Giorno del ricordo, Mattarella: “Sulle foibe ci fu occultamento della storia, ora basta divisioni”
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Nelle zone in cui avvennero i massacri delle foibe, prima "si erano incontrate, convivendo, comunità italiane, slave, tedesche e di tante altre provenienze". Poi "la violenza prese il sopravvento, trasformandola in una terra di sofferenza". Dopo "l’oppressione fascista, responsabile di una politica duramente segregazionista nei confronti delle popolazioni slave, e la barbara occupazione nazista, si instaurò la dittatura comunista di Tito, inaugurando una spietata stagione di violenza contro gli italiani residenti in quelle zone". A ricordarlo è stato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, durante la cerimonia ufficiale per il Giorno del ricordo che si celebra oggi, 10 febbraio.
Le foibe, ha detto Mattarella, "restano il simbolo più tetro" di quel periodo. Il capo dello Stato ha aggiunto: "Nessuna squallida provocazione può ridurne ricordo e dura condanna". Il riferimento con tutta probabilità era alle scritte apparse nei pressi della foiba di Basovizza negli scorsi giorni.
Oltre agli "esponenti del deposto regime fascista", la "furia omicida dei comunisti jugoslavi" colpì "impiegati, intellettuali, famiglie, sacerdoti", e anche "antifascisti, compagni di ideologia, colpevoli soltanto di esigere rispetto nei confronti della identità delle proprie comunità". Mattarella ha sottolineato che "sotto minaccia e dopo una seconda ondata di violenze, i nostri concittadini di Istria, Dalmazia, Fiume" dovettero scegliere se "assimilarsi" o andare via.
Nacque così l'esodo giuliano-dalmata: "Trecentomila uomini, donne, anziani, bambini" lasciarono la propria casa. Ma in Italia "la loro tragedia" fu "sottovalutata e, talvolta, persino, disconosciuta". Ci fu, ha detto il presidente della Repubblica, un vero e proprio "occultamento della storia".
Per questo oggi "la memoria delle vittime deve essere preservata e onorata". Anche se il ricordo non deve servire "alla ripresa di divisioni o di rancori". Mattarella ha ricordato un episodio del 2020: "Il presidente Pahor (presidente della Repubblica di Slovenia, ndr) e io ci siamo recati, insieme, prima alla foiba di Basovizza, simbolo del calvario di tanti italiani, e poi al monumento dei giovani sloveni fucilati dal fascismo. Non per dimenticare, né per rivendicare. Ma per trarre dagli errori e dalle sofferenze del passato l’ulteriore spinta per un cammino comune".
Il capo dello Stato ha sottolineato che le tante "lacerazioni profonde" dell'Europa hanno iniziato a richiudersi "grazie alla cooperazione e al multilateralismo" portando "settant'anni di pace". Un richiamo all'importanza dell'Unione europea e in generale delle istituzioni internazionali multilaterali, nelle ultime settimane messe duramente in discussione dall'amministrazione Trump negli Usa e dall'estrema destra europea.
Il cammino dell'Ue, ha concluso Mattarella, è stato "non sempre agevole, costellato da aperture e da ostacoli", ma oggi "va proseguito con coraggio, ostinazione e saggezza, sia all’interno dell’Unione sia alle sue frontiere". Per questo, oggi bisogna impegnarsi anche per "favorire l’ingresso di nuovi membri: Paesi dei Balcani occidentali che ne sono ancora esclusi, Ucraina, Moldova".