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Giuseppe Conte guida la piazza, ma Elly Schlein parla da leader dell’opposizione

Il corteo di ieri ha certificato quello che tutti già sanno: PD e M5S non possono essere solo in competizione, devono essere alleati, perché l’avversario è una destra sempre più forte.
A cura di Valerio Renzi
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"Con-te! Con-te!" è lo slogan sicuramente più gettonato della manifestazione, e l'ex presidente del Consiglio è atteso come una star. Sono tutti qui per lui, e lo sottolinea ironicamente anche Beppe Grillo che dice "vi ho presi piccolini e ora siete ammucchiati a guardare il leader. Volete il leader! Siate leader di voi stessi". Il Movimento 5 Stelle si misura con la liturgia del corteo per il centro di Roma e alla fine la manifestazione la porta a casa. Non un serpentone oceanico, ma la base pentastellata risponde all'appello.

L'età media è alta. Tanti i pullman, soprattutto dal sud, a dimostrare ancora una volta un insediamento a macchia di leopardo del partito. La manifestazione di ieri è la fotografia un Movimento in evoluzione: non manca qualche vaffa, i cartelli contro i "politici" e lo slogan "onestà, onestà". Ma l'impressione è che siano parole di ieri, in attesa di nuovi slogan e di una identità definitiva: non più il partito contro la casta, ma un partito populista con al centro la questione sociale, poco sensibile in temi di diritti civili e decisamente avverso all'atlantismo.

Il corteo di Roma certifica ancora una volta la fine del mito dell'autosufficienza del Movimento, e paradossalmente certifica che Conte è il leader del Movimento 5 Stelle, ma Elly Schlein è la leader della coalizione (virtuale) che si oppone alla destra di Giorgia Meloni. Lo dimostra l'accoglienza tutto sommato calorosa ricevuta dalla piazza, qualche fischio ma anche selfie e applausi e un timido "Elly, Elly" che in effetti non prende piede. La presenza della segretaria del Partito Democratico è alla fine percepita come una presenza naturale.

Conte ha voluto la manifestazione del M5S, non discussa con nessuno, ma alla fine ha invitato tutti. Perché l'idea di destrutturare e svuotare il PD è durata l'arco di poche settimane prima e dopo le elezioni di settembre, perché le due principali forze dell'opposizione si devono arrendere a essere complementari nelle differenze. Anche Conte sa che il proporzione alle elezioni europee favorirà l'emergere delle differenze tra le due forze, ma se vuole tornare a governare la strada oggi come oggi è obbligata, e passa per il Nazareno e per il rafforzamento della leadership di Schlein. Ma soprattutto l'avversario è un altro, non sta al fianco ma di fronte: una destra forte, con un consenso profondo nel paese e un'agenda politica davvero comune.

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Giornalista pubblicista e capo area della cronaca romana di Fanpage.it. Ho collaborato prima prima di arrivare a Fanpage.it su il manifesto, MicroMega, Europa, l'Espresso, il Fatto Quotidiano. Oltre che di fatti e politica romana mi occupo di culture di destra e neofascismi. Ho scritto per i tipi di Edizione Alegre "La politica della ruspa. La Lega di Salvini e le nuove destre europee" (2015) e per Fandango Libri "Fascismo Mainstream" (2021).
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