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Giovanardi e Gasparri confondono un convegno Onu con una “gita antiproibizionista”

I due parlamentari vogliono “capire chi ha deciso la linea ufficiale del governo che sarà rappresentata all’Onu, chi paga la trasferta della delegazione e soprattutto perché vi partecipano persone che non hanno alcun titolo istituzionale per esserci e come sono state scelte”. Ma la realtà è un po’ diversa: è la delegazione ufficiale alla sessione speciale dell’Assemblea generale delle Nazioni unite sulle droghe.
A cura di Claudia Torrisi
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giovanardi

Dal 19 al 21 aprile al Palazzo di Vetro si terrà una sessione speciale dell'Assemblea generale delle Nazioni unite sulle droghe – Ungass, a cui parteciperà anche l'Italia. Si tratta di un meeting parecchio atteso, durante il quale dopo diciotto anni l'Onu valuterà i risultati e le criticità della "lotta alla droga" a livello mondiale. Originariamente si sarebbe dovuta tenere nel 2019, ma i presidenti della Colombia, del Guatemala e del Messico hanno richiesto un anticipo. Il Forum Droghe definisce Ungass "il momento di più alto livello per valutare e discutere le politiche mondiali sulla droga, alla presenza dei capi di stato e di governo di tutti i paesi del mondo. Alla fine del meeting è approvata una Dichiarazione Politica e altri documenti più specifici". Per di più, continua il sito, dopo diversi anni e fallimenti "molti leader politici e settori della società civile stanno mettendo in discussione" l'approccio "di pura repressione, che si è rivelato inefficace e pericoloso".

Nella giornata di ieri i senatori Maurizio Gasparri e Carlo Giovanardi hanno presentato un'interrogazione per chiedere spiegazioni circa "una gita antiproibizionista a New York a spese dello Stato" organizzata dal governo. I due parlamentari vogliono "capire chi ha deciso la linea ufficiale del governo che sarà rappresentata all’Onu, chi paga la trasferta della delegazione e soprattutto perché vi partecipano persone che non hanno alcun titolo istituzionale per esserci e come sono state scelte. Inoltre, poiché della delegazione fanno parte anche soggetti che proclamano la legalizzazione delle droghe, vorremmo sapere se questa è la linea del governo e del ministro Lorenzin e di Renzi in particolare".

Le "persone che non hanno alcun titolo istituzionale per esserci" cui fanno riferimento i senatori sono una serie di Ong e associazioni – colpevoli, tra l'altro, di essere soggetti che "da sempre scrivono e proclamano la legalizzazione e la liberalizzazione delle droghe, non solo della cannabis e delle cosiddette leggere, ma anche della cocaina":

Agli interroganti risultano componenti aggiuntivi appartenenti alla Società Civile:
• Dott.ssa Filomena Gallo – Associazione Luca Coscioni
• Dott.ssa Paola Piscitelli – Comunità di Sant'Egidio (questa persona non è antiproibizionista!)
• Dott. Roberto Berselli – Federazione Italiana Comunità Terapeutiche (FICT) e Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (CNCA)
• Dott.ssa Grazia Zuffa – Forum Droghe
• Dott. Stefano Anastasia – La Società della Ragione Onlus.

L'associazione Luca Coscioni – tra quelle citate – ha risposto oggi ai due senatori. Nella primavera scorsa, hanno scritto in un comunicato, l'associazione "ha contribuito fattivamente alla convocazione di una giornata di confronto tra istituzioni e società civile (tenutasi lo scorso 4 marzo ndr)". In seguito a quella riunione la Coscioni ha manifestato "interesse a esser presente, naturalmente a proprie spese, al Palazzo di Vetro durante il dibattito come parte delle delegazione italiana. A oggi ancora non abbiamo ricevuto conferma relativamente a tale possibilità. Le polemiche sollevate in queste ore da alcuni parlamentari sono dunque del tutto infondate". Si tratta, quindi, di una richiesta di partecipazione, e non a spese del governo. E, oltretutto, di una partecipazione a una delegazione ufficiale.

Una spiegazione simile l'aveva data anche Marco Perduca, rappresentante all'Onu del Partito radicale, secondo cui "al momento della presentazione della delegazione il governo non aveva ancora deciso in merito alla manifestazione d'interesse espressa da parte delle varie associazioni". Del resto, sempre sul sito del Forum Droghe si legge che alcune organizzazioni internazionali "hanno sollevato la questione di un a reale partecipazione della società civile ad UNGASS 2016, allargando la rappresentazione della stessa oltre il comitato ‘storico'" e si è "dunque costituita una Civil Society Task Force che, per la prima volta, dovrà avere un ruolo importante nella tematizzazione dell’evento e nell’interlocuzione con gli stati membri delle Nazioni Unite".

L'interrogazione prosegue chiedendo "Quando e come governo e parlamento italiano abbiano eventualmente discusso e approvato linee strategiche di contrasto alla droga difformi dalle conclusioni della Conferenza Nazionale di Trieste, organismo che ai sensi della legge 9 ottobre 1990 n. 209 riunisce soggetti pubblici e privati che esplicano la loro attività nel campo della prevenzione e della cura delle tossicodipendenze". Scrive Perduca che "se prima di interrogare il governo i senatori avessero fatto una veloce ricerca nei siti competenti, i due paladini della proibizione e della punizione si sarebbero accorti che il 4 marzo il Dipartimento per le Politiche Anti-Droga aveva convocato una giornata pubblica di confronto tra istituzioni e associaizioni e che l'11 marzo scorso il Governo alla Camera aveva risposto puntualmente a un'interpellanza urgente del gruppo Misto". Oltre questo, l'esponente del Partito radicale ha ricordato che il nostro paese – dopo essere stato additato per anni "come il peggiore esempio in Europa per quanto riguarda le politiche anti-droga" – sta rivedendo la sua posizione e

1- consente la prescrizione di cannabinoidi terapeutici,
2- ha avviato un progetto pilota di produzione di cannabis per fini medico scientifici,
3- non arresta praticamente più nessuno per uso personale delle sostanze illecite,
4- ha rivisto i propri programmi di cooperazione bilaterale con paesi che violano i diritti umani nel promuovere le politiche di "controllo delle droghe",
5- ha ripreso ad ascoltare chi la pensa diversamente.

"La strada è sicuramente ancora molto lunga – ha concluso Perduca – ma il cammino è comunque iniziato e non sarà una vuota interrogazione parlamentare di due relitti del proibizionismo a bloccarlo".

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