Gissi (Cisl Scuola) a Fanpage.it: “Governo lasci decidere a singoli istituti su apertura al 100%”
Il governo ha deciso di riaprire in presenza al 100% tutte le scuole, a partire dal prossimo 26 aprile. Oggi i sindacati hanno avuto un incontro interlocutorio con il ministero dell'Istruzione, per discutere proprio della ripresa dell'attività scolastica, degli esami di Stato, dell'eventuale aggiornamento protocollo sicurezza e del reclutamento del personale docente. Domani si riunirà il Cts, e gli esperti daranno un parere al governo in vista del nuovo decreto anti Covid, ma non è detto che ci sia anche un aggiornamento del protocollo di sicurezza attualmente in vigore. Potrebbero però esserci novità dal punto di vista dell'organizzazione scolastica.
"Ora dobbiamo essere il più possibile pragmatici e velocizzare le procedure per far ripartire la scuola", ha detto Maddalena Gissi, segretaria generale Cisl scuola, contattata da Fanpage.it, spiegando quali sono le richieste e le perplessità dei sindacati, che si sono trovati adesso a sottolineare le stesse carenze che erano state evidenziate a settembre, e che non sono state evidentemente risolte: non c'è uno sdoppiamento delle classi, mancano spazi e docenti.
"Ci sono istituti che hanno avuto la possibilità di aprire nuovi spazi e a settembre hanno cominciato a riorganizzare l'attività – ci ha detto al telefono – Ma in altri istituti, soprattutto nella secondaria, questo non è stato possibile. Mi riferisco allo sdoppiamento delle classi numerose, che ha come effetto naturalmente lo sdoppiamento del personale. Una volta cominciato l'anno scolastico, finita la necessità di riorganizzare il tempo scuola, con il 75% della didattica in presenza prima e il 50% dopo, non sono più stati fatti interventi più radicali. Oggi, per soli 40 giorni, nessun dirigente sdoppierà le classi".
"Poi – ha aggiunto – se non sono stati fatti gli interventi strutturali per ampliare la capienza delle aule è difficile che vengano realizzati in quattro giorni. Per questo sottolineo la necessità di lasciare alle scuole un minimo di flessibilità e autonomia organizzativa, così da non incorrere in ulteriori problemi, che sicuramente si potrebbero verificare con i mezzi di trasporto e i bus, che mantengono le regole del 50% della capienza". Il punto è che ragazzi più grandi che devono raggiungere la scuola, e che non vengono normalmente accompagnati dalle famiglie, si troveranno in difficoltà perché i mezzi di trasporto non potrebbero essere incrementati in pochi giorni. Cisl scuola chiede quindi di prevedere orari scaglionati o turni: "Le scuole, di intesa con le prefetture, si erano già organizzate per alleggerire la pressione sui mezzi di trasporto, facendo in modo che gli studenti, divisi in gruppi ridotti, andassero a scuola in giorni differenti. Se dal 3 maggio riprenderanno anche le attività commerciali noi avremo anche la pressione della mobilità delle città".
"Abbiamo sempre sostenuto il ritorno in presenza, abbiamo però chiesto che ci siano delle garanzie di programmazione. Riteniamo anzi che i genitori non debbano avere la possibilità di scegliere se mandare i figli a casa o meno. Questi modelli misti stanno producendo più aspetti deleteri che positivi, perché un insegnante si trova contemporaneamente a fare una lezione frontale in presenza e una distanza, due modelli completamente diversi", ha sottolineato Gissi a Fanpage.it.
Di fatto questo ha creato uno scontro tra famiglie, tra ceti sociali, "tra chi può garantire questo percorso ai propri figli e chi non se lo può permettere".
Possibili test salivari in arrivo
Maddalena Gissi ha fatto sapere che per il monitoraggio dei contagi in classe potrebbero essere utilizzati presto i test salivari: "È una possibilità, il ministero della Salute deve ancora certificare e valutare questa evidenza. Servirebbe solo per riconoscere e circoscrivere un focolaio. Potrebbe essere un monitoraggio periodico per gruppi di alunni". Non servirebbe però per fare test di massa, prima del rientro: "Fare un test a quasi 2 milioni e mezzo di studenti che devono rientrare in classe significherebbe bloccare anche le vaccinazioni", ha ricordato Gissi.