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Opinioni

Gli intellettuali come dovrebbero essere: lettera d’amore ad Andrea Camilleri

Caro Andrea Camilleri, ci hai insegnato a guardare, non necessariamente con gli occhi. Non hai mai fatto un passo indietro, urli “porti aperti”, rimpiangi la vista che ti serviva per guardare le tele e le donne. E ci hai insegnato a non demordere mai dalle nostre idee. Questa è una lettera d’amore per te, come una carezza di parole, che tu possa rimetterti presto perché non vedo l’ora che tu faccia arrabbiare ancora un po’ quelli che non ci piacciono.
A cura di Saverio Tommasi
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Andrea Camilleri
Andrea Camilleri

Caro Andrea Camilleri, ti voglio bene.
Tu non sai chi sono ed è giusto così, che io conosca te ma tu non sappia il mittente di tutto questo bene.
Faccio un passo indietro.

Sono anni che la parola "intellettuale" viene declassata. Dimenticata, svilita, non capita, bistrattata, aggettivata con insulti come "rompicoglioni", anche se gli intellettuali davvero sono un po' rompicoglioni, per fortuna. Non per maniera ma per sistema. Gli intellettuali devono rompere le uova nel paniere della quotidianità, per costringerci a uscire dal paniere e non essere più solo uova in questo mondo.

La parola "intellettuale" è stata usata come manganello da dare in testa ai dissidenti del pensiero. Se non sei conforme, tacito, accondiscendente, se non dai di gomito al potere e stai fuori dal gregge, sei un "intellettuale". Inteso come uno che non sa stare al posto assegnato, che conosce troppe parole, che nella via del silenzio rappresenta un masso in mezzo alla strada che obbliga le persone a interrogarsi sul cammino. E questo, per certuni, non è tollerabile.
Ti voglio bene, caro Andrea Camilleri, perché tu hai sempre saputo tutto questo e hai sempre fatto come pareva a te.

Le cronache raccontano che ti espulsero dal collegio vescovile perché lanciasti delle uova contro un crocifisso. Che in certi collegi, durante l'epoca fascista delle scuole che tu hai frequentato, le avrebbe lanciate anche Cristo quelle uova; ma in quella situazione avesti coraggio solo tu, e forse il Cristo.
Ti ha sempre infastidito il potere, caro Andrea Camilleri. Lo ha ricordato oggi Massimiliano Virgilio chiamandoti "marxista impenitente". Non sei mai diventato padrone di niente, nella tua vita, ma hai compartecipato a molto.

Ti voglio bene, caro Andrea Camilleri, perché nel 1954 partecipasti a un concorso in RAI e lo vincesti, ma poi non venisti assunto perché, lo raccontavi tu, eri comunista.
Caro Andrea Camilleri, tu non hai mai rinunciato, non hai mai fatto un passo indietro, sei stato nella mischia, per questo oggi le persone per bene ti vogliono bene.

Caro Andrea Camilleri, ci hai insegnato a guardare, non necessariamente con gli occhi, che gli occhi sono un'appendice. Con gli anni hai perso la vista, sei diventato malinconico ma hai acuito gli altri sensi. Lo hai detto tu. E hai detto che "il corpo è meraviglioso" proprio nel momento in cui stavi perdendo la vista. Che non è un controsenso, ma è il senso che ci hai insegnato. E poi il sorriso che ti aggrotta la fronte, quando dici "non vedere più la bellezza femminile, questo mi ha fatto diventare malinconico, e non poter più vedere le tele che ho tanto amato".

A un'età a cui pochi arrivano, tu sei arrivato con la voglia di essere ancora dibattito e parole di riflessione. Non semplice accordo fra le parti ma accordo con gli ultimi, anche quelli dall'altra sponda del mare. Ti ricordo in un video semplice per Fanpage.it, meno di tre minuti girati con un cellulare instabile, la tua voce ferma, le pause che sembravano troppo lunghe ma tutte insieme avevano formato un'accordatura di sentimenti. Dicesti quello che sostieni anche ora: "I porti devono essere aperti a tutti, i porti sono la riva sognata da migliaia di persone. Stiamo entrando in un regime di violenza e di prepotenza. Mi rifiuto di essere un cittadino italiano complice di questa nazista volgarità".

Caro Andrea Camilleri, hai ancora l'osceno vizio di sessanta sigarette al giorno. Lo hai chiamato tu, così. "Osceno vizio, a 93 anni". Ho imparato a memoria la tua intervista ad Andrea Esposito in cui concludevi con una frase che andrebbe tatuata nei nostri lembi di pelle più visibili, a monito per se stessi e per gli altri: "Non demordete mai dalle vostre idee". Tu non l'hai mai fatto, noi ti promettiamo di continuare a provarci.
Ti voglio tanto, tanto bene, carissimo Andrea Camilleri.

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Sono giornalista e video reporter. Realizzo reportage e documentari in forma breve, in Italia e all'estero. Scrivo libri, quando capita. Il più recente è "Siate ribelli. Praticate gentilezza". Ho sposato Fanpage.it, ed è un matrimonio felice. Racconto storie di umanità varia, mi piace incrociare le fragilità umane, senza pietismo e ribaltando il tavolo degli stereotipi. Per farlo uso le parole e le immagini. Mi nutro di video e respiro. Tutti i miei video li trovate sul canale Youmedia personale.
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