Migranti, Tribunale di Catania boccia il decreto Paesi sicuri e Salvini attacca i “giudici comunisti”
Il decreto Paesi sicuri, varato dal governo Meloni con urgenza e spinto dall'esecutivo verso un'approvazione rapida del Parlamento, incontra un nuovo ostacolo. Pochi giorni fa, il Tribunale di Bologna l'aveva rinviato alla Corte di giustizia europea per chiedere di chiarire se il decreto rispetti le norme europee. Oggi, il Tribunale di Roma ha fatto lo stesso. Ma soprattutto, quello di Catania ha deciso direttamente di non applicarlo. E, così, non ha convalidato il trattenimento di un uomo egiziano nel centro migranti di Pozzallo.
Il centro è una delle strutture dove si applicano le nuove procedure ‘accelerate' alla frontiera, quelle che sulla carta dovrebbero arrivare a una risposta alla domanda d'asilo nel giro di 28 giorni, e quindi garantiscono meno tutele a chi le subisce. La legge prevede che possa esservi sottoposto solo chi proviene da un Paese sicuro. Quali siano i "Paesi sicuri", però, è proprio la questione su cui il governo Meloni continua a scontrarsi con le norme europee e con i tribunali.
Cosa ha deciso il giudice di Catania su Egitto e Paesi sicuri
Il problema è lo stesso che ha portato i giudici di Roma a non convalidare il trattenimento dei primi dodici migranti portati in Albania. A seguito di quel caso, il governo è intervenuto con un nuovo decreto, pensando che inserire la lista degli Stati "sicuri" in un atto avente forza di legge bastasse a superare il problema. Sulla base di questo, già nei prossimi giorni riprenderanno i trasferimenti in Albania.
Ma il diritto europeo è più forte delle leggi nazionali, e secondo il tribunale di Catania è chiaro. Nella sentenza di oggi, infatti, si afferma che non c'è bisogno di fare ricorso alla Corte di giustizia europea, come "in tutti i casi in cui la corretta interpretazione del diritto dell'Unione si impone con tale evidenza da non lasciare adito a ragionevoli dubbi". Il diritto in questione afferma, come ha chiarito una sentenza della Corte il 4 ottobre di quest'anno, che un Paese è sicuro solamente se lo è in tutto il suo territorio e per tutte le minoranze. E che i giudici hanno il dovere di verificare caso per caso.
L'Egitto è inserito tra i Paesi sicuri del governo Meloni, senza eccezioni. Eppure, ha sottolineato il tribunale catanese, nello Stato c'è un numero altissimo di esecuzioni legate alla pena di morte, arresti e detenzioni arbitrarie in carcere, soprusi legali verso politici, giornalisti e attivisti per i diritti umani, torture effettuate dalla polizia verso gli oppositori politici, e manca un sistema per tutelare donne, minori e minoranze Lgbt dalla violenza. Per questo, "non resta che disapplicare" il decreto del governo Meloni.
Salvini :"Giudici comunisti", Bonelli: "Fascista"
La decisione del tribunale ha scatenato i violenti attacchi della maggioranza. "Per colpa di alcuni giudici comunisti che non applicano le leggi, il Paese insicuro ormai è l'Italia. Ma noi non ci arrendiamo", ha affermato il vicepremier e leader leghista Matteo Salvini. Gli ha risposto Angelo Bonelli, deputato di Alleanza Verdi-Sinistra: "Per colpa di alcuni politici fascisti che stanno al governo in Italia che non rispettano il diritto internazionale, la democrazia e lo Stato di diritto sono stati calpestati! Egitto paese sicuro? Quel Paese che ha torturato e assassinato Giulio Regeni e che imprigiona migliaia di persone per le loro idee e il loro orientamento sessuale?".
La Lega con una nota ha attaccato i "giudici di sinistra" sottolineando che l'Egitto è "una meta sempre più gettonata per le vacanze", ma non lo sarebbe "per i clandestini che non possono tornarci". Maurizio Gasparri, capogruppo di Forza Italia al Senato, ha criticato: "Arriva puntuale un'altra decisione sorprendente da un giudice di Catania. Nessun Paese è sicuro, nemmeno forse la città di Catania, che ha magistrati di questo genere. Assisto esterrefatto al continuo uso politico della giustizia. La magistratura in questo Paese è diventato un problema davvero serio".
Per Fratelli d'Italia ha commentato invece il senatore Salvo Sallemi: "Le toghe rosse tornano a colpire. È l'ennesima sentenza che dimostra come alcuni giudici ideologizzati vogliano arrogarsi il diritto di stabilire quale sia un Paese sicuro pur non avendo le informazioni necessarie per farlo, che invece possiede un governo attraverso una serie di scambi con intelligence e organizzazioni internazionali".
I magistrati: "Niente scontro con la politica, clima pesante"
Proprio oggi a Bologna si è svolta l'assemblea dell'Associazione nazionale magistrati. Il presidente Giuseppe Santalucia, parlando con i cronisti a margine dell'evento, ha affermato: "Vogliamo continuare ad essere giudici indipendenti e autonomi. Non abbiamo paura e non ci lasciamo intimidire".
Santalucia ha ricordato che il potere dei giudici "non può soggiacere alle attese del governo, anche se il tema dell'immigrazione è un tema centrale nelle politiche governative". E ha concluso: "Qui non si tratta di cercare lo scontro con la politica, ma di difendere i magistrati dalle pressioni che potrebbero creare un clima in cui esercitare la giurisdizione diventa più difficile".