Giorno del ricordo, Meloni in visita alla foiba di Basovizza: “Chiedo perdono per decenni di silenzio”
Nel Giorno del ricordo, dedicato alla commemorazione per le vittime delle foibe e dell'esodo giuliano-dalmata, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni è andata in visita alla foiba di Basovizza, sull'altopiano del Carso al confine con la Slovenia, deponendo una corona d'alloro. Insieme a lei c'erano anche il ministro degli Esteri Antonio Tajani e altri rappresentanti del governo. La foiba di Basovizza, profonda circa 200 metri, dal 1992 è un monumento nazionale. Qui furono eseguiti numerosi cittadini italiani, tra gli ex occupanti fascisti ma non solo.
Meloni ha iniziato parlando dei suoi anni di militanza di destra: "Sono venuta molte volte qua. Sono venuta da ragazza, quando lo facevano in pochi e farlo significava essere additati, accusati e isolati". Ha ripercorso alcune storie "degli innocenti trucidati", e ha chiesto "perdono a nome delle istituzioni della Repubblica per il silenzio colpevole che per decenni ha avvolto le vicende del confine orientale". L'istituzione del Giorno del ricordo, avvenuta vent'anni fa, "ha spazzato via la congiura del silenzio", "in barba a chi avrebbe voluto nascondere l'accaduto per sempre". In chiusura, Meloni ha ricordato che a Roma sarà inaugurato il museo del ricordo.
Sui social, la presidente del Consiglio aveva affermato: "Il mio pensiero va ai martiri delle foibe e agli esuli di Istria, Fiume e Dalmazia. L'Italia onora la memoria di chi fu vittima di quegli orrori disumani".
Il ministro Matteo Salvini ha parlato di "migliaia di uomini, donne e bambini massacrati nelle Foibe dalla violenza comunista con l’unica colpa di essere italiani", e ha ricordato che sta per essere approvato un disegno di legge per creare viaggi d'istruzione per studenti nelle zone delle foibe: "Perché non ci siano mai più vittime di serie A e vittime di serie B". Il presidente del Senato, Ignazio La Russa, ha detto che l'eccidio delle foibe è stato "una verità volutamente sottaciuta, negata e che ha ulteriormente umiliato quelle popolazioni".
Dall'opposizione, la vicepresidente della Camera Anna Ascani (Pd) ha scritto: "L'Italia non dimentica. La memoria di quella tragedia alimenti la lotta incessante per sradicare la malapianta dell'odio". Matteo Renzi ha parlato invece di una "tragedia troppo a lungo negata e sepolta".
Anpi: "L'estrema destra strumentalizza la tragedia"
"Da anni, e oggi in particolare, l'estrema destra strumentalizza l'orribile tragedia delle foibe e dell'esodo", ha dichiarato l'Associazione nazionale partigiani italiani. Per l'Anpi si tratta di "grottesco nazionalismo", che "insulta e demonizza chiunque sostenga la verità storica contro la propaganda politica faziosa". L'associazione ha ricordato "l'orrore delle foibe del 1943 e del 1945 e le sue vittime e, assieme, il dramma dell'esodo biblico di tanti italiani. Nessun oblio: due tragedie incancellabili, nel tempo di ferro e di fuoco della seconda guerra mondiale scatenata dai nazifascisti".
Poi ha aggiunto: "Ricordiamo l'aggressione dell'Italia fascista nei confronti della Jugoslavia nell'aprile 1941. Ricordiamo fra i tanti crimini di guerra commessi dall'invasore italiano la strage di Podhum, vicino a Fiume, in cui l'intera popolazione maschile venne sterminata". E ancora: "Ricordiamo le efferatezze dei nazisti nell'attuale Friuli-Venezia Giulia, occupato dai nazisti, con la piena collaborazione dei fascisti italiani, complici o responsabili – a cominciare dalla X MAS – di innumerevoli delitti. Ricordiamo le vittime, tutte le vittime".
Cosa ha detto il presidente Mattarella sul Giorno del ricordo e le foibe
Ieri, dal Quirinale, si è svolto anche l'intervento di Sergio Mattarella per il Giorno del ricordo. Il capo dello Stato ha parlato di "un muro di silenzio e di oblio, un misto di imbarazzo, di opportunismo politico e talvolta di grave superficialità", che "si formò intorno alle terribili sofferenze di migliaia di italiani, massacrati nelle foibe o inghiottiti nei campi di concentramento".
Mattarella ha sottolineato che "la ferocia che si scatenò contro gli italiani in quelle zone" non può essere trattata come una "comunque ignobile vendetta o giustizia sommaria contro i fascisti occupanti, il cui dominio era stato intollerante e crudele per le popolazioni slave". Infatti, "le sparizioni nelle foibe o dopo l'internamento nei campi di prigionia, le uccisioni, le torture commesse contro gli italiani in quelle zone, infatti, colpirono funzionari e militari, sacerdoti, intellettuali, impiegati e semplici cittadini che non avevano nulla da spartire con la dittatura di Mussolini. E persino partigiani e antifascisti, la cui unica colpa era quella di essere italiani" e di "ostacolare l'annessione di quei territori sotto la dittatura comunista".