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Giulio Regeni, Di Maio scrive al ministro egiziano: “Gli 007 de Il Cairo ostacolano la verità”

“I rapporti bilaterali tra i nostri Paesi, per tornare ai livelli di grande amicizia che da sempre li caratterizza, non possono infatti prescindere dal fare giustizia su questa tragica vicenda”: in una lettera al suo omologo egiziano, il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, chiede verità per Giulio Regeni.
A cura di Annalisa Girardi
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Questa sera il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, sarà sentito dalla Commissione d'inchiesta sulla morte di Giulio Regeni. La vicenda dell'uccisione del giovane ricercatore italiano a Il Cairlo nel 2016 è tornata al centro dell'attenzione politica e mediatica dopo la bufera di proteste per la vendita di due fregate della Marina militare all'Egitto. Anche il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, interviene sulla vicenda, inviando una lettera al suo omologo egiziano, Sameh Hassan Shoukry, per chiedere risposte. I rapporti tra i due Paesi, scrive Di Maio, non possono prescindere dal fare giustizia.

"L'Italia non ha mai smesso di chiedere all'Egitto, a tutti i livelli, che i responsabili della morte di Giulio Regeni siano assicurati alla giustizia", comincia il ministro. Mettendo subito in chiaro: "I rapporti bilaterali tra i nostri Paesi, per tornare ai livelli di grande amicizia che da sempre li caratterizza, non possono infatti prescindere dal fare giustizia su questa tragica vicenda, come ribadito da ultimo lo scorso 7 giugno dal presidente del Consiglio Conte in una conversazione telefonica con il presidente Al Sisi". Di Maio punta quindi il dito contro le risposte che Il Cairo non ha mai dato sulla questione: "La mancanza di risposte da parte delle autorità giudiziarie egiziane alle richieste della procura italiana rappresenta un grave impedimento al raggiungimento della verità sulla morte di Giulio Regeni".

Il ministro prosegue quindi affermando di auspicare che "una reale cooperazione possa finalmente instaurarsi tra le due autorità giudiziare" e informa che nei prossimi giorni sarà organizzata una teleconferenza tra i due nuovi procuratori. "La ripresa della cooperazione al massimo livello tra le nostre procure è per noi un segnale incoraggiante", prosegue Di Maio. Per poi concludere in merito ai cinque 007 egiziani indagati dagli inquirenti italiani: "Un rapido riscontro alla rogatoria inviata già nel maggio del 2019, in particolare per quanto riguarda la notifica di domicilio legale dei cinque indagati dalla procura di Roma, potrebbe rappresentare un significativo passo avanti nel senso fortemente auspicato dall'Italia".

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