Giornate del lavoro, Camusso: “È finita la stagione dell’uomo solo al comando”
Proseguono le "Giornate del Lavoro 2017" della CGIL, con una serie di appuntamenti dedicati ai principali temi all'ordine del giorno della politica e, in particolare, ai mutamenti nel mondo del lavoro. Come vi stiamo raccontando, infatti, quest'anno il tema della kermesse investe il futuro del lavoro dopo l'era della disintermediazione, un aspetto cruciale non solo per i prossimi passi dell'oragnizzazione sindacale.
I panel di giornata affrontano, dunque, la questione in maniera ampia, e si comincia proprio con una lectio magistralis: "“L’impatto biologico delle disuguaglianze” a cura di Paolo Vineis, Professore di Epidemiologia Ambientale presso l’Imperial College London. A seguire il dibattito "Fine lavoro mai" e i tre panel tematici del pomeriggio:
- “Oltre il dialogo l’accordo”, con il sindaco di Bari Antonio Decaro, la sindaca di Roma Virginia Raggi e il segretario confederale Cgil Vincenzo Colla;
- "Legalità e partecipazione", con il Presidente della Commissione Parlamentare Antimafia Rosy Bindi, il ministro della Giustizia Andrea Orlando e il segretario confederale della Cgil Giuseppe Massafra;
- “Scoop! Lavoro in prima pagina”, con Gad Lerner, giornalista, Mario Rodriguez, docente di Comunicazione Politica dell’Università di Milano, e Nino Baseotto, segretario confederale Cgil.
Ieri, intanto, il segretario Susanna Camusso aveva aperto l'edizione 2017 delle Giornate del Lavoro con una riflessione sulla rappresentanza – "In casa CGIL la riflessione è aperta, ma la disintermediazione ha fallito e chi sta provando a frammentare il Paese dovrebbe prenderne atto" -, sulla fine di una stagione politica ("Non può più funzionare la regola degli uomini forti al comando, non è più credibile e non fa altro che aumentare la conflittualità”), ma anche sui principali temi all'ordine del giorno, a partire dalla cronaca: "Come nel caso della violenza sulle donne, anche sui migranti abbiamo assistito a un dibattito allucinante. Siamo passati dall’essere il paese più accogliente a quello che ha paura di riconoscere la cittadinanza".