Gli affitti aumentano più degli stipendi, quali sono le città più costose in Italia
Negli ultimi sei anni, permettersi un affitto è diventato più difficile. Lo dicono le statistiche nazionali: un affitto di mercato da quattro anni (più quattro) oggi ‘pesa' il 3,6% in più sullo stipendio medio rispetto al 2018. Il dato è riferito al 2023 e, naturalmente, per quanto riguarda gli affitti si possono tenere in considerazione solo quelli a norma, quindi dichiarati al Fisco. Considerando 97 capoluoghi di provincia italiani, solo in una ventina gli stipendi sono cresciuti più degli affitti. In tutti gli altri, il canone è salito più in fretta del reddito dei dipendenti.
I numeri sono quelli dell'Osservatorio del mercato immobiliari per quanto riguarda gli affitti, e del ministero dell'Economia per gli stipendi, prendendo in considerazione i redditi dichiarati dai lavoratori dipendenti nel 2022. Mostrano che negli scorsi anni gli affitti sono cresciuti più dell'inflazione, mentre come è noto in Italia gli stipendi crescono molto lentamente da tempo. In sei città, il costo mensile della casa si prende più del 40% dello stipendio. E anche se si guarda agli affitti a canone concordato, il peso medio è salito fino al 29% della busta paga (ma quindici città vanno oltre il 30%). A conferma che per chi ha una retribuzione ‘normale' sta diventando sempre più complesso permettersi un'abitazione.
Secondo l'elaborazione effettuata dal Sole 24 Ore su 97 capoluoghi, emerge che la città più economica in assoluto è Caltanissetta, dove l'affitto medio – sempre riferendosi ai 4+4 regolari – è di 302 euro al mese. Meno della metà rispetto alla media nazionale: un affitto da 731 euro al mese (aumentato di oltre 115 euro dal 2018) che vale il 35,2% dello stipendio. A Caltanissetta il canone pesa solo il 18,8% sui redditi dei dipendenti che risiedono nella città, con un aumento contenuto (+0,5%) dal 2018 a oggi. Se si guarda invece alla città dove l'affitto è più basso rispetto allo stipendio, il podio è piemontese: Alessandria con il 17,7% (e un +0,4% negli ultimi anni), Asti con il 17,8% (+1,2%) e Biella con il 18% (+2,6%).
Dalla parte opposta della classifica c'è la città con gli affitti più cari in media, che è Milano: 1.122 euro al mese. Segue Firenze con 967 euro, poi Roma con 947 euro e Bologna con 886 euro. È a Firenze che il costo mensile si prende la parte maggiore dello stipendio: il 46,5%, non molto meno della metà della busta paga di un dipendente medio. La percentuale è aumentata di 2,4 punti dal 2018 a oggi. A Prato si arriva al 45%, a Venezia a 43,8%. Superano la soglia del 40% anche Roma, Vicenza e Bologna.
Come detto, negli ultimi anni l'incidenza dell'affitto sul reddito dei dipendenti è cresciuta, in media. È scesa solo in una ventina di città, tra queste Pescara (-8,5%), Venezia (-5,6%) e La Spezia (-5,2%). In alcune di queste città gli affitti sono calati non solo in relazione agli stipendi, ma anche in termini assoluti: oggi a Pescara si paga 126 euro al mese in meno rispetto al 2018. Al contrario, il peso dei canoni sui redditi è cresciuto in modo rapidissimo a Vicenza, salendo addirittura dell'8,5%. Segue Bologna, con un +6,3%, a pari merito con Milano. Cagliari, Como e Vercelli hanno fatto registrare un +4,9%.