Gli stranieri in Italia si sono impoveriti e hanno subito di più le conseguenze del Covid
Si sono impoveriti, trovano sempre meno lavoro e durante il Covid sono morti in proporzione maggiore rispetto agli italiani. Le condizioni degli stranieri nel nostro Paese, secondo l'ultimo rapporto Ismu sulle migrazioni, peggiorano visibilmente. La fondazione registra un ulteriore aggravamento della povertà, arrivata nel 2020 a riguardare il 29,3% degli stranieri (contro il 7,5% degli italiani) e il 26,7% delle famiglie di soli stranieri (erano il 24,4% nel 2019), pari a 415mila nuclei familiari.
Sempre nel 2020 la retribuzione media annua dei lavoratori extracomunitari, pari a 12.902 euro, è stata inferiore del 38% a quella del complesso dei lavoratori. Il tasso di occupazione degli stranieri ha subito una significativa flessione, passando dal 61% del 2019 al 57,3% del 2020.
E ancora, nello stesso anno la loro mortalità risulta in aumento del 23,3% (contro il +17,7% tra gli italiani). Gli stranieri deceduti sono stati 9.323 morti. La variazione di mortalità tra i cittadini italiani, la cui struttura per età è più “matura”, è stata quindi sei punti percentuali in meno rispetto a quella della popolazione immigrata.
Quanti sono gli stranieri in Italia
Per il resto la Fondazione stima che al 1° gennaio 2021 gli stranieri presenti in Italia siano 5.756.000, 167.000 in meno rispetto al 2020 (-2,8%). Gli stranieri, così, rappresentano nel complesso circa il 10% della popolazione. Il numero degli irregolari è poi stabile a 519mila, contro i 517mila dell'anno precedente.
Per quanto riguarda le provenienze degli stranieri residenti, il gruppo nazionale più numeroso continua a essere quello dei rumeni (1 milione e 138mila residenti, il 23% del totale degli stranieri residenti in Italia), seguito dagli albanesi (410mila) e dai marocchini (408mila). I cittadini dei paesi terzi coprono circa il 70% del totale (3milioni e 543 mila unità, includendo anche il Regno Unito).
Gli sbarchi sulle coste italiane nel 2020 sono stati oltre 34mila, circa il triplo di quanti registrati nel 2019. Nel 2021 gli sbarchi sono quasi raddoppiati per un totale di 67.040. I dati forniti dal Ministero dell’Interno, quantificano in 6.718, pari al 10,7% di tutti gli ingressi registrati, gli accessi via terra senza visto tra il 1° gennaio e il 31 ottobre 2021. Si tratta di un dato parziale che già supera il dato complessivo per l’intero 2020 (5.247 ingressi via terra).
Al 1° gennaio 2020 vivono in Italia oltre 1 milione e 500mila (di cui 335mila nati in Italia) di “nuovi italiani”, che nati in un altro Paese, hanno poi acquisito la nostra cittadinanza. Si deve considerare che ogni 100 stranieri ci sono in media 29 “nuovi cittadini”. L’acquisizione per residenza – che per i cittadini non comunitari richiede 10 anni in Italia – è stata di gran lunga la modalità più seguita.
Sempre più immigrati inattivi
Se nel 2019 erano stranieri l’8,9% degli inattivi, un anno dopo questa percentuale è salita al 9,9%. Tra il 2019 e il 2020, mentre nella popolazione italiana gli inattivi hanno registrato una crescita del 3,1%, nella popolazione straniera sono aumentati addirittura del 16,2% (nel 2020 gli inattivi stranieri sono 1.364.982).
Il tasso di attività registra quindi una significativa diminuzione trainata dalla componente femminile, che perde addirittura 6,5 punti percentuali, ma è rilevante anche per gli uomini (-3%). In leggera diminuzione è anche il tasso di disoccupazione degli stranieri (da 13,8% del 2019 al 13,2% del 2020), che si spiega però proprio in ragione di uno scivolamento nell’area dell'inattività.
Le donne straniere hanno registrato una riduzione del tasso di occupazione che è doppia rispetto a quella degli immigrati maschi. Dei 456mila posti che si sono persi tra il 2019 e il 2020, quasi un quarto è da attribuire alle sole donne straniere.
Imprenditoria e scuola
I dati incoraggianti arrivano dall'imprenditoria. Nell’anno più segnato dalla pandemia si rileva un incremento pari al 2,3% dei titolari e soci imprenditori nati all’estero. Inoltre nel primo semestre 2021 le imprese “straniere” registrano un saldo positivo di 16.197 unità, nettamente più elevato del corrispondente periodo del 2020.
Sul fronte scuola è interessante notare che nell’anno scolastico 2019/20 per la prima volta gli alunni stranieri iscritti al liceo superano quelli iscritti agli istituti professionali e che, però, il ritardo scolastico riguarda circa il 30% degli alunni con cittadinanza non italiana (contro il 9% degli alunni italiani).
Gli alunni con cittadinanza non italiana hanno superato le 870mila unità (quasi 20mila in più rispetto all’anno scolastico precedente). Quindi ora rappresentano il 10,3% del totale degli iscritti nelle scuole italiane. In quattro anni scolastici, la crescita è stata superiore alle 60mila unità.