Giorgia Meloni sente il premier israeliano Netanyahu al telefono: “Serve de-escalation nella regione”
È altissima la tensione in Medio Oriente. Mentre l'Iran respinge le pressioni dei Paesi occidentali – affermando di avere diritto di rispondere agli attacchi subiti – Israele ribatte di essere pronto a attaccare sua volta Teheran, se le minacce dovessero concretizzarsi. Il segretario di Stato statunitense, Antony Blinken, potrebbe volare già oggi nella Regione. E anche i leader europei sono al lavoro per scongiurare un allargamento del conflitto: Giorgia Meloni oggi ha sentito nuovamente al telefono il premier israeliano Benjamin Netanyahu, ribadendo la necessità di "trovare un'accordo per un cessate il fuoco sostenibile a Gaza e il rilascio degli ostaggi", in modo da arrivare a una imprescindibile de-escalation nella regione, compreso lungo il confine israelo-libanese.
In una nota di Palazzo Chigi si racconta anche che la presidente del Consiglio ha ripetuto di sostenere convintamente la mediazione guidata da Stati Uniti, Egitto e Qatar, così come di "riconoscere il diritto all'autodifesa di Israele". Nelle scorse ore, in un altro comunicato, il governo italiano aveva già espresso il suo supporto agli sforzi di Washington, Il Cairo e Doha nel tentativo di raggiungere un accordo che comprenda il cessate il fuoco e allo stesso tempo il rilascio degli ostaggi, in linea con quanto stabilito dalla risoluzione 2735 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.
"Un cessate il fuoco a Gaza risulta sempre più urgente per porre fine alle sofferenze della popolazione civile, per assicurare la necessaria assistenza umanitaria e per favorire una de-escalation a livello regionale", avevano poi sottolineato da Palazzo Chigi, esortando " tutte le parti del conflitto ad accogliere senza ulteriore indugio l’invito dei mediatori alla ripresa dei negoziati a Doha il prossimo 15 agosto".
Un tavolo al quale, almeno secondo quanto riporta il Times of Israel, Blinken starebbe insistendo perché partecipi anche una delegazione di Hamas, che appena qualche giorno fa aveva fatto sapere di non avere intenzione di presentarsi, chiedendo piuttosto ai mediatori di convincere Tel Aviv ad accettare la proposta aggiornata che era stata presentata a luglio.