Sabato sera alcune centinaia di giovani e giovanissimi, per la stragrande maggioranza in un'età compresa tra i 16 anni e i primi anni dell'università, si sono dati appuntamento in piazza dell'Immacolata a San Lorenzo a Roma, e si sono mossi verso la caserma dei carabinieri che si trova in fondo a via dei Volsci. Manifestavano per la morte di Ramy Elgaml, dopo che i video resi pubblici dal Tg3 hanno mostrato la dinamica della morte del 19enne alla periferia di Milano al termine di un inseguimento.
Arrivati a piazza dei Sanniti, come prevedibile, si sono visti di fronte un cordone di polizia a sbarrargli la strada. È cominciato allora un fitto lancio di petardi e fumogeni da parte dei manifestanti, a cui le forze dell'ordine hanno risposto con una carica. Diversi feriti tra gli studenti e tra i poliziotti. Una scaramuccia durata una manciata di minuti. Incassata la carica i ragazzi sono tornati indietro.
A colpire è soprattutto la composizione di quel corteo. Difficile parlare di "professionisti della violenza". Certo alcuni di loro sono già noti per qualche manifestazione o protesta, ma davvero è complicato raccontare la manifestazione di sabato a Roma come di scontri preordinati o attentamente pianificati in modo militare. Ovviamente qualcuno bombe carta e fumogeni li ha portati, e nessuno mette in dubbio che gli incidenti fossero messi in conto da chi ha risposto alla convocazione della manifestazione non autorizzata. Quello che voglio dire è che si è trattata di un'esplosione di rabbia, o meglio ancora: della volontà di esprimere la propria rabbia, il proprio dolore, la propria indignazione.
"Pensiamo che ci siano momenti in cui rischiare le conseguenze di una scelta sia comunque meglio che rischiare di non farla mai, una scelta", hanno scritto alcuni dei collettivi il giorno dopo gli incidenti. Mi sento di dire che questi ragazzi sono pronti a prendersi le loro responsabilità molto di più di un mondo degli "adulti", quello delle istituzioni, dei media, della politica, che ogni giorno di più scivola verso la barbarie. Sono più estremisti questi ragazzi che fanno esplodere dei petardi, non trovando altro modo per far sentire la loro voce, visto che tutte le altre sono sbarrate, o gli esponenti della destra che continuano a dire che in buona sostanza "Ramy se l'è cercata", con malcelata soddisfazione per la morte di un ragazzino di origine migrante?
I politici di centrodestra a ogni livello ammiccano a chi gode ed esulta per la morte di un ragazzo, e da subito hanno dato copertura alla ricostruzione lacunosa delle forze dell'ordine invece che chiedere chiarezza su quanto accaduto. Chi è più estremista? E poi siamo sinceri: una manifestazione più "tranquilla" sarebbe stata ascoltata da qualcuno in questo Paese, i media l'avrebbero vista? Perché se uno protesta in ordine viene ignorato, se gli studenti occupano scuola sono attaccati dal ministro in persona e processati nei tribunali e nei consigli di classe, se chiedono la fine del genocidio a Gaza sono antisemiti, se bloccano una strada siamo a un passo dal brigatismo. Un 19enne tre giorni fa è morto sul lavoro nel Casertano. Nella stessa azienda poche settimane prima c'era stata un’altra vittima. Nel 2024 sono stati oltre 1000 i morti sul lavoro. Il governo ha deciso di tagliare i quattro spicci per l’educazione affettiva in classe perché “il patriarcato non esiste”, mentre le donne continuano a morire per mano di mariti, compagni, fidanzati, e la violenza di genere è un elemento strutturale della nostra società.
Lo scorso ottobre la Commissione contro il razzismo e l'intolleranza del Consiglio d'Europa ha lanciato l'allarme per le pratiche di profilazione razziale delle forze dell'ordine in Italia. Nelle gravi inchieste per torture e violenze che coinvolgono le forze dell’ordine, le vittime sono non a caso quasi sempre cittadini migranti. Le istituzioni di tutta risposta si sono indignate, e addirittura il presidente Sergio Mattarella ha chiamato il Capo della Polizia per esprimere la sua vicinanza, dicendosi “stupito” per l’allarme contenuto nel rapporto. Scrivevamo in quell'occasione: "Il il rischio è rafforzare il senso di impunità di chi opera in divisa a tutela della sicurezza di tutti i cittadini". Meno di un mese dopo moriva Ramy Elgalm.
Dopo aver condannato la violenza, qualcuno si vuole occupare di discutere della violenza della propaganda politica e della comunicazione di chi occupa le istituzioni? Della violenza di leggi e provvedimenti che portano la nostra democrazia in territori inesplorati? Senza ipocrisie, questa volta.