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A quasi 80 anni dalle bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki, spendiamo sempre di più in armi nucleari

Sono passati 78 anni dal 6 e 9 agosto del 1945, quando due bombe atomiche vennero sganciate su Hiroshima e Nagasaki. La minaccia nucleare, però, non è rimasta ancorata al passato. Abbiamo fatto il punto della situazione con Daniele Santi, presidente della campagna Senzatomica.
A cura di Annalisa Girardi
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Erano esattamente le 8.15 del mattino quando la bomba atomica Little Boy venne sganciata sopra la città giapponese di Hiroshima. Tre giorni dopo l'aeronautica statunitense lanciò il secondo attacco nucleare, su Nagasaki.

Quest'anno la ricorrenza dei bombardamenti atomici, con il conflitto in Ucraina e il ritorno della minaccia nucleare nell'immaginario globale, appare ancora più fondamentale. A circa trent'anni dalla fine della guerra fredda, ricordare la devastazione seguita a quei fatidici 6 e 9 agosto del 1945, è imprescindibile: "Hiroshima e Nagasaki vennero rase al suolo da due bombe atomiche molto meno potenti di quelle che attualmente disponiamo. Parliamo di centinaia di migliaia di morti e feriti all'istante. Dobbiamo sempre renderci conto di questo, che è un dato di fatto", ha commentato con Fanpage.it Daniele Santi, presidente di Senzatomica.

Una campagna, coordinata da moltissimi giovani impegnati per il disarmo, che si prepara a inaugurare il prossimo autunno, precisamente il prossimo 24 novembre a Brescia, una nuova mostra. In questa iniziativa sarà anche presente un'installazione per simulare gli effetti che Little Boy avrebbe se venisse sganciata oggi sopra la città lombarda. "Un'arma nucleare di questo tipo, di medio-bassa portata attualmente nell'arsenale della Nato, avrebbe conseguenze disastrose. Immaginiamo quindi cosa potrebbero fare le testate termo-nucleari molto più moderne che abbiamo oggi", ha precisato Santi.

Credits: Beppe Raso
Credits: Beppe Raso
Credits: Beppe Raso
Credits: Beppe Raso

Basterebbero solo un paio di armi di questo tipo per creare una devastazione inimmaginabile. La realtà, però, è che attualmente sulla superficie terrestre di armi nucleari ce ne sono a migliaia. Secondo l'ultimo report del Stockholm international peace research institute (SIPRI) nel gennaio del 2023 si contavano 12.512 testate nucleari al mondo.

Credits: Sipri
Credits: Sipri

Questa cifra è diminuita negli anni, dalla fine della guerra fredda, ma le potenze nucleari stanno investendo sempre di più per ammodernare gli ordigni di cui dispongono. E renderli ancor più distruttivi. Nell'ultimo report della International Campaign to Abolish Nuclear Weapons (ICAN) sulla spesa globale in armamenti nucleari, si sottolinea come nel 2022 le nove potenze atomiche abbiano stanziato 82,9 miliardi di dollari. Una cifra che continua a crescere: l'hanno scorso questi nove Paesi – Stati Uniti, Russia, Regno Unito, Francia, Cina, India, Pakistan, Israele e Corea del Nord – hanno speso complessivamente più di quanto non avessero fatto nel 2021. E con la guerra in corso questa tendenza non sembra affatto destinata a invertirsi, anzi.

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Credits: ICAN

"Tutti i Paesi stanno ammodernando gli arsenali e investendo in armi nucleari. Uno spreco incredibile di risorse".  Ma l'aspetto economico non è il solo da considerare. "Tra poco uscirà anche in Italia l'ultimo film di Christopher Nola su Robert Oppenheimer, il padre della bomba atomica. È l'occasione per sensibilizzare le persone su queste tema. Con la minaccia atomica tornata centrale nell'immaginario globale e un'escalation costante è importante parlarne", ha affermato Santi

Il riferimento ovviamente è alla guerra in Ucraina. Appena una settimana fa, del resto, Dmitry Medvedev, vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo, ha ribadito che Mosca è pronta a usare l'arma atomica nel caso in cui la controffensiva ucraina avesse successo. "Questa escalation va fermata prima che sia troppo tardi. Lo stanziamento delle armi nucleari in Bielorussia dimostra il fallimento delle politiche portate avanti finora. Il Trattato di Non Proliferazione (TNP) è sicuramente fondamentale, ma non è sufficiente. Non ha garantito che queste armi non proliferassero, non sono solo i cinque membri del Consiglio di sicurezza dell'Onu ad avere armi nucleari, ben altri Stati se ne sono dotati nel frattempo. Questo non significa che la Bielorussia ora sia una potenza nucleare, ma è una nazione in più dove sono state stanziate queste armi. Le lacune del TNP, però, sono colmate con il TPNW", ha proseguito Santi.

Per poi sottolineare come l'uscita del film Oppenheimer possa davvero rappresentare un'occasione per riportare il discorso sul disarmo nucleare al centro del dibattito pubblico globale. "Bisogna mantenere alta l'attenzione e non contrastare il senso di rassegnazione che molti sentono di fronte al tema delle armi nucleari, una sorta di accettazione sul fatto che le azioni dei singoli non possano cambiare il mondo. Secondo noi i cittadini invece fanno la differenza. Noi crediamo invece nell'arma di istruzione di massa", ha aggiunto il presidente della campagna Senzatomica.

Santi ha concluso: "Questo film sarà un'occasione per essere informati su quello che è stato, la storia della nascita di queste armi. Racconta l'inizio, poi starà a noi determinare come finirò questa storia. Ci sono due strade: o determiniamo noi la fine delle armi nucleari o saranno loro a determinare la nostra. E adesso forse ce ne rendiamo davvero conto".

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