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Gli archivi di stato sulle stragi sono vuoti. Il sottosegretario prova a spiegare

Ad aprile Renzi ha firmato la direttiva che “dispone la declassificazione degli atti relativi” ai fatti di Ustica, Piazza Fontana, Piazza della Loggia, rapido 904 e altre stragi consumate nel nostro Paese. Tuttavia gli archivi del Ministero della Difesa sono vuoti. Il sottosegretario con delega ai servizi segreti: “E’ comunque un’operazione verità”.
A cura di B. C.
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Nei giorni scorsi Repubblica ha denunciato come gli archivi del Ministero della Difesa sulle stragi siano drammaticamente vuoti.  Per questo motivo i giornalisti del quotidiano di Ezio Mauro sono andati ad intervistare Marco Minniti (Pd), responsabile politico della declassificazione dei documenti sulle Stragi fatta grazie alla "direttiva-Renzi" che ad aprile ha stabilito la declassificazione degli atti finora coperti da segreto di Stato (Ustica, Peteano, Italicus, Piazza Fontana, Piazza della Loggia, Gioia Tauro, stazione di Bologna, rapido 90). “Era un dovere nei confronti dei cittadini e dei familiari delle vittime di episodi che restano una macchia oscura nella nostra memoria comune”, ha affermato il premier. Ma Minniti ha detto apertamente che in nessuno dei fascicoli degli 007 italiani che saranno consultabili a partire dal 5 dicembre ci saranno i nomi degli autori delle stragi.

Questa l'intervista integrale di Repubblica a Minniti: 

Quindi non è una "beffa" come viene spontaneo chiedersi leggendo nel fascicolo della strage di Piazza della Loggia le informative del Sifar sul vecchio Pci?
"No, affatto. È la più imponente opera di declassificazione mai fatta nella storia della Repubblica. Il presupposto è che non esiste un Paese che guardi al futuro se non riesce ad avere una memoria del suo passato che io vorrei fosse condivisa".

Neppure nei settanta metri di fascicoli dell'intelligence che saranno consultabili a partire dal 5 dicembre ci saranno i nomi degli autori delle stragi?
"È chiaro che in quelle carte non ci sono gli autori delle stragi".

Perché?

"Perché se ci fossero stati, sarebbero già stati scoperti dai magistrati".

Allora qual è il senso di rendere pubblici dei carteggi sapendo che non contengono la verità che tutti da decenni si aspettano?
"Guardare quelle carte oggi, a distanza dai fatti, cambia la prospettiva temporale, il che non è indifferente per la ricostruzione non di una verità giudiziaria, ma di una verità storica. Il compito dello Stato, il nostro compito, è di mettere in campo ciò che abbiamo. È un dovere innanzitutto verso i parenti delle vittime dimostrare rispetto per il loro dolore. Noi rendiamo pubblici gli archivi, poi ognuno giudichi".

Ma che c'entrano le veline dei servizi sul Pci con la strage di Brescia, da sempre attribuita ai neofascisti?
"L'ordine della direttiva Renzi è di trasferire tutto il materiale documentale. La Difesa aveva quei documenti sul Pci, e li ha correttamente resi pubblici".

Può garantire che in Archivio arriveranno tutti, ma proprio tutti i documenti?
"Tutti. Anche se, per quanto riguarda le carte dei servizi segreti, una apposita commissione sta valutando il rispetto di due tutele previste dalla legge. La prima, la protezione dei dati delle fonti ancora viventi per motivi di privacy, ma soprattutto per la loro sicurezza. La seconda, la protezione dei dati relativi agli 007 stranieri. Un lavoro lunghissimo e molto delicato che porta via tempo perché occorre leggere carta per carta".

Molti criticano il fatto che proprio in quella commissione siano stati esclusi gli archivisti. Così, in un certo senso, si toglie un elemento di garanzia.
"Non è opportuno che persone estranee alla comunità dell'intelligence possano venire a conoscenza di quei dati sensibili di cui parlavo prima. Il motivo è solo questo, non certo per nascondere qualche carteggio all'opinione pubblica".

Repubblica ha già visionato le carte sul sequestro Moro degli 007 declassificate da una precedente direttiva Prodi. Poi quelle dei ministeri della Difesa, degli Esteri. E sul caso Ilaria Alpi. Si ha l'impressione che si tratti di documenti inutili.
"Consultare gli archivi attraverso elementi sia positivi, che di fragilità, consente di ricostruire a posteriori un pezzo di fiducia con le istituzioni di questo Paese. Queste carte, se guardate con attenzione, danno uno spaccato del Paese. Danno il senso di come il Paese sia cambiato. Ma non è giusto dire che abbiamo bluffato. Il messaggio è che le istituzioni non nascondono più nulla in qualche "armadio della vergogna"".

Ma non è che l'enfasi che avete dato all'operazione trasparenza suia stata esagerata rispetto ai risultati?
"Intanto dovete ancora aspettare di vedere i documenti dei servizi segreti consultabili tra una ventina di giorni. Tuttavia tutto questo serve a capire come gli apparati dello Stato hanno affrontato quelle drammatiche emergenze. E poi penso che più persone hanno la possibilità di visionare quegli atti, più è possibile una verifica. Spesso singoli eventi hanno avuto straordinarie accelerazioni proprio da inchieste storiche o giornalistiche".

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