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Giuliano Amato lascia la Commissione algoritmi dopo le critiche di Meloni

Giuliano Amato, ex presidente della Corte costituzionale, lascerà la guida della Commissione algoritmi sull’intelligenza artificiale. La decisione è stata comunicata dopo che, nella conferenza stampa di ieri, Giorgia Meloni ha detto che la nomina di Amato non era stata una sua iniziativa.
A cura di Luca Pons
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Giuliano Amato non sarà più il presidente della Commissione algoritmi, il gruppo di lavoro incaricato da Palazzo Chigi di lavorare sull'impatto dell'intelligenza artificiale in ambito di diritti d'autore e tutela dei contenuti. La commissione è al lavoro da alcuni mesi, la nomina era arrivata a ottobre e aveva suscitato diverse perplessità, vista l'età avanzata di Amato (85 anni) e il fatto che non avesse nessuna esperienza nel campo. Al punto che era emerso come, di fatto, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni (che sulla carta era la persona che aveva incaricato Amato) non ne sapesse nulla. Il sottosegretario Alberto Barachini, che aveva fatto l'annuncio, si scuso per un errore di comunicazione.

Ieri però Meloni lo ha detto esplicitamente: "Credo si sappia che non sia una mia iniziativa". Oggi, parlando al Corriere della Sera, Amato ha quindi velocemente reagito: "È una commissione della presidenza del Consiglio, e visto che la mia nomina non risulta essere un’iniziativa della presidente del Consiglio lascio senz’altro l’incarico". Per poi aggiungere: "Peccato, ci perdono qualcosa… Ma a me semplificherà la vita".

Nella stessa risposta, Meloni aveva replicato a un'intervista di Amato su Repubblica in cui si parlava del rapporto tra il governo di centrodestra e la Corte costituzionale, segnalando il pericolo di derive antidemocratiche: "Sono rimasta particolarmente basita delle dichiarazioni del professor Amato sul tema", aveva detto la presidente del Consiglio, attaccando chi pensa che "siccome entro il 2024 il Parlamento che oggi ha una maggioranza di centrodestra deve nominare quattro giudici della Consulta, ci sarebbe il rischio di una deriva autoritaria. Io penso semmai che sia una deriva autoritaria considerare che chi vince le elezioni, se non è di sinistra non abbia gli stessi diritti degli altri".

Anche su questo, Amato ha risposto secco: "Io non ho assolutamente parlato dell’elezione dei giudici della Corte. Ho evidenziato un altro problema, come sa chi ha letto davvero l’intervista. Ho parlato dell’accoglienza delle decisioni della Corte, chiunque l’abbia eletta, e ad oggi in Italia non è mai stata la presidente del Consiglio a porre questa questione. Hanno cominciato altri esponenti della sua maggioranza, ma non lei".

I malumori tra il centrodestra e Amato non sono nuovi, tanto che ieri Maurizio Gasparri aveva commentato la risposta di Meloni definendo Amato "un intellettuale al servizio di tanti e di troppi, che ha collezionato incarichi e poltrone come nessun altro e si è eretto a censore di chiunque, senza averne i titoli politici e morali". Resta da capire come continueranno i lavori della Commissione algoritmi, che nei prossimi mesi avrebbe dovuto ultimare un rapporto sul tema dell'intelligenza artificiale.

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