Gli italiani sono tra i peggiori in Europa per comprensione del testo e matematica, dice l’Ocse
Capire un testo complesso non è scontato, in Italia più che in molti altri Paesi Ocse. Così come fare calcoli più o meno complicati, oppure risolvere problemi articolati. A indicarlo è il nuovo rapporto Piaac (Programme for the international assessment of adult competencies), pubblicato oggi. L'Italia è tra gli Stati dell'Ocse che fa registrare i punteggi più bassi in tutte e tre le categorie. Al di sotto si trovano Stati come Portogallo, Cile e Polonia, mentre tra i principali Stati dell'organizzazione – Francia, Stati Uniti e soprattutto Germania, come il Nord Europa – i risultati sono decisamente migliori.
Bene gli stranieri, un italiano su quattro è insufficiente in tutto
Positivo il riscontro sui residenti stranieri in Italia: gli immigrati di seconda generazione, ma anche i ‘nuovi' italiani che ottengono la cittadinanza, hanno punteggi del tutto simili a quelli degli altri. Gli immigrati di prima generazione hanno un distacco di 30 punti per quanto riguarda la comprensione del testo (che però è solo di 13 punti se si considerano gli italiani nella stessa situazione socioeconomica). In Germania, ad esempio, questa distanza è di ben 74 punti.
Nel complesso, ben il 26% degli adulti – più di uno su quattro – sono insufficienti in tutti e tre i campi. Anche in questo caso, a fare peggio sono solo Polonia, Portogallo e Cile. La media Ocse è del 19), in Francia il dato è al 20%, in Germania al 15%. Un altro dato sottolineato dal rapporto è che in Italia un laureato non va poi molto meglio di un diplomato: nella prova di comprensione del testo in media ottiene solamente 19 punti in più, contro una media di 33 punti. A sua volta, il diplomato prende solo 35 punti in più rispetto a chi ha la terza media, mentre la media è di 43 punti in più.
Quanti fanno fatica a capire un testo scritto
Partendo dalla lettura, il risultato dell'Italia è che il 35% degli adulti – più di uno su tre – ha punteggio di 0 oppure 1 su cinque. Concretamente, chi è al livello zero "è in grado di comprendere, al massimo, frasi brevi e semplici", mentre al livello uno "è in grado di comprendere testi brevi ed elenchi organizzati, quando le informazioni sono indicate chiaramente, e può individuare informazioni specifiche e identificare collegamenti rilevanti all'interno di un testo".
La media Ocse per questi due punteggi è del 26% degli adulti. Fanno peggio dell'Italia Israele, Lituania, Polonia, Portogallo e Cile, mentre in cima ci sono Giappone, Svizzera e Finlandia (come in tutte e tre le categorie). Ad arrivare ai punteggi massimi, 4 o 5, in Itali è il 5% del totale, mentre in media è il 12%.
I risultati deludenti su matematica e problem solving
Va anche peggio, relativamente, per la matematica. Anche qui il 35% ha risultati di 0 o 1, contro il 25% dei Paesi Ocse. Questi adulti sanno "fare calcoli di base con numeri interi o con il denaro, comprendere i decimali e identificare ed estrarre singole informazioni da tabelle o grafici, ma possono avere difficoltà con compiti che richiedono più passaggi", mentre per il livello zero sono "in grado di sommare e sottrarre numeri piccoli".
In questo campo, peggio dell'Italia ci sono solo Polonia, Portogallo e Cile. Ad avere i punteggi migliori è il 6% degli adulti italiani, contro il 14% della media internazionale.
Infine il cosiddetto ‘problem solving‘, la capacità di approcciare e risolvere problemi che tengono insieme più elementi. In questo campo l'Italia è terzultima, meglio solo si Polonia e Cile. Quali la metà degli adulti, il 46%, è insufficiente. La media Ocse è del 29%. Nelle prime due categorie gli adulti hanno "difficoltà con problemi che presentano più passaggi o che richiedono il monitoraggio di più variabili". Solo l'1% ha i punteggi più alti, rispetto al 5% degli Stati presi in considerazione.
Che effetti ha avere un punteggio basso
In media, il punteggio ottenuto da un italiano con la laurea è più basso di quello di un finlandese che ha preso il diploma. Tra i problemi c'è il fatto che la formazione continua, cioè l'idea di continuare ad apprendere anche dopo il termine degli anni della scuola, di fatto per molti non esiste. Così aumenta il rischio di esclusione sociale di chi ha poche competenze nel leggere, calcolare o risolvere problemi.
In media, chi ha punteggi insufficienti fatica di più a trovare lavoro e ottiene una paga più bassa. Per di più, in Italia il 40% degli adulti (età dai 16 ai 65 anni) ha un lavoro che non c'entra con il suo percorso di studi, il 18% non è abbastanza qualificato per quello che fa e il 15% è troppo qualificato (la media Ocse è del 9% per il primo gruppo e del 23% per il secondo).