciarla come tale non può far scordare come il nazionalismo ucraino contenga un nocciolo revisionista e parole d'ordine che non possono che preoccupare i democratici. Da questa sintesi minima si può scendere a diversi gradi di complessità: la reale consistenza delle forze neonaziste in Ucraina, la natura del conflitto in Donbass e le sue origini, l'ideologia imperiale che sostiene l'aggressione russa, lo scenario dell'Est Europa dopo il 1989, e molte altre questioni a cui rimandiamo in altre sedi e a voci più autorevoli.

A casa nostra invece una parte dell'informazione e molta politica preferisce di gran lunga glorificare il Battaglione Azov, abbonandogli quella passione per Hitler e per le svastische con interviste imbarazzanti e schienate, per prendersela con chi chiede la fine del conflitto, un ruolo determinante per l'Onu e si augura che l'Europa sviluppi una sua politica estera improntata alla pace e alla cooperazione. Guai anche a voler ridiscutere il senso e il ruolo dell'Alleanza Atlantica in un mondo multipolare e post guerra fredda. A rappresentanti del pacifismo, come parti per il tutto, arbitrariamente vengono eletti piccoli gruppi marginali dell'estrema sinistra stalinista, che parlano solo per se stessi e sostengono un antimperialismo e un antiamericanismo che è poco più di una macchietta, per screditare qualsiasi posizione critica con l'unanime coro bellicista. Di più, c'è chi con entusiasmo marinettiano per la guerra come il direttore del Foglio Claudio Cerasa, saluta il conflitto come occasione per far cadere finalmente alcuni "tabù", rilanciando il nucleare civile, archiviando la transizione ecologica e rilanciando l'Europa come potenza militare.

Quanto sta accadendo è ancora più incredibile perché le stesse classi dirigenti che mettono nel mirino l'Anpi governano con i migliori amici di Vladimir Putin: a Silvio Berlusconi e Matteo Salvini è bastata una dichiarazione di circostanza per lavarsi le mani di un sodalizio politico durato oltre un decennio. La destra italiana, quella denominata centrista quanto quella sovranista, non solo sono stati portatori degli interessi russi in Europa promuovendo attivamente l'agenda del Cremlino (vedi sul tema sanzioni), ma hanno anche indicato il governo di Putin come un modello a cui guardare con la sua difesa della famiglia tradizionale, l'orgoglio nazionalista e una democrazia autoritaria che potesse fare a meno di quella seccatura del parlamentarismo. Sono loro gli unici Punisti d'Italia, non certo l'Anpi, quelli con i quali fate un fronte unico contro la sinistra, i pacifisti e chi vuole festeggiare il 25 aprile nello spirito della Costituzione, senza trasformarlo in una parata militare.

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Giornalista pubblicista e capo area della cronaca romana di Fanpage.it. Ho collaborato prima prima di arrivare a Fanpage.it su il manifesto, MicroMega, Europa, l'Espresso, il Fatto Quotidiano. Oltre che di fatti e politica romana mi occupo di culture di destra e neofascismi. Ho scritto per i tipi di Edizione Alegre "La politica della ruspa. La Lega di Salvini e le nuove destre europee" (2015) e per Fandango Libri "Fascismo Mainstream" (2021).
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