Giovanni Toti patteggia per i reati di corruzione impropria e finanziamento illecito: 1500 ore di servizi sociali
Colpo di scena nell'inchiesta ligure che vede coinvolto Giovanni Toti. L'ex governatore ha trovato un accordo con la procura per patteggiare una condanna a due anni e un mese per i reati di corruzione impropria e finanziamento illecito dei partiti.
Adesso spetterà al gup ratificare la decisione ed evitare così il processo, fissato per gli inizi di novembre. Se l'accordo con i pm riceverà l'ok del giudice per l'udienza preliminare, la pena che Toti ha patteggiato verrà sostituita con lavori socialmente utili per 1.500 ore. Oltre a ciò, scatterà l'interdizione temporanea dai pubblici uffici, l'incapacità di contrattare con le pubbliche amministrazioni per la durata della pena e la confisca di 84.100 euro.
La condanna a 1500 ore di servizi sociali e la restituzione delle somme contestate
"L'accusa riconosce che Toti non ha mai usufruito personalmente delle somme raccolte dal suo comitato politico, utilizzate solo per le attività politiche", ha dichiarato il legale dell'ex presidente della Regione, Stefano Savi. "Si riconosce anche che gli atti prodotti dalla pubblica amministrazione fossero totalmente legittimi, così come i versamenti sotto forma di contributi all'attività politica. Cadono quindi le accuse di corruzione e le altre ipotesi di reato con l'esclusione della cosiddetta "corruzione impropria, ovvero per atti legittimi degli uffici", ha proseguito.
"Al termine di oltre tre anni di indagini, continue intercettazioni, pedinamenti, filmati e quasi tre mesi di detenzione domiciliare, l'accordo prevede una sanzione di circa 1.500 ore di lavori di pubblica utilità e la restituzione da parte del Comitato Toti delle somme direttamente contestate", ha concluso Savi.
Le parole di Toti: "Amareggiato ma anche sollevato"
Dopo il patteggiamento, anche Toti è voluto intervenire. "Come tutte le transazioni suscitano sentimenti opposti: da un lato l'amarezza di non perseguire fino in fondo le nostre ragioni di innocenza, dall'altro il sollievo di vederne riconoscere una buona parte", ha commentato."Resta quel reato "di contesto" definito corruzione impropria, legato non ad atti ma ad atteggiamenti, una accusa difficile da provare per la sua evanescenza, ma altrettanto difficile da smontare per le stesse ragioni", ha aggiunto.
Secondo l'ex governatore, "di fronte a questo finale, appare chiaro a tutti la reale proporzione dei fatti avvenuti e della loro conclusione che pone fine alla tormentata vicenda che ha pagato una istituzione oltre alle persone coinvolte e che lascia alle forze politiche il dovere di fare chiarezza sulle troppe norme ambigue di questo paese che regolano aspetti che dovrebbero essere appannaggio della sfera politica stessa e non a quella giudiziaria", ha detto ancora.
Dopo Toti, anche l'ex presidente dell'Autorità portuale di Genova e Savona, l'ex ad di Iren, Paolo Emilio Signorini ha concordato il patteggiamento con la procura di Genova. I suoi legali hanno trovato l'accordo per una pena di tre anni e cinque mesi e una confisca di poco superiore ai 100 mila euro. Anche lui sarà temporaneamente interdetto dai pubblici uffici.
Nell'ambito della maxi inchiesta ligure per corruzione, Signorini era l'unico indagato per cui era scattata la misura cautelare dell'arresto in carcere. Come previsto per Toti anche per l'ex ad di Iren, il giudice per l'udienza preliminare deciderà se ratificare l'istanza.