Gli elettori Pd credono ancora nel campo largo, quelli del M5s nell’alleanza con i dem: il sondaggio
La geografia dell'opposizione al governo Meloni è una materia complessa, che merita di essere studiata con attenzione e che ha più di un punto di contraddizione al suo interno. Lo fa oggi il sondaggio di Demos su Repubblica, che traccia un quadro del giudizio dei tre principali partiti d'opposizione sulle possibili alleanze – presenti o future – per cercare di battere la destra nelle prossime occasioni elettorali, ma anche di compattarsi contro un governo che tira dritto per la sua strada. Parliamo del Partito Democratico, del Movimento 5 Stelle e di Azione-Italia Viva, che non è ancora un partito unico, ma è solo questione di tempo.
Nel sondaggio viene chiesto agli elettori dei singoli partiti come vedrebbero una serie di possibili alleanze: un ritorno all'accordo elettorale tra Pd e Movimento 5 Stelle, senza però il Terzo polo, trova l'appoggio del 49% degli elettori dem e del 55% di quelli grillini. Per chi vota pentastellato, questa è di gran lunga l'opzione migliore. È ancora più ampio il margine di chi – tra Azione e Italia Viva – vorrebbe un'alleanza col Pd: il 61% degli elettori di Calenda e Renzi vuole l'accordo con i dem senza il Movimento, il 46% di quelli del Pd è d'accordo.
L'ultima opzione è il famoso campo largo di cui tanto ha parlato Enrico Letta, ormai alle battute finali della sua segreteria. A crederci, ormai, sono solo gli elettori dem: il 48% valuta positivamente un accordo con Movimento 5 Stelle e Terzo polo, insieme. Peccato che solo il 34% degli elettori di Azione e Italia Viva e il 33% di quelli grillini siano d'accordo.
Agli elettori dei tre partiti d'opposizione viene anche chiesto un giudizio sul governo Meloni, per quanto dimostrato fino ad ora. E qui c'è una discreta sorpresa: l'esecutivo di destra strappa la sufficienza per il 62% di chi vota Terzo polo, ampiamente oltre la metà. Governo bocciato per l'elettorato del Movimento 5 Stelle, con il 33% che dà più di sei in pagella, e da quello del Pd, per cui il dato scende al 22%.